Possibile ripresa del Virus H5N1

Maggiore allerta e sorveglianza contro una possibile recrudescenza dell’influenza aviaria altamente patogena H5N1, in relazione ai segnali che un ceppo mutato del virus mortale si sta diffondendo in Asia ed altrove con imprevedibili rischi per la salute umana.

Secondo i dati dell’OMS, Organizzazione Mondiale delle Sanità da quando è apparso la prima volta, nel 2003, il virus H5N1 ha infettato 565 persone uccidendone 331. L’ultimo decesso è avvenuto all’inizio del mese in Cambogia, dove dall’inizio dell’anno si sono registrati otto casi umani, tutti con esito fatale. L’infezione ha interessato soggetti a stretto rapporto con il pollame vivo e in scarsissime condizioni igieniche.
Negli anni seppure sporadica la malattia si è presentata con una mortalità elevata (più del 50%) come mai si era verificato per alcun virus aviario noto. L’influenza aviaria negli uomini può essere individuata attraverso i medesimi strumenti usati per la normale influenza.

Farmaci antivirali sono talvolta efficaci sia per prevenire che per curare la malattia, ma nessun virus è stato realmente sconfitto da cure mediche, nella storia della medicina. I Vaccini necessitano di quattro mesi per essere prodotti e devono essere specifici per il ceppo di influenza.
Negli esseri umani, è stato trovato che l’influenza aviaria causa sintomi simili ad altri tipi di influenza: febbre , tosse ,gola irritata ,dolori muscolari ,congiuntivite ,in alcuni casi, può causare problemi respiratori e polmonite, e può essere fatale.

Dal 2003 ad oggi il virus H5N1 ha ucciso, o ha obbligato ad abbattere, più di 400 milioni di capi di pollame domestico ed ha causato nel mondo un danno economico calcolato intorno ai 20 miliardi di dollari, prima di venire eliminato dalla maggior parte dei 63 paesi che aveva infettato nel momento di maggiore diffusione, nel 2006.

Il 2008 ha anche segnato l’inizio di una nuova espansione geografica del virus H5N1 sia tra il pollame domestico che tra gli uccelli selvatici.
Tuttavia il virus persiste fermamente in sei paesi, Bangladesh, Cina, Egitto, India, Indonesia e Vietnam, nonostante il numero dei focolai tra le popolazioni di pollame domestico ed uccelli selvatici sia diminuito costantemente, passando dal picco di 4000 casi l’anno, a soli 302 nel 2008. Ma da allora i focolai hanno ripreso ad aumentare progressivamente, con circa 800 casi registrati nel 2010-2011.

Su 52 paesi che fanno parte della zona europea dell’Oms, solo tre – Moldavia, Macedonia e Turkmenistan – non hanno approntato ancora dei piani di prevenzione, mentre solo nel marzo scorso i paesi impreparati erano 21. Lo studio dell’Oms precisa anche, che tre altri paesi – Russia, Principato di Monaco e San Marino – non hanno risposto ai questionari dell’Organizzazione a riguardo.
L’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura dell’Onu (Fao) ha messo in evidenza che è necessaria una maggiore sorveglianza e preparazione per far fronte a una potenziale epidemia del virus.

LETIZIA SALVO