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La “cassaforte” estera dei Genovese, cadono le accuse più gravi

fEsce ridimensionata, dal vaglio preliminare, l’inchiesta che ha portato all’ultimo sequestro milionario per la famiglia Genovese. Non reggono infatti le accuse di riciclaggio ed autoriciclaggio, cade l’illecito amministrativo contestato ad una delle finanziarie, mentre restano in piedi le ipotesi legate ai reati fiscali, che saranno vagliati dal giudice monocratico.

E’ cominciata di buon mattino ed andata avanti fino alle 16.30 passate l’udienza preliminare sul caso del “tesoro” non scudato dei Genovese ed esportato all’estero, in parte rientrato in Italia dopo aver “attraversato” società diverse e i parte intestate a familiari diversi.

I PM Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco hanno ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati: Francantonio Genovese e il figlio Luigi, la moglie Chiara con le sorelle Rosalia ed Elena Schirò e gli altri familiari Marco Lampuri, Franco Rinaldi, Daniele Rizzo e la società L&G Group.

Il notaio Stefano Paderni ha scelto l’abbreviato e per lui l’Accusa ha chiesto la condanna a 2 anni e mezzo. Tornerà davanti al Gup per la decisione il prossimo 20 settembre.

Poi il Gup Monica Marino ha ascoltato i difensori, gli avvocati Nino Favazzo, Antonio Amata, Alessandro Billè, Paniz e Marcello Parrinello e dopo 3 ore e mezzo di camera di consiglio, ha dato lettura della propria decisione: le ipotesi di reato fiscale meritano di essere approfondite al processo, che comincerà il 20 marzo davanti al giudice monocratico per tutti gli indagati, ad eccezione della società. Per tutti è stato dichiarato il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato per le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio.

Gli accertamenti della Guardia di Finanza avevano portato al sequestro a novembre 2017 del conto corrente presso la Giulius Bar di Montecarlo intestato alla Palmarich Investiment SA, il conto corrente Unicredit e quello Banca di Credito Peloritano intestato a Chiara Schirò, il conto di credito Banca Peloritano di Francatonio Genovese e tutti gli altri conti nella sua disponibilità, i saldi attivi della L&A e della GePa intestati a Genovese e Marco Lampuri, i conti correnti di Rosalia Genovese fino a 380 mila euro circa, fino a 450 mila euro nei conti della Schirò, la villa di Ganzirri, gli appartamenti di via Duca degli Abruzzi, via Lodi, via Brescia e via Sicilia, l’appartamento in residence a Piraino, le quote GePa e L&A in capo a Francantonio Genovese.

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