Se gli addetti dell’isola ecologica sono pagati solo per dare indicazioni

Ritengo di essere una cittadina coscienziosa che si adopera in tanti ambiti della vita quotidiana affinché si realizzi un cambiamento culturale e sociale collettivo. Per questo, se vado al mare porto con me un sacco per la spazzatura e raccolgo, come posso, il sudiciume lasciato sulla spiaggia; invito proprietari affettuosi e premurosi verso le proprie bestiole a raccogliere le deizioni di queste ultime incastonate sui nostri marciapiedi. Quando una macchina ostacola il transito di una mamma con passeggino o di un anziano pedone, mi adopero insieme a loro per trovare un varco; mi amareggio nel vedere panchine divelte ed alberi recisi, faccio una segnalazione se una (rara) fontanella perde acqua inutilmente, rispetto le poche aiuole, attraverso col verde, tolgo le erbacce infestanti quando raggiungono il metro di altezza, depongo i sacchi di spazzatura nei cassonetti, a differenza di tanti creativi concittadini che li lanciano dai balconi e, cosa incredibile, faccio la raccolta differenziata.

E' mia abitudine, infatti, portare la spazzatura già suddivisa all'isola ecologica di Gravitelli che, appena inaugurata, è stata subito “adottata” da me ed i miei familiari con grande soddisfazione e, per quanto conferire la differenziata sia un'incombenza onerosa dal punto di vista organizzativo, penso sia giusto incentivarne la raccolta e lo smaltimento. Agli inizi le operazioni risultavano celeri, con tempi d'attesa relativamente brevi e con l'assistenza di personale un po' “brusco” ma quantomeno gentile, che raramente accompagnava i volenterosi cittadini verso le campane… Da un po' di tempo a questa parte l'isola ecologica di Gravitelli ha dovuto adottare molti cassoni e diverse aree da usare come deposito temporaneo per riuscire a stare al passo con la tanta utenza, segno, questo, che il cittadino condivide l'idea di un riciclo responsabile e per far ciò pazientemente attende il turno, esibisce il codice fiscale, carica i rifiuti sulla bilancia e si affretta a smistare il tutto.

In particolare ci sono dei giorni, come il sabato, in cui c'è un'affluenza di gente incredibile ed un via vai continuo di macchine, per cui, quando posso, scelgo per il conferimento altri giorni della settimana come ho fatto lo scorso lunedì 30 ottobre alle ore 15 circa dopo aver stracaricato la macchina con la differenziata che i miei anziani genitori con tenacia ed ostinazione continuano a fare, avviandomi con mia sorella verso l'isola ecologica. Arrivate lì noto da subito che il personale è aumentato di numero, individuo almeno sei persone tra gli addetti ai lavori e mi compiaccio che la pratica del riciclo prenda piede, offrendo dignitoso lavoro a tanti padri di famiglia. Lavoro? L'unico cenno di “lavoro” riscontrabile è da individuarsi nel gesto di chi ci indica dove parcheggiare la macchina, per il resto l'utente cornuto deve fare tutto da sé. Oltre a plastica e vetro, dovevamo smaltire ben 65 kg di giornali (mio padre è un lettore compulsivo) pertanto il gentile signore addetto alla pesa ci suggerisce di usare un carrellino per facilitarne il trasporto verso l'area destinata. Mentre io mi affatico a fare avanti e indietro tra il cassone per la raccolta del vetro e quello della plastica, mia sorella tenta di trascinare il carrellino che, talmente pesante, rovina per terra con tutto il contenuto. Ci chiniamo a raccogliere la carta sparsa sul pavimento tra l'indifferenza e l'accidia totale del personale e quando chiedo loro aiuto, un addetto in particolare mi dice, serafico, che non è compito loro smistare: sono pagati solo per dare indicazioni. Mi indigno all'idea di persone stipendiate per non fare nulla (anche se è giusto precisare che assieme ai nullafacenti c'è chi assolve al proprio dovere) e l'indignazione è ancora più grande quando uno degli operatori con singolare sfrontatezza, mi esorta a “non portare più spazzatura, così si risolve il problema”. In un crescendo parossistico di rabbia che mi rende simile ad una belva, raggiungo il culmine quando il solito prescelto alla “nullafacenza” mi indica un cassone alto 2 metri per depositare la carta. Mi rifiuto di fare il lancio del peso e anche di utilizzare le cosiddette campane, offesa da un comportamento ostile, arrabbiata verso un sistema che alimenta e giustifica atteggiamenti arroganti di intoccabili, e fortemente amareggiata nel constatare che tutto ciò si sia svolto sotto lo sguardo indifferente ed addirittura infastidito di altri “utenti” come me…

L' amara considerazione è che un'azienda pubblica non deve avere personale stipendiato legittimato a non fare nulla, a maggior ragione quando alcuni di questi inficiano, con il loro comportamento dannoso, il lavoro di altri colleghi (mi risulta, a tal proposito, che presso l'isola ecologica di Pistunina sia in servizio, per la stessa azienda, personale solerte e gentile con le stesse mansioni degli operatori di Gravitelli, e per di più disponibile ad aiutare gli utenti che ne hanno bisogno). Per ultimo, un invito ai miei concittadini: si può cambiare l'andazzo di deriva generale se si diventa cittadini consapevoli dei propri diritti, senza chinare sempre il capo e subire soprusi, perché l'unione fa la forza, ed io e mia sorella, quel giorno, eravamo indiscutibilmente le sole a reclamare…

Francesca Borgia