All’improvviso la Casa diventò Serena… ma non troppo

La vicenda di Casa Serena apre la strada ad una serie di riflessioni. C’ero quando in conferenza stampa Luigi Croce annunciò “lacrime e sangue” se non vogliamo affondare. C’ero quando lo ha ripetuto a sindacati, consiglieri comunali e al mondo intero. Quel che è accaduto dopo è noto: Croce ha mantenuto la parola, sono arrivate “lacrime e sangue”,i primi a pagare sono i più deboli, tagli ai servizi sociali, agli scuolabus, alle mense scolastiche. Adesso la mannaia tocca agli anziani, non quelli della Messina-bene che hanno la badante e l’infermiera ma gli ultimi degli ultimi, quelli di Casa Serena, dove peraltro io, appartenendo alla stessa categoria dei senza-soldi-nésperanze, contavo d’invecchiare senza dare fastidio a nessuno. A me non stupisce che Croce abbia fatto quello che aveva annunciato, mi stupisce lo stupore di tutti. Se uno ti dice “arriveranno lacrime e sangue”, un cittadino di media intelligenza lo capisce dove andrà a finire il cetriolo. Chi ha rubato, evaso, depredato ha la barca all’asciutto e non è nella stessa barca nostra che sta affondando. Invece no. Arriva Monti al governo e tutti si aspettano che sia al governo Che Guevara o Robin Hood che mette la patrimoniale, fa pagare l’Imu alla Chiesa, taglia gli sprechi. Arriva il Commissario al Comune e tutti si aspettano San Francesco che parla ai pescespada dello Stretto e li convince a suicidarsi gratuitamente nei piatti della mensa di Sant’Antonio. Come si dice, “è uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo”. Neanche per un attimo mi è balenato per la testa che Croce stesse parlando delle lacrime dei privilegiati, non capisco lo stupore dei sindacati e dei partiti di fronte alle prime goccioline rosse. Prima tutti a calar la testa, “sì, si deve, dobbiamo sacrificarci per salvare la città, se no perdiamo posti di lavoro, paghiamo le tasse, non avremo servizi ect etc”. Ma scusate, i posti di lavoro che perdiamo nei servizi sociali cosa sono hobby, volontariato? E l’Imu un mese fa non è stata elevata al tetto massimo? Mai come in questo momento forse davvero avremmo bisogno della politica, quella vera, che fa scelte che diano un senso alle cose, la Politica responsabile. Non chiederei mai ad un commissario di lasciare aperta Casa Serena, perché lui non è il sindaco,ed è obbligato, di fronte alla più assoluta irregolarità, a chiudere. Se scoppia un incendio e anche un solo vecchietto si ferisce a un dito paga lui. E non solo è fuorilegge Casa Serena, ma gran parte delle Case di riposo messinesi, con il paradosso che gli ospiti della struttura rischiano di finire in altre province. Una politica incapace e arraffona ha lasciato che si arrivasse a questo. Quindi Monti e Croce tolgono le castagne dal fuoco. A Croce non oserei mai dire, “troviamo una scelta politica, qualcosa che abbia a che fare con il cuore e non con i numeri”. La mensa scolastica nei quartieri a rischio è spesso l’unico pasto decente per troppi bambini. Lo scuolabus non è per i figli dei ricchi, l’assistenza domiciliare, il trasporto disabili, non sono per i ricchi. Il pane dal tavolo viene tolto agli ultimi. Non sono una fan delle cooperative che ritengo orrendo bacino clientelare dove lavorano sul serio in pochi e quei pochi che lavorano non sono mai quelli che prendono gli stipendi. Ma se si manda in strada il settore dei servizi sociali devasti la parte ferita della città. Che ora quanti hanno plaudito a Croce quando ha preso in mano le forbici si stupiscano che le usi è quantomeno singolare. In una città dove, come ha detto lo stesso commissario “ Si vuol far passare l’irregolare per normale e viceversa”, il sangue che scorre è degli ultimi e non ha il colore blu. Non so se chi ha applaudito Croce era sordo, non era in buonafede o pensava che scherzasse. Lui è stato chiarissimo, non mi sono fatta illusioni, neanche con Monti, il cui unico lato positivo è che ha posto fine ad un ventennio da dimenticare. Il sindaco è il primo innamorato della sua città, usa il cuore prima di ogni altro organo. Quando la politica fallisce entrano in scena i tecnici per riparare i danni. Mi ha colpito un cartello di protesta: “ Casa Serena per noi non è un ospizio, ma una famiglia”. Francesca Stornante mi ha raccontato che quando è andata lì le anziane le hanno offerto il caffè e la baciavano come una nipotina. Un tempo gli anziani erano la parte più bella della famiglia, era la storia di un popolo, l’anima e le ossa, restavano in casa, con i nipoti e i pronipoti, accuditi e amati. Oggi si lasciano negli ospizi o se hai soldi in una Casa di riposo a 5 stelle. In alcuni casi la pensione del nonno è l’unico sostentamento di intere famiglie quindi vengono venerati e tenuti in vita il più a lungo possibile. Non sto parlando dei superpensionati-highlander che anzi il futuro dei nipoti se lo sbranano quotidianamente e presidiano porte e finestre della fortezza. Se un vecchietto scrive “Casa Serena è una famiglia”è un concetto che va ben oltre la necessità di garantire i posti di lavoro e i posti letto. E’ come chiedere di mantenere in vita quel filo sottile che fa sentire ancora uomini quando ci alziamo al mattino, che dà un senso al passato e una dignità al futuro. Non si tratta di difendere posti di lavoro ma di difendere una famiglia , quella che quegli anziani hanno ritrovato nella stagione ultima della loro vita. La famiglia è il pilastro di una società, se la tocchi crolla tutto. Un tecnico non fa questi ragionamenti, un politico sì. Quanto ai posti di lavoro quando si dice “sono troppi oltre 100 lavoratori per 120 anziani” si fa ancora una volta un calcolo tecnico. Si dimentica che non ci sono 120 Rosaria Brancato in ottima salute ma vecchietti non autosufficienti. Un’anziana ha detto “ma lei ha idea di quanta cacca spalano ogni giorno?”, avete idea di cosa significa far mangiare, accudire, aiutare, 120 anziani? Croce non ha scelta, ma a troppi fa comodo una città commissariata,magari sperando che dopo questa cura di ferro alle amministrative accogliamo a braccia aperte il primo che passa. Ma m’indigna il falso stupore di chi oggi dice “ma allora diceva sul serio!”. Certo che diceva sul serio, era un altro quello delle barzellette. In fondo lo sapevamo tutti che sarebbe finita così e che le lacrime e il sangue sono sempre quelle dei soldati e mai quelle di chi li ha portati in guerra.

Rosaria Brancato