Palazzo Zanca, una finestra trasformata in porta. L’Arch. Principato lancia l’allarme

"E' progresso ciò che va avanti mantenendo le proprie radici", scrisse in un saggio Renzo Piano. E' necessario innovare e migliorare le strutture sociali, specialmente quelle fisiche, senza però cambiare necessariamente le origini. E' orientata su questo binario la segnalazione avanzata dall'Architetto Messinese Nino Principato, il quale ha deciso di porre sotto i riflettori un provvedimento "maldestro" previsto a Palazzo Zanca. Con un progetto del 2009, finanziato poi nel 2011 dopo un bando dell'Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, verrà realizzato all'interno della sede del Comune un asilo aziendale che accoglierà i figli dei dipendenti.

"Una destinazione d'uso meritevole, questa", scrive Principato, "della quale è fuori discussione l'utilità e il valore sociale, ma la questione è un'altra. E cioè che per ricavare un'uscita d'emergenza una finestra sarà trasformata in porta, ciò che ovviamente comporterà la traumatica compromissione di quell'equilibrio compositivo di pieni e vuoti ritmati sulla base di delicate proporzioni". L'intervento, irreversibile, danneggerà il rivestimento basamentale modanato sottodavanzale in pietra di Billiemi; il materiale, infatti, proviene dal monte Billiemi, della catena Palermitana e di origine calcarea, da cui si estrae un marmo particolare.

Ad accusare il colpo, nonostante i lavori intacchino una minima parte della struttura, sarà l'intero impianto: Palazzo Zanca, progettato dall'Architetto Palermitano Antonio Zanca, è uno dei simboli principali della rinascita della vita in riva allo Stretto dopo il disastroso terremoto del 1908. La prima pietra è stata posta, infatti, il 28 Dicembre del 1914, volendo proprio commemorare la disgrazia, murata insieme ad una pergamena, scritta da Tommaso Cannizzaro, in cui si proclamava un nuovo inizio per il centro urbano. A causa del primo conflitto mondiale e di altri problemi, il Palazzo venne inaugurato il 26 Luglio del 1924, anche se con alcune parti da ultimare, per poi essere completato nel 1934, nonostante mancassero ancora delle rifiniture per la Sala Consiliare.

"E' imminente, adesso", conclude incalzando Principato, "questa trasformazione di finestra in porta nella perfetta regolarità da parte del Comune, sia chiaro, che ha chiesto e ottenuto il nulla osta dalla Soprintendenza ai beni Culturali perché palazzo Zanca è un bene vincolato "ope legis". Ma ci si domanda, non poteva essere studiata una soluzione alternativa e non distruttiva, dal momento che Palazzo Zanca ha già numerose uscite d’emergenza e gli stessi locali destinati ad asilo sono forniti di diverse porte che danno nel corridoio e quindi in altre uscite? E ci si domanda ancora, stavolta con grande stupore, come mai l’ente di tutela è stato così solerte nell’autorizzare quest’intervento di alterazione permanente su un palazzo di rilevante importanza storica per poi, di contro, censurare energicamente il riempimento di una lacuna nel pavimento musivo della Galleria Vittorio Emanuele, che per la sua stessa natura è provvisorio, asportabile e quindi reversibile per consentire la futura ricollocazione delle tesserine del mosaico?".

Claudio Panebianco