Al quiz sul Palagiustizia partecipo anch’io: ecco le proposte Brancato

Premessa: prima di scrivere questo articolo, visto l’argomento trattato, il Palagiustizia, ho ritenuto doveroso parlarne con una delle massime autorità italiane del momento, Genny ‘a carogna. In questo strano Paese in cui si chiudono le curve per i cori dei bambini delle scuole calcio e poi lo Stato si inginocchia e chiede l’autorizzazione per giocare ai violenti, mi sono adeguata. Così, prima di rendere note le mie proposte legate al tema della giustizia le ho sottoposte al vaglio scrupoloso dell’autorità del settore, appunto Genny, che le ha ritenute soddisfacenti e ha dato l’ok alla pubblicazione.

Del Palagiustizia satellite si parla da oltre 20 anni e quando di una cosa si discute per tanto tempo il sospetto è che non si voglia realizzare, un po’ come con il Ponte sullo Stretto. In 20 anni in una città normale si sarebbero costruiti tre palagiustizia, un carcere e una caserma, da noi siamo ancora ai sogni. Negli ultimi anni ogni giorno spunta una nuova proposta dal cilindro e si è scatenata una vera e propria gara a chi dice la sua. Cerco di sintetizzare quelle che si sono sommate nel tempo: la scuola Galatti (spostando gli studenti al Tirone e realizzando un sottopassaggio tra Tribunale e scuola), le due torri da costruire al posto delle aiuole davanti al Tribunale, le tre proposte del bando del 2009 (Istituto Marconi, e le due in via Bonino-Zir), la Casa dello studente (spostando gli studenti in vari siti a seconda di chi avanzava la proposta quindi ex hotel Riviera o ex Margherita o “poi ci pensiamo”), caserma Bisconte, ex ospedale Margherita ed ex ospedale militare. Una decina di soluzioni diverse e neanche un passo avanti. Non oso pensare cosa avremmo combinato se avessimo dovuto costruire il Colosseo dello Stretto. La caratteristica che unisce le varie ipotesi è che sono tutte ardue da realizzare, al limite del masochismo burocratico e amministrativo. Per ognuna di queste soluzioni c’è almeno un ostacolo e tempi biblici: o il sito non appartiene al Comune e quindi deve litigare o contrattare per averlo, o ha un’altra destinazione d’uso ( con previsione di utenti da trasferire altrove con effetto domino), o devi radere tutto al suolo, chiedere 345 permessi a varie Istituzioni, andare a Lourdes sperando che in 76 anni ottieni tutti i permessi, poi indire la gara d’appalto e aspettare altri 76 anni gli inevitabili ricorsi fino alla Corte di Strasburgo prima di iniziare i lavori.

Sta diventando un Monopoli nel quale cerchi di risolvere un problema ma quando ci riesci ne spuntano altri tre. A questo punto, visto che amiamo complicarci la vita rendendo difficili anche le operazioni più semplici, voglio partecipare al gioco e presentare il pacchetto di proposte Brancato. Tanto, tra altri 10 anni staremo ancora a discutere dello stesso argomento, perché da noi diventa biblico anche costruire un ponticello. Dallo Stadio San Filippo all’approdo di Tremestieri, dallo svincolo Annunziata al Museo, da noi tutto è “per sempre”, nel senso che le opere pubbliche ce le cresciamo proprio, le allattiamo da bambine finchè non raggiungono la maggiore età ma non ci viene il cuore di tagliare il cordone ombelicale, quindi aspettiamo che sfiorino la trentina. Per quanto bizzarre possano apparire, le “proposte Brancato” hanno lo stesso grado di realizzabilità, quanto a tempi biblici e ostacoli, di molte di quelle avanzate in questi 20 anni e più.

1)FORTE GONZAGA (o uno dei forti umbertini a piacere). L’ipotesi è fattibile vista l’austerità dell’edificio, che ben si presta all’uso, l’ampia disponibilità di parcheggio esterno, il numero di aule interne, senza trascurare la splendida vista panoramica della quale potrebbero godere avvocati, clienti, giudici e impiegati durante le pause dei processi. E’ inoltre un patrimonio storico di immenso valore e potremmo addirittura lanciare l’ipotesi di turismo giudiziario ed essere i primi in Italia con lo slogan “Vieni a farti processare a Messina. Da noi la giustizia è storia, arte e cultura”.

2) PISCINA CAPPUCCINI– La soluzione non comporta controindicazioni, perché è di proprietà del Comune e sta per chiudere battenti, quindi in un colpo solo Palazzo Zanca avrebbe a disposizione un sito suo e pronto all’uso. E c’è di più, tra un’udienza ed un’altra i fruitori potrebbero farsi una bella nuotata e schiarirsi le idee.

3) A TURNO IN CASA DEI GIUDICI– Visto che finora le ipotesi individuate sono tutte “in casa d’altri”, o ministero della difesa, o regione, tanto vale proporre ai magistrati di buona volontà di mettere a disposizione per le udienze il salotto delle loro abitazioni. Il vantaggio è l’alto tasso di socializzazione, una giustizia dal volto umano ed una dislocazione a rete nel territorio, e nessuno potrà più dire che i Palazzi sono distanti dalla gente. Se l’udienza si protrae troppo, ci si sposta tutti in cucina.

4)IL RETTORATO- L’Università dirimpettaia sta de-localizzando e ci sono molti spazi a disposizione proprio di fronte al Tribunale. Peraltro di recente molti dei processi in corso riguardano i frequentatori a vario titolo dell’Ateneo, quindi si avrebbe il vantaggio di una sorta di “giustizia a domicilio”.

5)LA FIERA- Inutilizzata da tempo è un’occasione imperdibile, con ampi padiglioni, ampi spazi aperti da destinare a parcheggi e bar e romantica vista mare. Ai turisti che sbarcano dalle navi inoltre si potrebbe offrire uno spaccato della tipica giustizia italiana lumaca con processi dal vivo, gente che si lamenta per i ritardi, invecchia e muore in attesa di una sentenza.

6)CASA DEL PORTUALE- Questa può essere la proposta prediletta da chi ama le difficoltà, perché appartiene alla Regione e garantisce il brivido del contenzioso, l’adrenalina che viene dal dover affrontare almeno due decenni per entrarne in possesso. Poi c’è il fascino che viene dall’occupazione del Pinelli, testimonianza reale di come si possa utilizzare un luogo invece di abbandonarlo. Questa è l’ipotesi che piacerà, perché c’è confusione sulla titolarità effettiva, almeno tre Enti con i quali discutere e quindi realizzare quei fantastici tavoli tecnici che tanto appassionano gli amministratori. Inoltre scatterebbero almeno tre ricorsi tra Tar e Cga e tre decenni per realizzarla. Quindi è la proposta ideale.

E resterà come il Ponte, mentre si discute su campata unica, due campate o tutte le campate che vuoi, lo fanno i cinesi, i pugliesi o i marziani, l’importante è che se ne parli tanto sulla stampa ma alla fine resti solo una leggenda.

Rosaria Brancato