Politica

All’Ars scoppia la polemica sul consulente del deputato- questore Franco Rinaldi

Non appena insediato il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha dichiarato: “Questo diventerà un Palazzo di vetro, in nome della trasparenza”. L’esponente centrista è stato infatti il primo a pubblicare on line sul sito dell’Assemblea, e subito, l’elenco con i nomi e i compensi del suo staff. Stessa scelta ha fatto anche il vicario Antonio Venturino. Dagli altri componenti dell’ Ufficio di presidenza dell’Ars invece nessuna risposta, fino a quando, nei giorni scorsi e per diversi giorni di seguito la testata giornalistica regionale on line Livesicilia non ha portato avanti con determinazione una campagna d’informazione per riuscire a conoscere i consulenti che mancavano all’appello. Alla fine sono arrivati nomi e compensi anche da parte del vicepresidente Salvo Pogliese e da Paolo Ruggirello, Salvatore Oddo, Franco Rinaldi, Salvo Lo Giudice, Orazio Ragusa, Dino Fiorenza e Anthony Barbagallo.

Ed alla polemica (sui ritardi e sui silenzi) si è aggiunta, nel caso di Rinaldi, altra polemica (sui nomi).

Il deputato messinese del Pd è infatti questore e in quanto tale ha diritto, come tutti gli altri componenti dell’Ufficio di presidenza, oltre all’indennità aggiuntiva a quella di deputato (altri 3 mila euro mensili lordi) ad una serie di benefit, come l’ufficio ed i consulenti. I componenti del suo staff sono: Giuseppe Di Gaetano e Domenico Fazio, Roberto Giunta, Piero Poguisch, Paolo Conti (componenti dello staff storico della segreteria di Francantonio Genovese e Franco Rinaldi).

A scatenare le polemiche è stato il nome di Roberto Giunta, indagato, così come Rinaldi nell’ambito dell’inchiesta Corsi d’oro sugli Enti di formazione, che ha portato a luglio all’arresto di dieci persone, tra le quali le mogli dei due ex sindaci di Messina Genovese e Buzzanca.

Nell’indagine Giunta risulta coinvolto in quanto amministratore di una delle società del meccanismo di scatole cinesi che ha consentito, secondo i magistrati, la distrazione di un fiume di denaro proveniente dall’Unione Europea e dalla Regione e destinato alla Formazione.

Rinaldi ha sempre ribadito di avere fiducia nella giustizia e di essere certo di potere dimostrare la sua estraneità ed anche in questo caso, ha sottolineato che la stessa cosa vale per Roberto Giunta, coinvolto nella stessa inchiesta.

Per la verità i “nemici” sul fronte polemiche il deputato messinese li ha in casa, cioè nel Pd e nel governatore. Più volte Crocetta, dopo gli scandali sulla formazione, ogni qualvolta si parlava di rimpasto non risparmiava le frecciate “il Pd voleva accollarmi come assessori Cocilovo e Rinaldi. Lo immaginate Rinaldi assessore?”, dimenticando che proprio al Pd di Genovese e Rinaldi deve parte della sua poltrona. Ma al di là delle dichiarazioni pubbliche, nelle quali spesso e volentieri invitava al passo indietro i due deputati (l’ultima volta nelle interviste rilasciate a Messina il 15 ottobre in occasione della sua visita) il Presidente della Regione non ha mai nascosto il disappunto per il fatto che Rinaldi ha mantenuto saldo il ruolo di questore, neanche quando l’operazione Corsi d’oro ha travolto sia lui che il cognato e le rispettive mogli. Ma a guardare con interesse quella carica sono proprio i colleghi del Pd, che, sottovoce da mesi chiedono “la testa” di Rinaldi, in nome del codice etico e della trasparenza, ma in realtà guardano solo alla possibilità di usufruire dei benefit che quella carica appunto prevede.

Rosaria Brancato