Inceneritore, Maimone replica a Franza: “I rischi sono reali”

Non si fa attendere la replica dell'associazione ADASC alle dichiarazioni di Franza sull'inceneritore ESI. “Non permettiamo ad un gruppo di industriali di dichiarare che le preoccupazioni dei cittadini sono solo sciocchezze. (Leggi qui) Di fatto parliamo di un inceneritore sperimentale di rifiuti anche pericolosi, così come si evince dalla delibera del Consiglio Comunale di Pace del Mela”.

ADASC sottolinea alcune parole chiave del progetto, che ne chiariscono la natura: "ESI ha preso in considerazione la possibilità di usare le attuali risorse tecnologiche della società per effettuare attività di incenerimento di rifiuti in aggiunta a quella attuale di recupero e riciclo del piombo da batterie esauste” – insiste l’associazione – “in particolare, l'attenzione è stata volta verso categorie merceologiche come rifiuti sanitari e ospedalieri; fanghi, morchie e fondami di serbatoi; catalizzatori industriali rigenerabili”.

A supporto delle sue dichiarazioni, ADASC cita la relazione tecnica specialistica presentata da ESI. “I rifiuti sanitari non contengono solo garze e cartoni” – precisa l’associazione – “ i rifiuti che intende utilizzare la ditta sono classificati come pericolosi, e il loro incenerimento produce diversi agenti inquinanti dannosi per la salute pubblica: basti pensare alle diossine e metalli pesanti”.

Dichiarazioni che contraddicono le affermazioni di Franza, secondo cui la sperimentazione non cambierebbe sostanzialmente qualità e quantità delle emissioni industriali dell’impianto. A chiarire la controversia potrebbe essere uno studio scientifico: “L’azienda presenti uno studio di impatto ambientale, così come previsto dalla legge per l'esercizio di questi impianti, e dimostri quel che sostiene. Ribadiamo che un tale impianto deve essere sottoposto a VIA, e chiediamo l'applicazione rigorosa della normativa vigente”.

ADASC conferma dunque l’intenzione di chiedere, con tutti i mezzi possibili, che il progetto sia sottoposto a una valutazione di impatto ambientale: “L'iter autorizzativo non può essere avviato così come vuole Franza, che sfrutta la solita arma del ricatto occupazionale per dividere i cittadini. Non si può barattare il lavoro con la salute pubblica. Se l'impianto rischia di finire fuori mercato significa che non è competitivo, ma queste sono prerogative del gruppo Franza, non certo della collettività, tartassata da oltre cinquant’anni di industrializzazione e inquinamento”.