Dialogo con quattro giovani attori messinesi

Dialogo con quattro giovani attori messinesi

Pierluigi Siclari

Dialogo con quattro giovani attori messinesi

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sabato 29 Dicembre 2018 - 07:45
L'incontro

Ha spaziato sull’arte del recitare e sulla vita da attori, trattando temi come l’identificazione con il personaggio, l’emozione di calcare palcoscenici prestigiosi e l’importanza della formazione, l’evento “Suggestioni dal set” svoltosi ieri alla Feltrinelli, e che ha visto il giornalista Marco Bonardelli dialogare con gli attori David Coco, Stella Egitto, Giuliana Di Dio, Umberto Vita e Christian Roberto.

L’incontro è iniziato con la proiezione di una clip, presa da un episodio della fiction Don Matteo, con protagonista l’attore Domenico Bisazza, prematuramente scomparso lo scorso febbraio, che Bonardelli ha voluto ricordare per poi abbracciare idealmente i genitori, presenti in sala.

David Coco, catanese classe ’70, diplomatosi presso la scuola Arte Moderna del Teatro Stabile di Catania, e Stella Egitto, trentunenne messinese formatasi all’”Accademica Silvio D’Amico”, si sono concentrati sul film indipendente Malarazza, di Giovanni Virgilio, ambientato nella periferia catanese, in cui interpretano rispettivamente Tommasino Malarazza e Rosaria: “Fin dalla prima lettura ho capito subito che il mio personaggio era un poveraccio” ha esordito David Coco, “e naturalmente uso il termine nella sua accezione peggiore. È uno che cerca di mantenere il potere che ha perso, o meglio che non ha mai avuto, e sfoga la sua frustrazione su moglie e figlio. Non ha niente di positivo, pur avendo una sua fragilità. Del resto, bisogna ricordare che ogni personaggio che si interpreta è un uomo, se non fosse così cadremmo nello stereotipo”. L’attore ha poi richiamato I Malavoglia e l’intero ciclo de I Vinti di Giovanni Verga: “I vinti siamo noi stessi, che ci teniamo ben lontani dai ghetti, ormai meri bacini di voti da ottenere con false promesse”.

Dopo aver salutato il produttore Salvatore Palmeri, presente a sorpresa, Stella Egitto ricorda con orgoglio la lavorazione del film: “Abbiamo girato con mezzi risicati, ma con tanta passione e professionalità, e ricevere la nomination ai David di Donatello per la migliore fotografia è stato un onore per tutto il gruppo. Malarazza è un film urgente, che fa male, che spinge a pensare a cosa si genera nelle periferie a causa dell’assenza delle istituzioni. Penso che il nostro mestiere sia legato al senso di responsabilità, soprattutto quando si racconta uno spaccato come quello su cui si concentra Malarazza”. David Coco ha poi citato la famosa frase di Falcone: “La mafia è un elemento umano”, per poi aggiungere: “Il nostro racconto compie un focus su un luogo disagiato, che è tale anche per nostra responsabilità, per il semplice fatto di averlo accettato”. Stella Egitto ha inoltre ricordato che la scelta di un finale più realistico che ottimista ha significato l’esclusione da numerosi festival: “Ma è stato giusto così. È giusto che il cinema abbia la libertà di mostrare ciò che sente”.

È giunto quindi il turno di Giuliana Di Dio, nata a Messina nel 1990, che ha esordito giovanissima a teatro con lo spettacolo Paolino re di denari di Massimo Mollica: “Ero tesissima per l’avere a fianco due mostri sacri come Massimo Mollica e Giovanna Battaglia. Ho conosciuto Massimo grazie a mia madre, che ha inviato il mio curriculum per partecipare a un casting. Lavorare con lui mi ha insegnato tantissimo, perché era un maestro dell’improvvisazione, e mi ha fatto comprendere l’importanza di ascoltare davvero il collega con cui si divide la scena”, l’attrice, commossa nel ricordare Massimo Mollica, scomparso nel 2013, ha parlato del Teatro di Campagna realizzato dallo stesso attore e regista con le sue stesse mani, per poi riportare la propria emozione per aver calcato il palcoscenico del “Sistina” di Roma con il musical Georgie, a cui ha assistito anche Mann Izawa, autore del manga da cui è tratto il famoso anime degli anni ’80.

Umberto Vita ha iniziato la propria carriera conducendo insieme al gemello Daniele conducendo il programma “Arcobaleno”, e i due hanno interpretato di recente Domenico e Fortunato Strano nella fiction Questo nostro amore 80: “La regista ha vietato a me e mio fratello di studiare le rispettive parti insieme. Tra gemelli si ha un legame speciale, che porta a capirsi senza parlare. Sul set ho avuto un ottimo rapporto con Neri Marcorè, che mi ha aiutato molto e col quale abbiamo parlato di tutto. Dopo un litigio previsto dal copione, con Daniele non ci siamo parlati nemmeno al termine della giornata, perché la scena ci aveva coinvolti tantissimo. Questa fiction ci ricorda che diamo per scontate molte cose, soprattutto per quanto riguarda gli affetti familiari, per poi scoprirne l’importanza solo dopo che le perdiamo” ha spiegato l’attore, che poi ha spaziato su moda e spettacolo degli anni ’80.

Il più giovane del gruppo, Christian Roberto, ha spazzato via l’emozione dopo aver salutato il pubblico, per poi soffermarsi sul suo ruolo nella fiction La vita promessa con Luisa Ranieri: “Dopo tanti ruoli in cui interpretavo bambini o ragazzini sono stato contento di confrontarmi con uno più complicato. La serie ha avuto ancora più successo di quanto mi aspettassi”, ha raccontato l’attore, che ha a sua volta provato l’emozione del “Sistina” con il musical Billy Elliot che ha raggiunto le duecento repliche. Durante le rappresentazioni, in tre attori si alternavano per i ruoli di Billy, Michael e Kevin, e proprio per l’interpretazione di Michael Christian Roberto si è aggiudicato nel 2016 il Premio miglior attore non protagonista agli Italian Musical Awards: “Anche quella è stata una gioia inattesa, anche perché tra i nominati c’era pure un mio insegnante. Per preparare la tournée il regista ci ha sottoposto a quattro mesi intensi di studio di ogni tipo di danza, canto, recitazione e dizione, e questo è stato un magnifico regalo”.

Al termine del proprio intervento, il giovane attore ha accettato le richieste del pubblico e si è esibito nel moonwalk reso celebre da Michael Jackson – con cui si era fatto notare durante la prima edizione del programma “Italia’s Got Talent” – venendo applaudito da spettatori e colleghi.

Prima dei saluti finali, Silvia Egitto ha voluto ribadire l’importanza della formazione: “Puoi essere una scheggia sul palco, ma se pensi che Shakespeare sia dell’800 è molto grave. Saper parlare bene delle cose che si fanno è importante quanto saperle fare”.

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