Picciolo: “Fieramente amico e fieramente avversario politico di Genovese. Sulla sfiducia faremo i gazebo”

“Non hanno voluto aprire il dibattito sulla sfiducia in Aula? Bene, allora vorrà dire che siamo pronti a mettere i GAZEBO nelle piazze ed a portare il dibattito tra la gente. Vediamo cosa pensano i messinesi di Accorinti”.

Le dichiarazioni di D’Alia e Genovese hanno messo la pietra tombale, almeno per il momento, sulla mozione di sfiducia, ma il capogruppo regionale di Sicilia Futura Beppe Picciolo non si dà per vinto e da Palazzo Zanca sposta la scena nelle piazze. Ne approfitta per ribadire la sua determinazione a votare a giugno e per replicare ai due leader Udc e Forza Italia.

“Le parole di D’Alia e Genovese hanno fatto chiarezza su quali saranno le future alleanze di centro-destra e centro-sinistra- spiega Picciolo a a Tempostretto- Nel caso di D’Alia non ci aspettavamo una chiusura sull’immediatezza della sfiducia ma avevamo capito che voleva rinviare a valutazioni interne all’Udc. Però non possiamo fare come Maurizio Costanzo: vediamo cosa c’è dietro l’angolo. Intanto si manda a casa un sindaco che sta facendo danni e lascerà macerie, poi si pensa al resto”

I Pdr avevano capito sin dai primi incontri (ai quali D’Alia non ha partecipato ma ha mandato il capogruppo) che l’ex ministro non avrebbe firmato, ma adesso che faranno nei confronti del documento che il 3 aprile presenteranno i centristi?

Ascolteremo D’Alia e gli riserveremo la stessa affettuosa attenzione che lui ha mostrato nei nostri confronti”.

Picciolo non condivide l’idea di una sfiducia che esiste solo all’orizzonte senza alcuna data precisa e che comporterebbe un lungo commissariamento.

“Non esiste la sfiducia a tempo. Volevamo votare a giugno per evitare di mettere la città nelle mani di un commissario troppo a lungo. O si fa adesso o per noi non si fa più. E’ evidente, leggendo le dichiarazioni di Francantonio Genovese che ha chiuso la questione sfiducia. Se consideriamo il solo gruppo di Forza Italia, senza probabili “transiti”, sarebbe arrivato a 14 firme. Ma ha chiuso sotto il profilo aritmetico la questione. Mi spiace se Genovese ha frainteso le mie dichiarazioni che certamente non erano volte a strumentalizzare le sue vicende giudiziarie. Mi riferivo alla situazione al Comune e da messinese non può non vedere un contesto allarmante. A lui sono stato molto vicino anche quando molti dei suoi, dal 2014 in poi tiravano calci preparandosi a lasciare la sua area. Io dico, con Genovese siamo fieramente amici e fieramente avversari politicamente. E’ vero, abbiamo condiviso un lungo percorso, ma nel Pd, nel centro-sinistra. Adesso lui ha fatto una scelta, ha lasciato il Pd ed è nel centro-destra. Noi non abbiamo alcuna intenzione di stare a destra”.

Non sappiamo cosa farà il Pd ma senza le firme, la mozione è stata affondata, probabilmente per molto tempo ancora. Picciolo ha un’idea alternativa per ribadire che è stato impedito un dibattito nella sede naturale, il Consiglio comunale: “Per noi l’amministrazione è e resta inadeguata e ho capito che anche D’Alia e Genovese la pensano così ma non sono pronti per votare a giugno. Non cavalco l’onda renziana, sono certo che Renzi sarà vincente anche nel 2017 e per altri 5 anni, perché rappresenta il nuovo e sta lavorando bene con le riforme. Spero che Genovese non consideri Berlusconi un giovanotto. La mozione è un atto liberale da discutere in Aula. Il dibattito è stato strozzato sul nascere, vorrà dire che lo faremo ascoltando la gente, attraverso i gazebo. Dobbiamo arrenderci alla logica dei numeri, parlare di sfiducia ormai è superfluo, ma la città deve sapere”.

Le repliche ai due ex alleati di coalizione non si fermano qui. La prima riguarda il rapporto tra lui e i consiglieri, per sottolineare che non ha mai imposto la sfiducia o altro dall’alto.

“Direi esattamente il contrario. Nel Pdr le proposte vengono dal basso, dalla base e dai consiglieri. Non abbiamo mai imposto nulla, meno che mai la sfiducia e sin da novembre, con coerenza e serietà la tesi di tutti è stata questa. La vicenda del documento firmato a novembre dai 4 consiglieri, è stata probabilmente gestita male sotto il profilo della comunicazione tra i consiglieri stessi e noi non c’entriamo. Non ci sono state forzature né esiste alcun impedimento per quanti vogliano ritirare la firma da un atto pubblico che loro stessi hanno voluto”

A quanti si chiedono perché Pd e Sicilia Futura non sfiduciano Crocetta invece che “sparare sulla Croce Rossa-Accorinti” Picciolo e i suoi ricordano che i due partiti sostengono il governatore in giunta e nei sottogoverni, mentre nel caso del sindaco non c’è una presenza di governo e non c’è mai stata.

Il capitolo sfiducia è ormai chiuso, si sposterà fuori dal Palazzo ma la domanda adesso è cosa faranno in Aula i consiglieri di Picciolo e Greco.

“Per noi o si vota a giugno o non ha senso un lungo commissariamento. Ritengo che la pacificazione di cui parla Genovese sia solo un equilibrio politico per riorganizzarsi. D’ora in poi noi garantiremo solo il numero legale, per aiutare la città, berremo l’amaro calice che ci sta offrendo chi ha i numeri ma non lo vuole sfiduciare, ci manterremo terzi e lasceremo che saranno loro a votare bilanci e Piano di riequilibrio. Saremo i custodi di quella riappacificazione che vuole Genovese”.

Il messaggio ai naviganti (D’Alia e Genovese) è: avete voluto la bicicletta di Accorinti e la volete per i prossimi anni? Bene, pedalate voi.

Insomma siamo all’inizio di una lunghissima campagna elettorale che riserverà sorprese e colpi di scena. Prossima puntata il 3 aprile, in casa Udc.

Rosaria Brancato