"L'attimo prima" di Musolino: i guerrieri non nascondono le cicatrici

“L’attimo prima” di Musolino: i guerrieri non nascondono le cicatrici

Rosaria Brancato

“L’attimo prima” di Musolino: i guerrieri non nascondono le cicatrici

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giovedì 12 Settembre 2019 - 16:49

Il romanzo d'esordio del giornalista Francesco Musolino è un manuale del cuore, dedicato a chi cade 7 volte e si rialza 8

Quando la tua anima è pronta lo sono anche le cose”. L’esordio letterario del giornalista messinese Francesco Musolino, è la storia di una rinascita, dedicata a chi cade sette volte e si rialza otto, a quei guerrieri che imparano a non nascondere le cicatrici e che, anzi, trasformano quelle ferite e quei balsami usati per guarire come forza vitale, come energia creativa.

Tutto d’un fiato

L’attimo prima” (ed.Rizzoli) è un libro da leggere tutto d’un fiato, al calar della sera fino a notte, perché ci accompagna in un viaggio nel cuore che ognuno di noi ha intrapreso e risolto (o ancora non risolto) a modo suo. E’ un viaggio attraverso il dolore della perdita, lo smarrimento di fronte ad un futuro che sembra svanire, ed insieme un percorso alla scoperta della capacità di costruire un nuovo sé. Un libro delicato, che ha come sfondo una Sicilia a tratti maestosa, a tratti mamma amorevole, a tratti matrigna con i suoi figli.

Storia di Lorenzo

“L’Attimo prima” è la storia di Lorenzo, giovane messinese cresciuto sotto il tavolo del ristorante dei genitori, sognando di diventare chef e di avere una storia d’amore come quella di Sara e Leandro, uniti dal cemento armato della complicità e di sogni realizzati insieme. Poi, all’improvviso, quell’attimo prima in cui il suo personale sogno di diventare chef sta per diventare reale, accade l’imponderabile, la tragedia che manda in frantumi il fragile vaso della sua giovane vita.

Come in una bolla

Nelle prime pagine del libro Lorenzo lo conosciamo così, un vaso in frantumi, un cuore che si rifugia in una “bolla” protettiva che ha la forma di un’agenzia di viaggi, dietro una scrivania senza arredi, senza colori, senza tracce di ricordi. Lui, cresciuto con i sapori della “Bella Tavola”, con gli aromi di Sicilia, lo spezzatino di mamma Sara, adesso nella pausa pranzo mangia solo insalate, si finge vegano, trascorre la vita ad immaginare le vite degli altri dietro le finestre dei palazzi o dietro gli scorci fotografati. Le vite e i ricordi degli altri, mentre il suo corpo si rifiuta di ricordare, di aprire varchi alle relazioni affettive con gli altri.

Paura di dimenticare

Per paura di star male si può dimenticare di tutto? Ma è davvero possibile cancellare i ricordi?”, si chiede seduto dietro la scrivania dell’agenzia di viaggi intento a proporre con successo i pacchetti da lui inventati, “Keep Calm and Travel”, rigorosamente “No kids”.

Intorno a lui una Sicilia selvaggia e selvatica fa i conti con terremoti, neve, l’eruzione dell’Etna, la siccità, piccole e grandi catastrofi che fanno da contraltare ad una vita immobile, quasi dietro un acquario, senza voler ricordare e senza voler sognare né il passato né il futuro.

Sicilia nel cuore

La verità è che i siciliani non viaggiano, sognano di emigrare e basta, portandosi un pezzo di Sicilia nel cuore. Un amore dilaniante, un dolore pazzo che ti spinge ad andare via senza riuscire davvero a dimenticare questa terra”, pensa mentre trascorre i giorni a proporre viaggi, itinerari lontani, fughe, piccoli sogni.

Toccherà alla sorella Elena e ad altri personaggi del romanzo, come la collega di lavoro Carla, lo srilankese Sameera, la travolgente cuoca Sveva, mettere sale nelle sue ferite, insegnandogli che solo se “riconosci come tuo il tuo dolore”, solo se lo attraversi tutto, puoi rinascere.

L’assenza è presenza concentrata

Ti senti mai come se la mancanza di qualcuno coprisse tutto l’orizzonte? Ti senti mai come se il dolore avesse ostruito ogni cosa? Ti svegli ancora pensando che sia un brutto sogno? Ti manca anche adesso sino a lasciarti senza fiato? A me è successo tutto questo, sì”.

Sarà la sorella Elena a farlo uscire dall’acquario che si è costruito intorno, a ricordargli che, come le carpe “ propizio è perseverare” ad insegnargli l’arte del Kintsugi, quel rimettere insieme i cocci senza fingere che il vaso non si sia rotto ma anzi, mostrando proprio quelle fratture.

Kintsugi

Il Kintsugi è l’arte di riunire i pezzi rotti dell’anima e richiudere le ferite, ma prima devi accettare di essere umano, di essere frangibile. Solo quando andiamo in frantumi sappiamo di cosa siamo fatti”.

Francesco Musolino

Hic sunt leones

Ma la vita irrompe sempre nell’acquario che ci costruiamo per difenderci. Nel caso di Lorenzo è attraverso la chef Sveva (una vita in giro per il mondo ed una carpa tatuata sulla spalla destra), che inizia a guardare le cicatrici del cuore e ad affrontare il suo personale dolore. Con Sveva tornerà, lentamente, riottosamente, a usare i sensi, l’olfatto, il gusto. E farà le sue scelte, perché solo quando la nostra anima è pronta davvero allora le cose accadono. Solo allora sentirà i leoni ruggire dentro, “Hic sunt leones”, perché servono i leoni per sopravvivere alla vita.

Per ascoltarli bisogna prima lasciare andare il dolore.

Mi manchi anche quando non ti penso. Dobbiamo salvare prima di tutto noi stessi, perché per combattere le battaglie e inseguire i sogni dobbiamo essere vivi, consapevoli di essere frangibili mostrando le cicatrici sul cuore anziché tenerle nascoste”.

L’attimo prima è un manuale del cuore, un libro dedicato a chi si è fermato davanti ad un fossato e non riesce più a superarlo, a chi vive il presente senza riempirlo, a chi ha paura che non ricordare il colore degli occhi della persona amata scomparsa equivalga ad averla cancellata, salvo accorgersi che l’assenza è presenza concentrata e che l’attimo prima che travolge tutto è solo l’inizio di una nuova vita. In fondo non è vero che le parole che non siamo riusciti a dire, non siano ugualmente state ascoltate.

Rosaria Brancato

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