Cultura e spettacoli

Intimismo nippo-francese nell’ultimo film di Hirokazu Kore’eda

In questi giorni è al cinema La vérité (in Italia tradotto come Le verità), il nuovo film del giapponese Hirokazu Kore’eda alle prese con ambientazioni europee e drammi familiari. Un intimo ritratto di una famiglia disarticolata e pur tuttavia vicina, perlomeno nel frangente dipinto dal regista.

Una eccelsa Catherine Deneuve veste i panni di una famosa attrice e madre assente. «Ho preferito essere una cattiva madre e una brava attrice», dice d’un tratto. La pubblicazione del libro delle sue memorie richiama in casa sua la figlia, interpretata dall’elegante Juliette Binoche, che nel frattempo si è trasferita in America, dove ha sposato un attore americano di serie B (Ethan Hawke). E proprio Hawke, per l’occasione in terra francese, esprime al massimo il suo essere un americano in Europa, ossia un bambinone tutto jeans, smorfie e frivolezza, poco accorto al contorno elegante e all’aria rarefatta e carica di memoria che lo circonda.

Un intreccio di memorie e drammi, riflessioni amare e rari momenti di assoluzioni reciproche. La madre (Deneuve), egoista ma ormai attrice in fase discendente, è affiancata per l’occasione dalla figlia (Binoche) nel ruolo di assistente personale durante le riprese di un film di fantascienza. E così il film “Le verità” alterna intimi momenti di confronto familiare ad ambientazioni fantascientifiche dove i ruoli di madre e figlia si invertono: la Deneuve diventa la figlia di una madre assente perché costantemente su una navicella spaziale.

La sensibilità giapponese del regista ben si mescola con il contesto francese, dando vita a uno strano ibrido che colpisce nel segno e lascia avvinti. Ottima sceneggiatura che riflette sul rapporto madre-figlia e sul ruolo delle star ormai nella fase calante della loro carriera. Una riflessione intimista che lascia sempre aperta la possibilità di una riconciliazione totale. Assolutamente da vedere.