D’Alia: “O dimissioni collettive o sfiducia per votare nel 2017. Accorinti è il vero conservatore”

“C’è un combinato disposto di più cause che ha reso esplosiva la situazione messinese, quindi o si va a dimissioni collettive, consiglio comunale e giunta, o l’Udc presenterà la mozione di sfiducia per poter votare nella primavera 2017. Inoltre penso che rischiamo di perdere l’unica sfida importante, che è quella della Città Metropolitana, se ci affidiamo ad un sindaco, Accorinti, che in questa sfida non crede e l’ha dichiarato più volte”.

Dalla Città Metropolitana alle inchieste ed alle trasmigrazioni in Aula, il presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia fa un’analisi che guarda al 2017 ma che non può prescindere da una situazione politicamente caotica a livello nazionale e che soltanto dopo il Referendum Costituzionale di ottobre sarà più chiara ed avrà conseguenze a cascata anche per la nostra città. Fino a fine anno quindi i centristi cammineranno da soli e difficilmente si potrà parlare di alleanze o di spostamenti di fronte anche se il primo step saranno le amministrative di domenica.

IL CAOS MESSINA

“La situazione politica è tra le più critiche che la città abbia vissuto finora ed è frutto anche di una confusione nazionale e regionale che si normalizzerà dopo il referendum ma che a Messina è anche dovuta al fatto che le amministrative 2013 hanno prodotto un risultato anomalo, perché la città ha scelto giustamente di cambiare radicalmente, eleggendo Accorinti, mentre il consiglio comunale eletto rappresenta la fotografia dei partiti dell’epoca. Tre anni dopo quella fotografia è cambiata, per via delle vicende interne al Pd, anche giudiziarie, ed il passaggio dei consiglieri a Forza Italia. La geografia politica è cambiata rispetto al 2013. Le inchieste poi hanno inciso sullo scenario. Ci troviamo di fronte ad un combinato di cause, cioè il fallimento dell’amministrazione Accorinti e lo sconquasso che ha riguardato il Consiglio comunale”.

O DIMISSIONI COLLETTIVE O SFIDUCIA

“C’è chi avrebbe voluto presentare la mozione a marzo per votare il 5 giugno, c’è chi vuol completare il mandato. Noi pensiamo che la cosa migliore ed indolore siano le dimissioni collettive di consiglio e giunta in modo da affidare ad un commissario di elevato profilo e non politicizzato il difficile compito di normalizzare la situazione economico-finanziaria. Accorinti ha scelto di non procedere con il dissesto ma di optare per il Piano di riequilibrio. Purtroppo però questo secondo percorso non ha prodotto nulla finora, anzi c’è una situazione di paralisi. Un commissario potrebbe invece risolvere i nodi legati sia al Riequilibrio che ai bilanci e portare avanti quell’opera di risanamento dei conti finora non effettuata. Mi auguro che la presidente del Consiglio Emila Barrile agevoli il dibattito con la seduta consiliare che l’Udc ed Ncd hanno chiesto. Se l’ipotesi di dimissioni collettive e congiunte non sarà accolta l’Udc depositerà la mozione di sfiducia dal segretario generale, come extrema ratio, e chi vorrà potrà firmare. Di più non possiamo fare, non possiamo obbligare con la forza i consiglieri a dimettersi se non lo vogliono”.

LA CITTA’ METROPOLITANA

“La sfida della Città Metropolitana non possiamo perderla. Non possiamo rischiare di perdere fino al 2018 tutte le occasioni destinate allo sviluppo, ma Accorinti ha dimostrato di non credere nella Città Metropolitana. Come possiamo affidare a lui un ruolo che non ha mai voluto e nel quale non crede? Il governo nazionale e l’Europa stanno destinando ingenti risorse alle Città metropolitane. Renzi ha stanziato 500 milioni di euro per le periferie urbane delle città metropolitane. Messina potrebbe attingere fino a 40 milioni di euro ma entro 3 mesi deve presentare i progetti di riqualificazione e recupero. Dopo quel che è accaduto con il Masterplan che ci ha visti arrivare ultimi e con Palermo e Catania che hanno già firmato i Patti, non credo che avremo molte speranze di accedere ai fondi per le periferie. Il governo nazionale stanzierà 4 miliardi e mezzo per le Città Metropolitane, o si capisce questo o rischiamo di essere scartati per i prossimi 2 anni. Messina è a tutti gli effetti da ieri un interlocutore privilegiato di Renzi ma se si continua con questa incapacità di amministrare perderemo ogni risorsa”.

AREA INTEGRATA DELLO STRETTO

“Accorinti ha dimostrato di non credere nel ruolo strategico che Messina può avere. Ad esempio anche nel caso dell’Autorità portuale ha avuto posizioni incerte e incoerenti. Non crede neanche nell’Autorità portuale del Mediterraneo, che potrà invece diventare il sistema più strategico dell’area e del quale Messina può e deve avere la leadership. Se non crede nelle uniche sfide che non possiamo permetterci il lusso di perdere come possiamo affidarci a lui?”

ACCORINTI CONSERVATORE

“Un sindaco che in campagna elettorale ha annunciato di voler liberare la città dai tir e che ancora non ha compreso come la nuova Authority cambierà lo scenario proprio in quella funzione, un sindaco che continua a garantire le posizioni dei gruppi imprenditoriali degli ultimi 40 anni e non ha cambiato assolutamente niente, è un conservatore rispetto al passato. In questo ha fallito. Ma l’unica strada è votare a maggio 2017. Il Referendum sarà lo spartiacque perché in base all’esito, sia che vincano i sì che i no, le forze politiche che ci sono oggi non ci saranno domani. Il centro-destra è liquefatto, il centro-sinistra non c’è più. Il sistema cambierà dopo il referendum in ogni caso. Per questo occorre affidare il Comune ad un commissario per un periodo tutto sommato breve. Per i partiti sarà l’occasione per cambiare radicalmente le classi dirigenti e spiace che alcuni autorevoli esponenti del Pd non l’abbiano capito”.

Fin qui il leader dell’Udc Gianpiero D’Alia, che speriamo applichi in casa sua quell’invito che ha rivolto alle forze politiche sulla necessità di un cambio della classe dirigente. Gli step che ha indicato vedranno i centristi “camminare da soli” o al massimo con gli Ncd (anche se il quadro nazionale è in continuo fermento e l’Area Popolare rischia di essere impallinata dagli stessi promotori) almeno fino all’autunno quando il Referendum Costituzionale consegnerà al Paese le istruzioni d’uso per i mesi successivi e non è detto che il 2017 non sia, improvvisamente, un anno di elezioni anticipate a tutti i livelli.

Rosaria Brancato