“Noi, vittime della rivoluzione crocettiana in marcia a piedi fino a Roma, dal Papa”

Ad accoglierli, in riva allo Stretto, decine di lavoratori della formazione che conoscono la stessa sofferenza di una strada senza uscita, mesi senza stipendio, senza futuro, senza garanzie. Hanno fatto tappa a Messina i 5 operatori della formazione che hanno iniziato una marcia di protesta che li porterà a piedi fino dal Papa. Lo chiamano il viaggio della speranza, iniziato dopo aver provato ogni forma di protesta, lo sciopero della fame, l’incatenarsi ai cancelli, le manifestazioni davanti ad una Regione sorda ad ogni grido d’aiuto.

Daniela Lo Giudice , Giorgio Giampiccolo, Melinda Scuderi, Marco Cucuzza e Costantino Guzzo hanno iniziato la loro marcia a piedi martedì 9 settembre, da Palermo. Destinazione: Roma, chiedere udienza da Papa Francesco e raccontare cosa sta succedendo in Sicilia ai lavoratori della Formazione che pagano le conseguenze delle inchieste e di una politica regionale che si è fermata alla denuncia dimenticandosi di una riforma del settore adeguata alle esigenze dell’isola.

Ogni singolo lavoratore, perché non sono tutti “finti”, ci sono anche centinaia di persone che hanno iniziato a lavorare 15 anni fa, avanza dai sette ai quindici mesi di stipendio, dipende dall’Ente e dalla città d’appartenenza. Non tutti gli Enti sono finiti nel calderone dei Corsi d’oro e affini, ma tutti sono stati coinvolti da un comportamento della giunta guidata da Crocetta che ha finito con il non distinguere i buoni dai “cattivi”.

Sul banco degli imputati, dopo mesi di manifestazioni, denunce, ricorsi, gli operatori adesso mettono Crocetta, bypassando l’assessore al ramo, Nelli Scilabra che per lo più segue le direttive del governatore. Crocetta, secondo i cinque manifestanti “Usa l’alibi dell’antimafia e lascia sul lastrico intere famiglie”.

C’è chi, in questi mesi si è tolto la vita, chi si è incatenato ai cancelli, chi ha annunciato di voler vendere un rene, chi si è rivolto al Tar, chi è stato sui tetti dell’Ente per giorni e giorni, chi ha fatto lo sciopero della fame. Ma di stipendi arretrati e di risposte per il futuro neanche l’ombra.

Preferiscono parlare con il papa, e probabilmente anche con Renzi perché non si fidano più della politica regionale, la stessa che per anni ha fatto loro promesse, la stessa che, per moltissimi di loro, gli ha garantito un’assunzione in un Ente di formazione senza passare da selezioni o concorsi.

La marcia della speranza ha fatto tappa a Sant’Agata di Militello e poi a Messina e strada facendo i 5 hanno incontrato la solidarietà di tanti, perché è vero che le inchieste hanno messo a nudo un sistema “geneticamente modificato”, ma a tenere in piedi questo sistema sono stati gli operatori, quei dipendenti che hanno lavorato anche senza stipendi, per non dimenticare quei ragazzi che hanno visto negli Enti uno spiraglio per un futuro un po’ più vicino e che invece questa politica ha negato.

Perché alla fine, in questa disperata Sicilia, c’è sempre chi paga molto di più.

Rosaria Brancato