Anche Messina sposa la campagna “L’Italia sono anch’io”

Anche Messina scende in campo per sostenere i diritti dei migranti. Stranieri che vivono in Italia da anni, bambini che nel nostro Paese nascono e crescono, persone che sarebbero italiane a tutti gli effetti ma che per colpa di leggi ormai vecchie e fuori tempo non hanno diritto a essere italiani. Per loro è nata la campagna l’Italia sono anch’io promossa da tante associazioni che operano in questo settore. Un’iniziativa nazionale che ha portato alla raccolta di oltre 100mila firme già depositate in Parlamento per chiedere la modifica della legge. Un primo passo proprio in Parlamento era stato fatto a giugno, poi però l’iter si è bloccato. Ma non bisogna far calare l’attenzione. E anche per questo Messina, grazie all’osservatorio provinciale antidiscriminazioni, su invito del circolo Arci Thomas Ankara, sposa la campagna. Sulla facciata di Palazzo dei leoni è stata esposta la gigantografia che raffigura Naima Achcar, panettiera e mamma di origine marocchina in Italia da 13 anni, scelta come il simbolo dei tanti discriminati dalla nostra legislazione. Il suo volto su quel grande manifesto è il volto degli immigrati che con tanti sacrifici sono riusciti a costruirsi una vita in Italia, Naima lavora, fa il pane per i suoi clienti italiani, è un perfetto caso di integrazione sociale che però si scontra con la nostra legislazione. Di tutto questo si parlato questa mattina alla Provincia durante una conferenza stampa. Due gli obiettivi del comitato cittadino composto dall’osservatorio ma anche da Cgil, Caritas, Chiesa Valdese, Acli, Arcigay e Lelat. A spiegarli è stata l’assessore alle pari opportunità Mariella Perrone. “Bisogna giungere all’approvazione delle proposte di legge per concedere la cittadinanza italiana ai minori stranieri nati in Italia e per garantire il diritto di voto alle consultazioni elettorali – ha spiegato l’assessore- è un riconoscimento dovuto a queste persone che contribuiscono alla crescita del Paese”. Oggi alla Provincia c’erano anche Jelassi Nizar e Iulia Rysak, lui tunisino, lei ucraina. Jelassi è arrivato a Messina quando aveva ancora 20 giorni di vita, ha sempre vissutoin città, ha studiato qui, è messinese a tutti gli effetti ma non per la legge. Ogni sei mesi è costretto a recarsi in Questura per il permesso di soggiorno, si sente quasi un criminale sotto sorveglianza. Per lui e per tutti quelli come lui è necessario che questo Paese faccia un passo in avanti. (Francesca Stornante)

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