L’invito di Leo Gullotta: «Guardiamo sempre al bicchiere mezzo pieno»

È forse un caso, ma il giorno in cui realizziamo l’intervista è il giorno del suo compleanno. Il 9 Gennaio Leo Gullotta ha compiuto 67 anni, gli ultimi cinquanta dei quali li ha spesi sul palcoscenico teatrale, televisivo e sul set del cinema. Gli auguri di Tempostretto.it al noto e popolare attore catanese sono perciò d’obbligo. Un gradito ritorno, il suo, a Messina dove si era esibito l’ultima volta, nel 2010, con un’opera di Pirandello, “Il piacere dell’onestà”. Altri tempi, direbbe qualcuno. La stagione di quest’anno ha rischiato di non partire, ma, alla fine, con ritardo, l’Ente ha potuto predisporre un cartellone seppur più ridotto, comunque di più che modesto valore.

Mentre incontriamo Leo Gullotta, che sarà in scena con “Sogno di una notte di mezza estate” sino a Domenica 13 (regia e adattamento di Fabio Grossi, produzione dello Stabile di Catania), prosegue il sit-in di protesta dei lavoratori, dei tecnici, delle maestranze e degli orchestrali al quinto piano del Teatro, nelle stanze “alte”. Una mobilitazione, partita giorni fa, per chiedere ciò che da tempo manca: certezze e sicurezza. «Io e tutta la compagnia siamo vicino a chi in questo momento protesta», ci dice Gullotta, il quale non risparmia critiche alla classe dirigente, a suo dire, colpevole di una cattiva gestione della cosa pubblica, augurandosi però che «dopo il voto del 24 Febbraio e dopo il cambio dei parlamentari si possa segnare un passo diverso» non concedendo più tutto quello che è stato concesso «senza demandare ad altri ciò che ci spetta di diritto». «C’è una cosa che si deve preservare a tutti i costi -conclude- ed è la dignità».

Qualche segnale di speranza Gullotta lo intravede nei movimenti giovanili, nelle associazioni presidio di legalità come Addiopizzo e Libera di Don Ciotti, ma anche nell’insediamento del governatore Crocetta, un uomo «dalla onestà inconfutabile». L’esortazione che vuole lanciarci è a vedere il bicchiere mezzo pieno, stando però sul campo, lottando e dicendo la nostra.

Ampio spazio nell’intervista lo abbiamo lasciato per parlare della sua esperienza artistica. Partendo da Tornatore, con il quale Leo Gullotta ha lavorato più volte (celebre la sua partecipazione a Nuovo Cinema Paradiso nel 1988 e in ultimo in Baaria nel 2009) e che definisce «un poeta della macchina da presa». Il suo ultimo film, La migliore offerta, è, per Gullotta, un film dal sapore europeo, di forte richiamo internazionale.

Dopo la scomparsa di Oreste Lionello, è Gullotta il nuovo doppiatore di Woody Allen. A lui ha dato la voce nel suo ultimo film, To Rome with love, che ha visto il ritorno alla recitazione del regista statunitense. Il doppiaggio rimane per lui però «una traduzione simultanea» in cui il doppiatore non deve né aggiungere né togliere nulla rispetto a quanto fa chi è sullo schermo.

La figura di Oreste Lionello ci porta alla mente l’esperienza pluriventennale del Bagaglino. «Negli anni ’80, -ci dice- abbiamo cominciato a raccontare di questa politica dell’oggi che stava cominciando a spuntare, così come di questa televisione pessima di oggi che già si intravedeva». Quello spettacolo, chiuso da molti anni, secondo Gullotta, vanta tante imitazioni, molte non riuscite, tanti «parentucci televisivi», ma il Bagaglino resta uno e uno solo. Nel bene e nel male. (CLAUDIO STAITI)

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