La notte in cui i ladri rubarono i colori ai bimbi dell’oncologico

Si sono introdotti nella notte da un terrazzo sul retro, poi hanno rotto una finestra. Sapevano cosa e dove cercare, erano già stati lì ed avevano rubato un computer. Son rimasti al piano terra, inciampando forse in qualche giocattolo, ma nell’aria non si sentivano neanche più le voci dei bambini che trascorrono le giornate in quelle stanze, attaccati alle flebo della chemioterapia. Sapevano cosa e dove cercare e li hanno portati via in pochi minuti: i due televisori che portano i colori nella vita dei piccoli ospiti dell’oncologico pediatrico del Civico di Palermo. E’ andata così, domenica scorsa, un furto facile come bere un bicchiere d’acqua, in un reparto non controllato, perché alle 20, come ogni day hospital, si svuota e i bambini tornano nei loro letti. Fino alla mattina successiva. Lunedì 15 le pareti di quelle stanze erano in bianco e nero, anzi grigio, perché alcune bestie avevano rubato i colori ai bambini.

Le sigle dei cartoni animati, la pubblicità dei Ringo e le battute dei Simpson, non c’erano più, ingoiate nel buio. E non pensiate che quei due televisori a schermo piatto fossero dotazione del reparto. Tutt’altro, erano un dono dell’Associazione Siciliana per la lotta contro le leucemie e i tumori dell’infanzia, l’onlus “Liberi di crescere” che unisce i genitori dei bambini malati di cancro. Sono stati loro a mettere insieme i soldi per donare le tv. Già, perché nel Paese degli scandali, dove le fatture pagate dal pubblico vengono gonfiate per dare le mazzette ai compiacenti e le regalìe a politici ed operatori, nella sanità siciliana dove si gonfia l’inverosimile e persino i consulenti delle Asp costano fior di quattrini, trovare quattro lire per due televisori destinati ai bambini che lottano contro la morte, è impossibile.

Vi ricordate la clinica Santa Rita di Milano dove si facevano interventi inutili per gonfiare i rimborsi? Per non parlare degli scandali della Fondazione Maugeri e del San Raffaele per i quali sono finiti in carcere amministratori e imprenditori. Ma i soldi pubblici per due televisori ai piccoli dell’oncologico non riusciamo a trovarli, neanche dopo tutti i tagli operati dalla riforma dell’assessore Massimo Russo. Questi bambini sono stati derubati due volte: da un sistema che spolpa fino all’osso e dai ladri che rubano anche l’umanità. Non posso credere che siamo arrivati ad un tale livello di disumanità da rubare due televisori in un reparto oncologico. Una bimba ha detto: “mi son sentita derubata perché anche questa è casa mia”. Un cancro si è portato via mia sorella Celeste e so perfettamente cosa significa vivere in un day hospital durante la chemio.

Quando una bimba arriva a dire che una camera d’ospedale è casa sua è perché in quel reparto è entrato il sole, anche grazie a chi ha donato due semplici televisori. Magari i bambini litigano per il telecomando e mi piace immaginare le femminucce che litigano con i maschietti perché non vogliono vedere i cartoni giapponesi. Ma non è così, perché quando sei in terapia non hai la forza per litigare. Ma gli occhi si, quelli restano vivi e cercano i colori, perché i colori rappresentano la vita e ti aggrappi a tutto ciò che odora di vita. Ecco perché mi fanno schifo quei ladri che sono entrati a rubare quello scampolo di vita che i bambini respirano insieme ai farmaci. Abbiamo perso il senso dell’umanità. A Torino un 13enne ha rubato un iphone ad un uomo appena travolto e ucciso da un’auto insieme al figlio di 7 anni. Lo ha rubato dal luogo dell’incidente mentre quel bimbo moriva e quando lo ha portato a casa il padre gli ha consigliato di gettare la scheda per non farsi rintracciare.

La buona notizia c’è ed è che due giorni dopo il furto un’azienda della provincia di Palermo ha donato due televisori nuovi. Senza cerimonia, né foto ufficiale, li ha fatti recapitare, come è giusto che sia, senza passerelle. E i colori son tornati. In quei giorni mi stavo interrogando sullo spreco di soldi in questa campagna elettorale, tra cene, spot, volantini, manifesti, gazebo (pacchi di pasta, cellulari,contanti..). Mi sarebbe piaciuto che qualcuno, senza passerella, avesse tolto 400 euro alla campagna, magari stampando due manifesti in meno, per restituire i colori a questi bambini. E non pensando: potrebbero essere i miei figli. Ma proprio perché sono figli di un altro. Abbiamo perso il concetto dell’altro inteso come “altro da noi ma uomo come noi”.

Il vero altruismo, la vera solidarietà non è verso “l’altro che potrei essere io” ma verso l’altro in quanto altro-da me, con le sue differenze e che potrei persino detestare. Un gesto disinteressato è quando dono il televisore non perché potrebbe essere mio figlio, ma proprio perché è il figlio di un altro da me, ma essere umano come me. Siamo tutti fatti della stessa pelle, dello stesso respiro. Ma questo è un altro discorso. I bambini dell’oncologico hanno ritrovato i colori. E noi un po’ più di fiducia. Fino al prossimo furto. Ho voluto raccontare questa storia in piena frenesia elettorale perché vorrei che per un attimo si fermasse il tempo, giusto per pensare alle cose serie della vita, a quelle per cui val la pena lottare, impegnarsi e sentirsi fieri di essere uomini. Per riportare tutti sulla terra e ridimensionare questo clima.

Domani, quando i bambini torneranno con l’ago nella pelle, con le testine tutte uguali perché senza capelli come quando erano nelle braccia delle loro mamme, sorrideranno e canticchieranno la sigla del loro cartone preferito. Se sorrideranno lo dovranno non alla Regione, non allo Stato, non al Pubblico, ma ad alcuni uomini sconosciuti che sono stati grandi. E non vogliono neanche la foto in cronaca, figurarsi il voto (che poi a gente così io lo darei a occhi chiusi).

Rosaria Brancato