L’arch. Cappello: “Barriere fisse per limitare i danni dell’erosione costiera”

La riviera ionica è esposta ai marosi provenienti dalle direzioni meridionali, talora con accentuata componente meridionale (Sud o Sud-Sudest) talora con accentuata componente orientale (Sudest o Est-Sudest). Ciò comporta dinamiche erosive costanti lungo le spiagge ioniche: i materiali sabbiosi vengono trasportati, grosso modo, da Sud a Nord. Costruzioni lungo il litorale provocano inevitabili cambiamenti della linea di battigia (avanzamenti sopravento, arretramenti sottovento).

I torrenti che trasportavano il materiale sabbioso a mare (e quindi alle spiagge) sono stati cementificati o edificati nelle aree adiacenti, soprattutto nella riviera Nord, dalla foce del torrente Annunziata fino alla foce del torrente Papardo. È risultata quindi una riduzione notevole dell`apporto naturale di sabbia dei torrenti. Le spiagge non ricevendo più sabbia perdono costantemente materiale a causa dell`erosione marina durante le mareggiate.

Infine dal secondo dopoguerra a oggi, in particolar modo negli ultimi 30 anni, si sono verificati due fenomeni concomitanti che hanno aggravato gli effetti erosivi: a) Eccessivo uso delle spiagge con sovraccarico di strutture (lidi, alaggio barche, clubs, ecc..), b) Divieto di scarico in mare dei materiali inerti provenienti dai cantieri edili.

Posto che le spiagge difficilmente torneranno a essere fruite come in passato, ossia solo per sdraiarsi, passeggiare o tirare a secco piccole barche, bisognerà elaborare una strategia progettuale complessiva per salvare un patrimonio essenziale per la nostra città. Gli interventi emergenziali non risolveranno il problema che rischia di provocare danni enormi. Sarebbe l`ora che noi messinesi (cittadini, istituzioni, ecc..) iniziassimo a programmare piuttosto che improvvisare, ovvero che abbandonassimo quel modo tutto messinese di pensare che ci fa vivere come perenni precari – elemosinanti.

In quest`ottica sarebbe auspicabile che gli enti preposti (Comune, Demanio, Genio civile, associazioni, ecc.) si siedano a un tavolo per elaborare un programma complessivo di risanamento e salvaguardia delle spiagge. Perlomeno individuando 3 linee guida: 1 – Definire funzionalmente gli ambiti (balneari, per alaggio natanti, per attività sportive, ecc…); 2 – Programmare gli interventi (opere di difesa, ripascimenti, rinaturalizzazioni, ecc…); 3 – Individuare, adeguare e coordinare gli strumenti legislativi (Prg, piano spiagge, ecc..) in sinergia tra le istituzioni per ottenere finanziamenti adeguati in prospettiva di medio-lungo periodo (20 – 30 anni). Più o meno come a suo tempo fecero (in maniera encomiabile) i nostri predecessori quando ricostruirono nel dopoguerra la litoranea dal porto fino a torre Faro. Solo con la consapevolezza di dover affrontare una (tra le innumerevoli) sfida programmatica e civile potremmo risorgere come città, come corpo sociale attivo e non come accozzaglia disperata e mendicante che da decenni si autodistrugge caparbiamente. Facciamolo almeno per i nostri figli.

In dettaglio mi permetto di suggerire un sistema di contrasto all`erosione che si basa su un principio elementare: ridurre l`energia erosiva delle onde. Il sistema prevede la posa sui fondali di elementi in calcestruzzo di sezione angolare. Tali elementi verrebbero riempiti di massi in pietra naturale formando così una “scarpata” artificiale affiorante a pelo d`acqua. In tal modo le onde frangendo più a largo limiterebbero l`asporto di sabbia dai litorali. Per ottenere una protezione efficace sarà necessario studiare bene i fenomeni a livello locale, progettare bene le opere (sezioni, dimensioni, carichi, resistenze, ecc…) incluse le fasi di posa in opera e la manutenzione che dovrebbe risultare semplice ed economica. I semicassoni di lunghezza max. pari a ca. 15 – 20 m (facilmente realizzabili e trasportabili dai comuni pontoni) possono essere posati l`uno accanto all`altro per ottenere barriere di lunghezze adeguate (ad es. 60 – 80 m) secondo inclinazioni ottimali rispetto alla linea costiera e in parte dotate di passerella e ormeggi…

A mio avviso i vantaggi di un sistema del genere si possono riassumere nel modo seguente: – stabilità e durevolezza dei “semicassoni” (poggiati su un basamento in pietrame che scarichi uniformemente sui fondali sabbiosi le sollecitazioni della scarpata, evitando eccessivi assestamenti o sprofondamenti, tipici delle tradizionali massicciate) – ottimizzazione dei materiali utilizzati (i massi in pietra naturale collocati entro i “semicassoni” rimarrebbero stabili, senza rotolamenti e sprofondamenti, rispetto alle tradizionali massicciate) – possibilità di utilizzo per ormeggio stagionale di piccoli e medi natanti tramite la sovrapposizione di elementi in calcestruzzo a mò di passerella (gli inevitabili livellamenti del piano di calpestio sarebbero ottenuti interponendo adeguate tacche di gomma). Se un sistema del genere possa davvero risolvere o perlomeno alleviare gli effetti erosivi, permettendo la salvaguardia e una migliore fruizione delle spiagge, non sta a me stabilirlo. Posso dire con certezza che continuando ad agire nell`ottica dell`emergenza (vedi Galati) non risolveremo niente. Tra l`altro una notevole quantità di risorse finanziarie comunitarie giace da anni negli uffici di Bruxelles in attesa che amministrazioni e comunità degne di questo nome presentino progetti concreti, realizzabili, dettagliati e finalizzati a migliorare il sistema socio-economico locale. Non è questo il caso delle nostre spiagge?