Il consiglio punisce Ialacqua e contesta ancora Accorinti. Sulla sfiducia si spacca il centrodestra

Una “vendetta” tutta politica. Quasi indolore sul piano amministrativo, molto simbolica se si guardano programmi e idee. Il consiglio comunale non ha perso occasione per punire l’assessore Daniele Ialacqua. Contestatissimo nelle ultime settimane per il caso tendagate, ormai collezionista di richieste di dimissioni, nel mirino per un’emergenza rifiuti continua, per i costi troppo alti della spazzatura, per la paralisi di un settore nevralgico e ad oggi devastato. Sono in tanti in aula consiliare a volere la sua testa e probabilmente incalzeranno il sindaco a riflettere sull’ipotesi di strappargli la delega all’ambiente. Ed oggi, trovandoselo di fronte come proponente della delibera che avrebbe aperto la strada all’istituzione della consulta degli animali, non hanno esitato a “dargli una lezione”. Un provvedimento che in una condizione di normalità non avrebbe trovato ostacoli è stato sonoramente bocciato incassando ben 18 voti contrari su 26 presenti in aula.

I no alla consulta animalista sono arrivati da Piero Adamo e Fabrizio Sottile per SiAmo Messina, dai Dr Elvira Amata, Nino Carreri, Nino Interdonato, dall’Udc di Andrea Consolo, Libero Gioveni, Franco Mondello, Maria Perrone, Mario Rizzo, dai consiglieri di Forza Italia Pippo Trischitta, Pierluigi Parisi e Giovanna Crifò, da Daniela Faranda per Ncd, dai consiglieri Pd con Nicola Cucinotta, Paolo David, Benedetto Vaccarino.

Hanno scelto l’astensione i consiglieri del Megafono Pippo De Leo, Nora Scuderi, e Angelo Burrascano, il consigliere di area Pd Claudio Cardile e la presidente Barrile.

Soli tre voti favorevoli per la delibera targata Ialacqua: quello di Lucy Fenech e a sorpresa anche Nina Lo Presti e Gino Sturniolo.

Sconsolata l’uscita dall’aula di Ialacqua, sorpreso e amareggiato per quanto accaduto su un provvedimento che invece sembrava dover avere la strada tutta in discesa. E invece forse aveva sottovalutato il fatto che proprio su provvedimenti non troppo “importanti” poteva arrivare una presa di posizione che dà un segnale ma che in fondo non fa troppo male a nessuno.

Il secondo round del consiglio sembrava dover essere dedicato al contratto di servizio Amam. Un atto che è in attesa di essere discusso da mesi e che oggi aveva portato in aula anche il presidente Leonardo Termini e il vicesindaco Guido Signorino, pronti ad affrontare la delicata questione. Non ne ha voluto sapere l’Udc che, come ripetuto continuamente in questi giorni, non ha intenzione di andare avanti su atti amministrativi seri e importanti se non prima si ricuce lo strappo tra consiglio e amministrazione. “Il sindaco deve venire in aula” ha ribadito anche oggi Franco Mondello che insieme ai suoi ha deciso di abbandonare l’aula in segno di protesta nei confronti dell’amministrazione. A ruota ha fatto lo stesso anche il Megafono di Pippo De Leo, a replicare il vicesindaco Signorino che ha provato a buttare acqua sul fuoco spiegando che sindaco e giunta non stanno perdendo tempo intenzionalmente ma si stanno solo organizzando per questa visita in aula. Risposta che non è risultata gradita a Gino Sturniolo che ha fatto rilevare come in realtà ad oggi l’amministrazione non si sia mossa di un passo rispetto alla posizione assunta lo scorso 15 settembre, quando decise di non partecipare ai lavori d’aula in disaccordo alle decisioni del consiglio rispetto all’organizzazione del dibattito. Una scena che si è ripetuta esattamente uguale anche ieri sera, durante la famosa capigruppo che doveva servire per ricucire i rapporti e pianificare questa seduta di chiarimento che però non ha portato a niente. Critica con tutti, ma soprattutto con i colleghi, Antonella Russo che ha manifestato profonda contrarietà alle decisioni di abbandonare l’aula e di impedire la prosecuzione delle attività del consiglio, soprattutto adesso che c’è una serie di atti importanti da vagliare, mentre invece non vi sono stati problemi per le commissioni.

