Corsi d’oro, il Tribunale del riesame: Genovese torni in carcere

Il tribunale del riesame di Messina, accogliendo iI ricorso della Procura, ha disposto la custodia cautelare in carcere per il deputato Pd Francantonio Genovese.

I giudici hanno annullato l'ordinanza del Gip che scarcerava il parlamentare indagato per associazione per delinquere truffa e frode fiscale sulla formazione in Sicilia disponendone gli arresti domiciliari. L'ordinanza non è esecutiva fino al momento in cui lo diventerà per termini o sentenza della Cassazione.

Per l'ex sindaco di Messina, coinvolto in uno dei filoni dell'operazione "Corsi d'oro", relativi agli Enti di formazione finanziati dalla Regione e dall'Unione Europea, gli arresti sono scattati dopo l'autorizzazione a procedere votata dalla Camera pochi giorni prima delle Elezioni europee, in piena campagna elettorale. Nelle scorse settimane la Camera ha anche approvato l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche del deputato, sia pure limitatamente al periodo ottobre-dicembre 2012.Secondo il Tribunale del riesame quindi: “La revoca degli accreditamenti di alcuni enti di formazione non scongiura il pericolo di reiterazione delittuosa visto che Genovese può usufruire di una fitta rete di prestanome e le condotte illecite perpetrate in modo sistematico rendano oltremodo concreto il pericolo di reiterazione delittuosa e sono sintomatiche di un sofisticato sistema illecito ben collaudato e consolidato nel tempo, che l’indagato ha avviato e perfezionato in modo ‘professionale’”. La custodia cautelare in carcere secondo i giudici sarebbe necessaria alla luce di una “spregiudicatezza e una non comune inclinazione a delinquere dell’indagato, tenuto conto della natura, della gravità degli illeciti contestati e dell’ingente quantitativo di denaro pubblico di cui Genovese si è appropriato nel tempo, usufruendo, per finalità privatistiche e personali, della carica pubblica rivestita”. Ma c’è di più, perché secondo il Riesame i domiciliari per Genovese avrebbero costituito una sorta di “località protetta” dalla quale può continuare le attività ed infine avrebbe continuato a mantenere il controllo della Caleservice, società ritenuta dalla procura di Messina “la cartiera” del parlamentare.

“Valuteremo con attenzione l'ordinanza e sicuramente presenteremo ricorso in Cassazione per far valere le ragioni del mio assistito" dichiara intanto Nino Favazzo, difensore di Genovese. "Questa ordinanza ad una prima lettura mi sembra debole e inconsistente. Si sostiene, in sintesi, che Genovese controllasse la Formazione da casa, e che l'unico posto dove non possa farlo è il carcere. Mi sembra che la decisione sia più legata ad altre decisioni prese dal Tribunale che hanno avuto un effetto 'trascinamento' sul mio assistito. Non ci sono dubbi che dopo avere letto in maniera approfondita l'ordinanza presenteremo ricorso avverso in Cassazione".