Cultura

La verità sui giganti Mata e Grifone: non fondatori di Messina ma…

Giorno 1 Agosto, sono iniziati i preparativi per questo Ferragosto 2019 con la benedizione del Cippo della Vara. Un altro Ferragosto sta arrivando con tutto il brio e la magnificenza che l’accompagna, ma non si finisce mai d’imparare sui molti significati quasi mai noti di questa festività.

La tesi del prof. Riccobono

Oggi il professor Franz Riccobono, componente storico del Comitato Vara, ci spiega alcune sue interpretazioni e ipotesi sui Giganti.

Molti erroneamente ripetono che Mata e Grifone siano i mitici fondatori di Messina, ma la verità è un’altra.

Mata e Grifone non fondatori di Messina ma…

La leggenda oggi nota fu soprapposta a un diverso significato originario. Possiamo individuare una simbologia religiosa nei due colossi equestri: con il nero, Grifone rappresenta la Chiesa Costantinopolitana, invece Mata simboleggia la Chiesa Romana, con il bianco.

I nomi

I nomi dei Giganti derivano dalla fortezza Matagrifone, cioè “Ammazza-Grifoni”; i Grifones erano gli uomini venuti dall’Oriente, gli “uomini neri”, greci o turchi, una fazione a Messina osteggiata da quella latina. Il Matagrifone infatti era costruito sulle colline alle spalle della città in opposizione al monastero fortificato del Santissimo Salvatore dei Greci, la base dei Grifones.

I monaci basiliani – di rito greco – perpetuarono la fede cristiana a Messina durante l’occupazione araba, ed è anche il motivo per cui Ruggero d’Altavilla la scelse per lo sbarco. Buona parte della popolazione in Sicilia era musulmana infatti e non vedeva di buon occhio l’arrivo d’un esercito cristiano.

La Chiesa orientale e la Chiesa Romana

Queste due figure rappresentano la Chiesa Orientale e la Chiesa Romana come continuità di culto cristiano prima e dopo del periodo islamico. Anzi, nonostante gli Altavilla fossero cattolici, fino al Quattrocento fu fortissima l’influenza dei Basiliani, fra i quali alcuni giurarono infine fedeltà al Papa. Mata, procedendo avanti, rappresenta il momento in cui la Chiesa Cattolica ha prevalso.

Questa interpretazione è convalidata dal fatto che in Calabria esistono Mata e Grifone in ventotto comuni del reggino. In generale, la presenza di figure gigantesche è diffusa in tutto il Mediterraneo a partire dalla Spagna, e serve a indicare che i propri antenati erano i più potenti, come i semidei che venivano rappresentati di proporzioni enormi.

Una nota artistica da sottolineare è che, secondo alcuni storici locali, il disegno dei cavalli fu fatto da Leonardo da Vinci o da Raffaello Sanzio. Un allievo di quest’ultimo, Polidoro Caldara da Caravaggio, potrebbe avere portato il progetto con sé quando venne a operare a Messina. Esiste anche un disegno (il Cavallo di Leonardo), inizialmente destinato a un monumento equestre di Francesco Sforza, Duca di Milano, che rappresenta un gigantesco cavallo del tutto simile ai nostri.

La testa e il busto di Grifone sono le parti più antiche, probabilmente cinquecentesche. La testa fu scolpita da Montanini o da Calamech, che probabilmente s’ispirarono alla statua di Giove Capitolino (lo Zeus d’Otricoli) custodita nei Musei Vaticani; il gigante infatti non è un africano, ma ha lineamenti greco-romani.

Questo per chiarire che i due personaggi che escono con la Vara non rappresentano il moro e la bella cammarota, che non sono i mitici fondatori di Messina, perché la città nacque ben duemila anni prima del tempo in cui visse la coppia.

Ci sono ancora molte verità e curiosità sul Ferragosto messinese, per le quali non basterebbe un solo articolo.

Nei prossimi giorni, mano a mano che ci avviciniamo al caldo della festa, si potranno leggere altri scritti utili a prepararsi a vivere questa solennità con pienezza e nella più viva consapevolezza delle sue (e nostre) radici.