Insomma, un altro dibattito, botta e risposta da una parte all’altra dell’aula, alla fine la decisione di Signorino di rispedire anche il contratto di servizio Amam in commissione Bilancio (come ieri è accaduto con la Tasi) che si riunirà appositamente giovedì alle 14. Il consiglio tornerà in aula venerdì alle 12.30. Ma se nel frattempo il sindaco dovesse decidere di andare a parlare con i consiglieri e chiudere definitivamente questa ormai inutile polemica si potrebbe anticipare anche a giovedì. Insomma, ancora una volta tutto da definire. Sperando che lo si faccia al più presto per porre fine ad una paralisi inutile.

Nessuno però ha più pronunciato in aula la parola “sfiducia”. Dopo la mossa di Piero Adamo e Vento dello Stretto in aula nessuno ha sollevato più questa ipotesi e anzi sembrano essere sempre più numerosi coloro i quali si stanno schierando contro la proposta messa sul piatto dal consigliere Adamo. Tra i più critici ci sono Pippo Trischitta e Pierluigi Parisi che hanno indetto una conferenza stampa per spiegare i motivi del no ad una sfiducia fatta adesso. “Non si fa una mozione per propaganda, tra i vari gruppi se ne parla da luglio, Adamo e Vento dello Stretto hanno voluto nasconderla per evitare che la presentassero altri senza considerare che invece un provvedimento così importante va concordato e discusso” ha spiegato Trischitta che non ha intenzione di mettere la sua firma su una mozione di sfiducia, almeno fino a quando non arriverà il parere sul Piano di riequilibrio. “Chi ha votato il riequilibrio non può sfiduciare adesso Accorinti, fermo restando che non è il sindaco che volevo, mentre Vento dello Stretto contribuì alla sua elezione. Quando si parla di sfiducia bisogna pensare che la città andrebbe incontro ad almeno 10 mesi di commissariamento che devasterebbero definitivamente una situazione già drammatica. La sfiducia diventerà necessaria se il piano di riequilibrio verrà bocciato, al momento però Accorinti deve rispettare gli impegni presi e allo stesso modo si devono rispettare i 51 mila elettori che lo hanno scelto”. Si temono dunque le conseguenze che deriverebbero da una sfiducia, ma per i due consiglieri i tempi non sono maturi per una mossa simile. “Accorinti è già sfiduciato dalla città” ha dichiarato Parisi, dunque nessun dubbio sulla posizione di Forza Italia.

Critica anche la posizione dell’altro gruppo di centro-destra: “Adamo ha commesso un errore a compiere questo gesto in solitaria, senza fare i conti concreti con i risvolti e le conseguenze, senza considerare le urgenze e, soprattutto, senza condividere la decisione con i colleghi. Specie perché sapeva che avrebbe trovato il nostro appoggio” hanno dichiarato i consiglieri Ncd, Daniela Faranda e Nicola Crisafi. Se però Forza Italia oggi esclude la sfiducia, Ncd si dichiara favorevole a sfiduciare questa amministrazione che ha abbondantemente dimostrato di fare male ed essere troppo distante dalla città e le sue esigenze.

"Noi siamo già pronti ad affrontare una campagna elettorale. Noi siamo in campagna elettorale sempre perché essere in campagna elettorale significa lavorare e mostrare con i fatti che si sta facendo. Preferiamo i “lo stiamo facendo” e “l'abbiamo fatto” ai proclami e ai “farò”. E questo lo diciamo in risposta a chi ritiene che la remora dei consiglieri a votare una sfiducia sia il timore di non essere rieletti. Abbiamo l'abitudine di tenere i piedi saldi al territorio, consultando la cittadinanza sul nostro operato, sempre, non solo il giorno dell'elezioni".

Redigere un documento per spiegare le ragioni del sì alla sfiducia: c'è questo nell'intenzione del gruppo, come spiega la capogruppo Faranda. "Andremo in piazza, chiederemo alla gente di corroborare la nostra posizione. Alla gente delusa chiediamo di firmare per staccare la spina a questa esperienza fallimentare. La vera democrazia è questa. E noi è alla nostra base che chiediamo manforte. Nascondersi dietro un dito non ha senso: i giochini politici non ci piacciono".

"Noi diciamo di sì alla sfiducia, seppur con toni e modi diversi soprattutto confrontandoci con gli altri partiti presenti i consiglio comunale" prosegue il vicepresidente del consiglio comunale, Crisafi. "Perché ciascuno di noi siede in consiglio per volere dei cittadini e le decisioni importanti abbiamo il dovere di assumerle di concerto". Teoricamente adesso sarebbero dunque in tre ad essere pronti a firmare subito una sfiducia. Dalla teoria alla pratica però la strada è lunga. Soprattutto a Palazzo Zanca.

Francesca Stornante