Dai Peloritani ai torrenti. Ecco perché il porto di Tremestieri si insabbia

Le piogge e i rovesci temporaleschi caduti in queste ultime ore sui Peloritani settentrionali hanno ingrossato i vari torrenti, i quali dalle vallate dei Peloritani riversano in mare un ingente quantitativo di sabbia e detriti di vario genere che si addensano sui fondali marini, antistanti le rispettive foci. Una parte di questo materiale detritico si deposita sul fondale, originando nuovi banchi di sabbia pronti ad andare alla deriva, a secondo del flusso delle correnti dominanti, in base all’inversione fra “scendente” e “montante”. Difatti la sabbia che si deposita sui fondali dello Stretto di Messina non resta immobile, ma si sposta di continuo, seguendo l’andamento del moto ondoso, ma soprattutto delle fortissime correnti di marea che ogni sei ore, con cadenze più o meno regolari, si attivano all’interno del Canale. Questo fenomeno, purtroppo, è anche alla base del frequente insabbiamento dell’approdo di Tremestieri, il quale non avendo adeguate protezioni (a nord l'infrastruttura è aperta al flusso della "scendente", enfatizzato dalla morfologia dei fondali locali, che penetra fin dentro lo scalo) al flusso di deriva prodotto dalla “scendente”, tende a trasformarsi come un’area di deposito naturale di tutto il materiale detritico e sedimentale trascinato in mare dalle ondate di piena dei singoli torrenti della zona sud di Messina.

Lo scirocco, con l’impetuoso moto ondoso ed il fenomeno della “rifrazione” (l’onda quando incontra un ostacolo tende ad aggirarlo cambiando direzione di provenienza), ci mette del suo, spostando queste grandi quantità di sabbia proprio all’interno dell’approdo. Questa è una delle cause principali all’origine dell’insabbiamento, mentre in altre parti di costa, fra Galati e Tremestieri, questa sabbia viene a mancare, producendo una conseguente accelerazione del fenomeno dell’erosione costiera che ormai, da qualche anno, ha superato il limite di guardia, pur in assenza di mareggiate veramente violente, come quelle devastanti dell’11 Dicembre 2008 o del 13 Gennaio 2009 (onde alte fino a 6.0 metri), la cui manifestazione oggi giorno potrebbe produrre conseguenze davvero drammatiche. Non possiamo che augurarci che queste non si ripetano più con la stessa enfasi degli anni passati.

Daniele Ingemi