teatro

L’ammazzatore. Un inno alla vita, testimoniato dagli abissi di un mondo derelitto, rapisce il pubblico

Ernesto Scossa , il protagonista della drammatica” mise en scene” rappresentata sabato e domenica u.s. al messinese Clan Off,è figlio di una Palermo che non lascia via di scampo e sembrerebbe non concedergli il minimo spiraglio di luce, mettendolo di fronte all ’unica possibilità, quella di uccidere per mestiere, facendo ciò che bisogna fare, a qualunque costo. La piece, il cui script si è attestato a Rosario Palazzolo (che ha ricevuto il premio ANCT 2016 proprio per l’attività di drammaturgia) è storia di un uomo emblematico di un’umanità meschina e derelitta, che sembrerebbe destinato a proseguire nelle proprie efferatezze fino al baratro finale, finchè….un viso di donna non parrà aprire per Ernesto un varco su una possibilità di riscatto, che da allora inizierà a perseguire, sulle prime quasi disorientato dalla sua stessa scelta ma, mano a mano, sempre più risoluto verso un nuovo inizio in quel di Apecchio,con la diversa identità di Marcello Clemente. La direzione di Giuseppe Cutino – che è anche eccellente attore e che recentemente ha svolto la funzione di assistente di Emma Dante – si è snodata con maestria e sicurezza a mezzo spunti originali resi fra le pieghe di una trama entro cui districarsi. In scena lo stesso autore unitamente a Salvatore Nocera, con il quale costituisce già da tempo un duo in un riuscito sodalizio artistico: e si rasenta davvero la perfezione, con ogni battuta sempre perfettamente contestualizzata, in una lingua ora evocativa e poetica, ora dura e violenta, disarticolata e divaricata, doppia come certe esistenze possono essere. I protagonisti procedono a incarnare personaggi diversi, ma si scambiano anche i ruoli in un continuum di sovrapposizioni davvero originale e creativo. E se l’incipit è apparso davvero brutale, ci ha poi trasportati a ritroso nel tempo, per sottolineare le motivazioni sottese al contesto in apertura rappresentato, di un uomo cioè fatto schiavo, divenuto marionetta da muovere a piacimento per essersi consentito una ribellione poi risultata temeraria e comunque impossibile L’amore- questo il messaggio corrosivo- che può rendere delicato anche un minuscolo uomo, non può servire a segnare però un reale cambio di rotta e la bionda Katia, che il protagonista si è rifiutato di giustiziare, non lo potrà accompagnare lungo alcuna via di riscatto. La scena è sorprendentemente piena pur nel minimalismo più estremo, ove un lenzuolo bianco avrà un uso volta per volta diverso, fino a ricoprire gli stessi spettatori in un triste sudario. Bellissime infine anche le musiche, intense e appropriate, che hanno scandito in modo eccelso i vari cambi di registro. Insomma, una rappresentazione impeccabile davvero, ove non un solo elemento negativo giunge a inficiare quella perfezione alla quale raramente si può assistere: il pubblico presente ha tributato una vera ovazione, risultando, giustamente, oltremodo coinvolto e affascinato dall’ intenso spettacolo.