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La richiesta di tangente sui lavori a San Marco, ecco la denuncia dell’imprenditore

“Tutto è cominciato con la richiesta da parte sua di ridurre la lunghezza dei tiranti, che non è infondata, ma ero convinto che l’economia derivante da questa riduzione potesse compensare situazioni impreviste all’interno del cantiere. Quando poi mi disse questo risparmio, di circa 200 mila sarebbe stato diviso tra noi in parti uguali, e lui avrebbe pagato i tiranti per l’intera lunghezza nonostante mi avesse chiesto di farlo più corto, lì ho avuto la certezza che stavo diventando socio di un disegno corruttivo a cui non avendo alcuna intenzione di aderire”.

Parla così Fabio D’Agata, l’imprenditore del catanese che ha denunciato l’ingegnere Basilio Ciraolo, 70 anni, da ieri ai domiciliari con l’accusa di aver tentato di lucrare sull’appalto dei lavori per il consolidamento del costone sotto via Cappuccini, a San Marco d’Alunzio, franato a più riprese negli anni scorsi.

La Guardia di Finanza e la Procura di Patti avevano ipotizzato il reato di concussione, trasformato dal giudice che ha firmato il provvedimento d’arresto in tentata induzione indebita. Per gli inquirenti, infatti, la richiesta della “cresta” sull’appalto era una vera e propria tangente. L’ingegnere settantenne è stato nominato direttore dei lavori parecchi anni fa. Ma non è l’unico incarico che ha ricevuto per conto del Commissario regionale per l’emergenza idrogeologica. Il sospetto, degli investigatori così come dell’imprenditore che ha denunciato, è che quello della cresta sui tiranti sia un vero e proprio “schema”.

“Mi ero abituato a richieste ostili da parte di mafia, ‘ndrangheta, ma ancora non da un direttore dei lavori – riferisce D’Agata all’AGI, l’agenzia che ha raccolto le sue dichiarazioni il giorno del blitz delle Fiamme Gialle – lui aveva creato una grossa riserva, una lunghezza di 22 metri, che per il totale dei tiranti viene a costare oltre un milione di euro. In realtà se avesse utilizzato le relazioni geologiche allegate al progetto in maniera propria, avrebbe già potuto prevedere tiranti più corti. Non conta tanto la lunghezza del tirante, ma l’ammortamento dello stesso tirante all’interno di uno strato roccioso stabile: una richiesta di riduzione dei tiranti non implica necessariamente una riduzione di stabilità. Questo, però, lui avrebbe potuto capirlo subito, dimensionando zona per zona la lunghezza opportuna. L’avere lasciato la lunghezza a 22 metri mi fa pensare che lo abbia fatto intenzionalmente, per una riserva economica su cui andare a lucrare”.