Incarichi legali nelle società partecipate, quanti avvocati e quali criteri per gli affidamenti?

Quanti incarichi legali hanno affidato le società partecipate di Palazzo Zanca? Quanti avvocati hanno a disposizione Amam, Messinambiente e Atm? Come vengono scelti? E, soprattutto, vengono rispettate le ultime normative introdotte per regolamentare proprio il delicamento mondo degli incarichi legali? A porsi questi interrogativi è il consigliere comunale Benedetto Vaccarino che vuole provare ad accendere i riflettori su come le aziende partecipate del Comune gestiscono la parte legale.

Vaccarino ha scritto ai vertici di Amam, Messinambiente e Atm per chiedere precisi chiarimenti innanzitutto sull’elenco dell’Albo di fiducia dei legali di ogni singola società e su come questi albi siano stati costituiti. Lente d’ingrandimento anche sui criteri adottati dall’organo dirigenziale della partecipate per conferire gli incarichi, Vaccarino chiede quanti ne siano stati assegnati dall’agosto 2013 ad oggi, quindi dall’insediamento dell’amministrazione Accorinti, a chi e con quali modalità siano state erogate le parcelle ai vari professionisti.

Una sfilza di interrogativi che puntano a fare luce sulla gestione di un ambito che ha sempre fatto molto discutere, soprattutto per i criteri di discrezionalità che molto spesso sono stati utilizzati per il conferimento dei vari incarichi.

Tempostretto aveva accesso i riflettori sugli incarichi legali esterni di Palazzo Zanca qualche mese fa, evidenziando come, al di là degli annunci da parte del sindaco Renato Accorinti sulla rotazione dei legali iscritti all’Albo comunale, aggiornato nel 2014 e nel 2016, per i patrocini legali si sia scelto, nella maggior parte dei casi, tra una cerchia ristretta di avvocati.

L’argomento fu al centro di animato dibattito nei primi giorni del luglio 2014, quando l’ex consigliera comunale Nina Lo Presti ed il giorno dopo l’ex assessore Nino Mantineo presentarono due proposte di regolamento che puntavano su criteri di trasparenza, rotazione, competenza. L’obiettivo era di evitare l’affidamento ai “soliti noti” ed inserire nuovi criteri, compresa l’apertura ai giovani avvocati, il tetto alle parcelle ed una serie di elementi che andassero in direzione opposta alla creazione di “vere e proprie riserve”, oasi felici popolate solo da alcuni gruppi scelti per requisiti non sempre legati a competenza e specializzazione. Ma quel regolamento rimase immobile.

Non bisogna inoltre dimenticare che dal 19 aprile scorso è entrato in vigore il decreto legislativo 50/2016 che contiene il nuovo Codice degli appalti che stabilisce che anche nel settore legale, le amministrazioni sono adesso tenute a definire una procedura che garantisca il rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e pubblicità. Quindi un Albo dei legali di fiducia in teoria risponderebbe a questi principi, ma solo se poi gli affidamenti avvengono in modo imparziale e lasciando da parte la discrezionalità.

Tutto questa vale ovviamente anche per le partecipate. Ecco perché il consigliere Vaccarino prova ad approfondire la questione.

Francesca Stornante