Al Frazzanò Folk Festival il ritmo travolgente della Notte della Taranta

La quarta edizione del Frazzanò Folk Festival, la rassegna musicale creata da Marco Imbroscì, assessore Cultura, Sport e Spettacolo del piccolo centro, sarà ricordata. La kermesse ha infatti ospitato artisti conosciuti come Mario Incudine, il lampo di genio però è stato far salire sul palco della piazza regina Adelasia, Antonio Castrignanò. Voce e tamburi della famosa “ Notte della Taranta”, il festival di musica popolare più famoso d’Italia, che per l’intero mese di agosto diffonde ritmi antichi e frenetici in molti luoghi del Salento, culminando con il concerto del 26 a Melpignano. Incontriamo l’eclettico musicista, che pur essendo ormai avvezzo a folle oceaniche, si prepara ad esibirsi con grande concentrazione.

Quando è nata la passione per questo genere musicale?

“Prestissimo. Da bambino, tra feste e riti, ho avuto la possibilità di ascoltare le prime melodie e ritmi della tradizione musicale della mia terra, il Salento. Crescendo è cominciata l’esperienza attiva attorno alla cultura e musica di tradizione orale: il contatto diretto con gli anziani cantori e la mia riproposta sui palchi con Aramirè, Canzoniere di Terra d’Otranto e Grecanico Salentino.

Il suo successo è una sorta di rivincita per i molti talenti del meridione e per il Sud intero?

La mia esperienza e la mia generazione sono figlie di un’esigenza comunicativa che voleva dare voce e dignità attraverso la musica, l’arte e il dialetto a un lembo di terra, a una classe sociale e a un’identità dimenticate e sfruttate per lunghi anni. Oggi è bello raccontare il Salento attraverso l’arte e la musica, evitando gli stereotipi, però, e conservando sempre la propria dignità.

Lei si rivolge a me chiamandomi “ cugina di sangue”, quale il rapporto tra la Puglia e la Sicilia?

“Il nostro legame non può prescindere in partenza dalla nostra stessa posizione geografica. La storia ci ha reso protagonisti delle stesse vicende, ci ha accumunato negli anni negli usi , nei costumi, nella cucina, nell’emarginazione, nell’emigrazione, nella lingua che restano ancor oggi molto simili. Poi ci sono anche le esperienze personali che contano con tanti amici e artisti siciliani.”

Questa parentela spirituale si rinsalderà ?

“Sono stato a suonare in Sicilia al teatro antico di Taormina e anche nella fantastica Scicli per il Taranta Sicily Festival, e adesso qui a Frazzanò per questa splendida serata. Spero di ritornare molto presto da voi, ogni concerto già dal mio arrivo mi rende contento”.

Si spengono le luci e Antonio Castrignanò sale sul palco muovendosi con la grazia di un ballerino di “Pizzica” e l’autorevolezza di un tenore. Accompagnato da musicisti straordinari, canta e suona con il tamburo antiche canzoni della tradizione salentina alternandole con quelle del suo album “Fomenta.” La piazza contagiata dall’energia e dai ritmi delle percussioni, risponde. Ballano tutti, come si dovrebbe danzare : senza un pensiero lugubre e senza un domani al ritmo della “Zitella”. Danzano lentamente quando Castrignanò canta “ Vitti ‘na crozza” con parole del dialetto siciliano e di quello pugliese al ritmo del Sirtaki. Ballano tutti come se il tempo si fosse fermato, come se la spedizione da Quarto con i mille avventurieri non fosse mai partita.

Marina Romeo