Niente Hotspot a Messina, ma sarà ampliato il centro di Bisconte

Nessuna comunicazione ufficiale sull’attuazione dell’Hotspot, ma l'annuncio dell’ampliamento del Centro di Prima Accoglienza (al momento con 200 posti) dell’ex Caserma Gasparro a Bisconte. Così la Prefettura interpellata sul tema dal rappresentante messinese in Parlamento del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva, in seguito ad una ispezione effettuata ieri all’ex Caserma.

“La Prefettura ha dichiarato che non ha notizie di un Hotspot a Messina- afferma D’Uva -. L’unica certezza è che il dicastero ha già avviato una convenzione quadro per la procedura di ristrutturazione della caserma Bisconte”. Sarà, dunque, ampliato il numero dei posti disponibili nel Centro di Prima Accoglienza, con la possibilità di realizzare un Cara, Centro Accoglienza Richiedenti Asilo.

Non è la prima volta che Messina finisce nelle mire delle politiche migratorie ministeriali. Già nel dicembre 2014 la città rientrava, infatti, in un progetto – poi abbandonato – che riguardava la creazione di tre grandi hub italiani, di cui uno in Sicilia, proprio la Caserma Bisconte, con 600 posti.

All’epoca dei sopralluoghi per la realizzazione del centro attuale, è risultato che solo due delle palazzine sono agibili, per questo il Ministero stimò una spesa di non meno di 5 milioni di euro per la ristrutturazione delle altre. A tal proposito 15 giorni fa si è svolta nell’area dell’ex Caserma un’ispezione da parte di tecnici ministeriali.

Il destino dell’area è così già deciso, nonostante gli annunci passati dell’Amministrazione Comunale su diversi progetti: dal riutilizzo delle palazzine per l’emergenza abitativa alla costruzione del Palagiustizia.

Il centro attuale, però, versa in situazioni critiche: sovraffollamento, letti a castello ammassati l’uno sull’altro con solo qualche asciugamano usato per dividere un materasso e l’altro. Tempi di soggiorno lunghissimi, malgrado, essendo un centro di prima accoglienza, le persone non dovrebbero fermarsi più di 72 ore. “Condizioni disagiate – racconta D’Uva -, una ventina di migranti che dovrebbero testimoniare nei processi contro i presunti scafisti lasciati nei centri, quando invece dovrebbero stare in luoghi protetti, secondo l’articolo 18 del Testo Unico sull’Immigrazione. Alcuni di loro sono giunti al centro sette mesi fa e attendono ancora il primo colloquio con la Commissione.

Un’altra violazione delle norme – e dei diritti – è la presenza di i minori stranieri non accompagnati divenuti maggiorenni. La legge prevede che, una volta compiuti i 18 anni, questi ragazzi siano inseriti in un circuito di assistenza come quello dei centri Sprar, invece vengono portati a Bisconte o alla tendopoli del PalaNebiolo. La Prefettura, i cui funzionari ispezionano una volta al mese il centro, si è impegnata con D’Uva per risolvere queste gravi situazioni al più presto.

A giorni dovrebbe essere espletato il bando di gara per la gestione delle due strutture – ex Caserma e PalaNebiolo – a cui sono giunte una decina di offerte. L’attuale affidamento è scaduto dal 31 dicembre e la gestione è in proroga in attesa dei risultati del nuovo bando.