Razionalizzazione delle partecipate e contenimento dei costi: i diktat della Corte dei conti

La Corte dei Conti torna a bussare alla porta del Comune di Messina. Stavolta non per bacchettare ma per indicare la strada in tema di razionalizzazione delle partecipate.

Nella deliberazione n.61 – recapitata non solo al nostro ente ma ai sindaci ed ai presidenti del Consiglio Comunale di tutti i comuni siciliani, ai Liberi Consorzi e alle Città metropolitane – la Sezione di controllo spiega che « l’esame dei piani di razionalizzazione …ha posto in evidenza una serie di problematiche sulle quali si ritiene di richiamare l’attenzione degli enti ai fini di una conduzione del processo di razionalizzazione il più possibile coerente con le finalità previste dal legislatore».

Palazzo Zanca, che pure ha adempiuto agli obblighi sanciti dalla legge circa l’approvazione del piano di razionalizzazione delle partecipate (VEDI QUI), a cui ha allegato – contrariamente a quanto hanno fatto altri comuni – anche la relazione tecnica, dovrà comunque riesaminare il piano e la relazione tecnica alla luce delle direttive impartite dalla Sezione di controllo dalla Corte dei Conti, che nella premessa della deliberazione spiega qual è la ratio della legge 23 dicembre 2014, n.190 (legge di stabilità 2014 ).

«La normativa in esame – scrivono i magistrati contabili – si inserisce in un percorso inteso ad arginare le ricadute negative sui bilanci pubblici derivanti dalle perdite , talora reiterate e spesso consistenti, registrate da molte delle società partecipate, con l’evidente obiettivo di realizzare un contenimento ed una razionalizzazione delle partecipazioni esistenti , ottenendo significativi risparmi di spesa».

Per centrare le finalità che si prefigge la legge, la Corte dei conti fornisce precise indicazioni e prescrive: l’eliminazione delle società e delle partecipazioni non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali; l’obbligo di soppressione delle società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti; l’eliminazione delle società “doppione”, cioè di quelle società che svolgono attività analoghe o similari a quelle svolte da altre società partecipate; l’aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica negli ambiti non definiti dal legislatore regionale; il contenimento dei costi di funzionamento mediante riorganizzazione interna e riduzione delle remunerazioni degli amministratori.

Alla luce dei diktat della Corte dei conti, il Comune di Messina dovrà adesso riesaminare il piano di razionalizzazione delle partecipate, che – come si legge testualmente nella deliberazione n.61 –« non può risolversi in una mera descrizione delle future azioni da intraprendere, vale a dire in una dichiarazione di intenti, ma deve , già nell’immediato contenere le misure operative che si intendono intraprendere».

La Sezione di controllo, inoltre, precisa e sottolinea che «il piano di razionalizzazione e l’allegata relazione tecnica non potranno limitarsi a prevedere, in futuro, l’avvio di una generica attività di revisione della spesa, ma dovranno contenere la dettagliata esposizione e quantificazione dei costi di funzionamento».

Il Comune di Messina dovrà adesso adeguarsi velocemente , anche perché i magistrati contabili avvisano: «La Sezione si riserva di procedere ad uno specifico esame dei predetti documenti in sede di controllo finanziario».

Danila La Torre