Le Donne scrive al Consiglio per la decadenza della Sindoni. La consigliera: “E’ abuso d’ufficio”

Il caso Sindoni continua a creare caos in aula. A Palazzo Zanca la vicenda dell’ineleggibilità della consigliera comunale eletta nella lista Pd e oggi transitata a Grande Sud rischia di bloccare ancora i lavori di un’aula che nello scorso mese di agosto era già stata chiamata a decidere sulla decadenza della collega e si era espressa con un’astensione di massa, bocciando di fatto quella delibera che avrebbe messo alla porta la Sindoni facendo subentrare al suo posto Giuppi Siracusano. Fu proprio Siracusano a fare ricorso, ricorso accolto pochi giorni fa dal Tribunale di Messina che ha confermato che la consigliera Donatella Sindoni era ineleggibile nel giugno del 2013, quando fu eletta consigliere comunale nell’allora lista del Pd. Dunque adesso cosa accadrà? Il segretario generale Antonio Le Donne oggi ha inviato una nota urgentissima alla Presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile e, per conoscenza, alla stessa Sindoni, affinchè venga inserito domani come primo punto all’ordine del giorno dell’aula la presa d’atto della decadenza della consigliera. Le Donne ha sollecitato l’aula a procedere al più presto per garantire il numero necessario ai lavori d’aula, ma oggi la Sindoni si è regolarmente presentata in commissione Mobilità, scatenando una bagarre in aula. Al momento del voto, infatti, la commissione si è trovata nel caos, è stato richiesto l’intervento del segretario generale, si è presentato il vice Giovanni Bruno, che di fatto ha chiaramente detto che la Sindoni non ha più diritto a stare in aula: «Esiste una sentenza del Giudice che ha stabilito la posizione della consigliera Sindoni nell’ambito del consiglio comunale. Tutti i soggetti che sono destinatari di questa sentenza devono adeguarsi. Non ci sono atti amministrativi successivi che possono cambiare quello che il giudice ha stabilito. Tra l’altro, alla sentenza è allegata una nota del segretario generale inoltrata alla presidente del consiglio e alla consigliera Sindoni in cui, nel riepilogare gli eventi, comunica in maniera molto chiara quello che la Sindoni, ai sensi della sentenza del giudice, deve fare. La Sindoni non può stare in commissione e in consiglio comunale fino a quando non ci saranno risvolti giudiziari nuovi. Invito il presidente della commissione e i segretari ad adeguarsi alla sentenza».

Perentorio dunque il parere del vicesegretario Bruno. La Sindoni però non ha atteso neanche un attimo per replicare, annunciando che già oggi ha depositato il ricorso in appello, assistita dal suo legale Antonio Catalioto. Il ricorso sospenderebbe l'efficacia della sentenza. Ma a questo punto la questione dovrà essere sbrogliata tra gli uffici di Palazzo Zanca.

Durissima la replica della consigliera: «Questa nota del segretario generale raffigura un abuso d’ufficio, mi si vuole impedire l’esercizio del mio ruolo di consigliere comunale. L’ordinanza del giudice parla dell’ineleggibilità ma non della decadenza. L’ordinamento giuridico italiano prevede che avverso alla sentenza di primo grado si possa fare appello e lo si possa fare entro 30 giorni. Neanche questa possibilità mi è stata data perché il segretario generale mi ha fatto sentire il fiato sul collo, costringendomi a depositare l’appello in fretta e furia. Di qua non mi muovo e continuerò a esercitare il mio ruolo. Leggo nei miei confronti un accanimento esagerato».

Domani il consiglio comunale dovrà cimentarsi con la MessinaServizi, ma il caso Sindoni rischia di rallentare tutto.

Francesca Stornante