“Per Legge Superiore” di Giorgio Fontana in uscita per Sellerio

Per legge superiore (Sellerio editore; 256 pagine; €13) è prima di tutto il ritratto di un magistrato di fronte a un dilemma morale che gli fa percepire, con abbagliante chiarezza, quanto sia divenuta inadeguata l’idea di giustizia che coltiva da sempre. Roberto Doni ha più di sessant’anni, fa il sostituto procuratore a Milano, è sobrio, formale, ineccepibile. Il suo pensiero prevalente è l’ultimo passo della carriera, il più alto: ma non è un uomo di potere. Prende il privilegio come vive il resto, come cosa dovuta, inevitabile. Così Milano gli sembra operosa, prevedibile, asettica, ma in fondo straniera a tutti; la bella moglie, con la sua intelligenza, con il suo ragionevole amore, lo appaga; lo stupisce appena l’atteggiamento della figlia lontana, che gli sembra sempre un tacito, inspiegabile, rimprovero. A quest’uomo, che non s’è più incontrato con il tormento del dubbio da quando, agli inizi, dialogava con un collega coraggioso che gli fu maestro di ideali, capita una pratica di routine. Dovrà sostenere in appello l’accusa contro un muratore tunisino, ora in galera per un crimine commesso dalle parti di via Padova, un’aggressione che ha suscitato clamore di giornali e proteste popolari. Tutto scontato: perfino l’imputato sembra accettare quello che tutti vogliono, una condanna. Ma in quel momento a Doni si presenta una giovane giornalista free-lance. Chiede al procuratore di proporre, addirittura, l’assoluzione. Non solo è convinta dell’innocenza dell'uomo, ma si dichiara in grado di provarla, se soltanto il magistrato sarà disposto a una specie di immersione nell’indole, nello stile di vita del giovane. Riluttante, Doni accetta solo perché avverte Elena come una coscienza fresca che gli risveglia antichi insegnamenti. E inizia la sua inchiesta nel mondo di via Padova, un’altra insospettabile Milano carica di impulsi vitali e di un desiderio di esistere sconosciuto. È un corpo nuovo della città, al quale non basta nessuna favola rassicurante di eguaglianza della legge. E lo assale il giovane tarlo della giustizia, la legge superiore che gli comanda di diventare ciò che deve: il magistrato solo di fronte alla scelta, a qualunque prezzo, umano, affettivo, di carriera. L’incertezza di una società, convinta di avere risolto ogni cosa ma che si scopre all’improvviso costretta da nodi vitali non sciolti, s’incarna in un personaggio solo, di cui una scrittura priva di aggettivi denuda a poco a poco l’emblematica tristezza e fragilità. Giorgio Fontana ha scritto un libro che si colloca al confine tra la riflessione etica ed esistenziale, la denuncia civile e l’intreccio giudiziario. È lo stesso confine che Sciascia percorreva.

Giorgio Fontana è nato nel 1981. Ha pubblicato i romanzi Buoni propositi per l’anno nuovo (Mondadori 2007) e Novalis (Marsilio 2008), il reportage narrativo Babele 56 (Terre di Mezzo 2008) e il saggio La velocità del buio (Zona 2011). Vive e lavora a Milano.