Omicidio Isgrò, si scava nella vita privata del giovane incensurato

E’ una corsa contro il tempo per cercare di dare un nome ai killer di Giovanni Isgrò il 23enne incensurato ucciso sabato sera a Barcellona nella centralissima via Garibaldi. I Carabinieri stanno ascoltando decine di amici e conoscenti del giovane giustiziato come un boss all’interno di un salone da barba. Un’esecuzione che potrebbe rivelare l’intenzione dei sicari di punire Isgrò in maniera plateale come si faceva un tempo con gli uomini di rispetto. Armati di pistola e fucile a canne mozze hanno fatto irruzione nel salone e gli hanno sparato tre volte da distanza ravvicinata. Ma sul numero dei colpi se ne saprà di più domani quando sarà eseguita l’autopsia all’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania. Intanto i Carabinieri stanno scavando nella vita privata del 23enne molto conosciuto negli ambienti giovanili di Barcellona e dalla spiccata personalità. Gli amici hanno raccontato che Giovanni non era un attaccabrighe ma si faceva rispettare quando c’era da far valere le proprie ragioni. Giovanni Isgrò non aveva voluto continuare gli studi e lavorava nello studio tecnico del padre Antonino, ingegnere di Terme Vigliatore. Escluso invece qualsiasi collegamento con l’omicidio dello zio, Emanuele Matteo Minolfi, assassinato il 16 febbraio del 96 anche lui da due killer che gli tesero l’agguato a poca distanza dal salone da barba in cui è stato ucciso il nipote.