Lettera ai giovani Pd: “Abbiate paura di tacere, non di alzare la voce.Siate democratici non identici”

Non scrivo questa lettera con l'intento di aprire una polemica, non mi interessa, al momento, contestare nel merito l'idea di fare una festa nazionale del partito in una federazione ( a me piace ancora chiamarla così ) che il partito lo deve ancora costruire.

Mi interessa, però, parlare con voi, di voi, che siete com'ero io tanti anni fa, mi interessa farvi capire che, dentro un partito grande come il nostro, oltre alle questioni di merito, ci sono anche alcune questioni di metodo che non possiamo e non dobbiamo trascurare. Non posso farlo io e non potete farlo voi.

Non posso farlo io che dedico, da anni, il mio tempo e le mie speranze ad un'organizzazione alla quale sento di appartenere, non potete farlo voi che, di quella stessa organizzazione, siete, allo stesso tempo, il futuro ed il presente. Le parole con le quali il commissario Carbone ha risposto alla nota che, tra gli altri, ho sottoscritto anch’ io, non vi nascondo che mi offendono e mi consegnano l'idea di un partito che non è il mio.

Vi scrivo in questa occasione, ma queste parole mi frullano in testa da molto tempo, conosco voi ragazzi e so quante notti trascorrete a montare e smontare stands, ad inviare messaggi ai vostri coetanei per convincerli che la politica è bella se la si fa insieme, certamente sottrarrete quel tempo alle vostre famiglie, ai vostri amici, al vostro studio, lo so perchè l'ho fatto anch'io. E lo faccio ancora adesso.

Ed è per questo che mi rivolgo a voi, perchè, anche se ho qualche anno in più, io non mi sento tanto diversa, però una cosa oggi voglio dirvela, nell'organizzazione giovanile nella quale sono cresciuta io, noi, se il partito avesse organizzato un evento invitando a mezzo stampa chi il partito lo ha costruito e prova a costruirlo ogni giorno- che siano preaderenti, iscritti, dirigenti, consiglieri o deputati- noi ci saremmo indignati, anzi no, non ci saremmo indignati, noi ci saremmo incazzati.

Perchè quelli come noi non possono accontentarsi di dare un contributo all'organizzazione logistica di eventi ideati e calendarizzati da altri, quelli come noi devono pretendere la possibilità di elaborare, criticare e prendere parte alla formazione della linea politica interna del loro partito.

Questa, a casa nostra, a casa mia, si chiamava partecipazione.

Per questo oggi io vi dico scegliete, discutete al vostro interno, litigate, ma prendete sempre una posizione. Netta.

Non innamoratevi dell'unanimità, del pensiero unico, della maggioranza.

C'è una profonda differenza tra il senso di democraticità di un partito e l'omologazione di pensiero tra le sue componenti. Siate democratici, ma non siate mai identici.

Forse ancora non ve ne rendete conto, ma il vostro è un compito importantissimo, voi potete avere coraggio, voi potete osare, voi potete spostare i confini della dialettica interna del nostro partito sempre un pò più in là.

Per questo avete anche il dovere di criticarci, di contestarci, di mostrarci i limiti oltre i quali dobbiamo spingerci per non tradire i valori che abbiamo promesso di difendere ogni giorno.

Abbiate paura di tacere e non di alzare la voce. Di restare sempre uguali a voi stessi, e mai di cambiare. Abbiate paura di chi vi indica la via più semplice, senza permettervi di scegliere l'alternativa.

A voi, e al commissario Carbone-che non so se lo ha capito ma è commissario anche del MIO partito- voglio dire che io quel documento l'ho firmato perchè ci tengo all'idea di partecipazione.

Ho costruito la mia storia politica e la mia militanza sul concetto di partecipazione. E per quanto la mia storia politica e la mia militanza possano apparire insignificanti agli occhi dei più, da dove vengo io mi hanno insegnato che la storia politica dei compagni di partito, che sia più o meno costellata di successi, la si rispetta sempre. Ed è in nome di questa idea di rispetto che io e tanti altri amici e compagni ( sì anche compagni) abbiamo sottoscritto quel documento; in nome di quell'idea di rispetto, io vi dico che noi non ci meritavamo di essere informati dalla stampa del fatto che un evento nazionale organizzato dal nostro partito si sarebbe tenuto nella nostra città.

Non ho ben capito quale sia quella del Commissario Carbone, ma nella mia idea di partecipazione alla vita democratica di un partito, non ci sono palcoscenici o prime donne, ci sono notti in bianco a montare gazebi che volano ad ogni alito di vento, ci sono i pomeriggi passati per strada, dietro un banchetto, a convincere i nostri elettori che siamo sempre il partito che hanno scelto, ci sono anche ore e ore di confronto, dibattiti accesi, contraddittori infiniti su posizioni apparentemente inconciliabili, ma c'è sempre stata l'opportunità di esprimere il proprio pensiero.

Nella mia idea di partecipazione c'è il tempo per sistemare le sedie, affiggere i manifesti e distribuire i volantini, ma prima di affiggerli e distribuirli- io- sono stata sempre stata abituata ad avere l'opportunità di scegliere cosa su quei manifesti e su quei volantini doveva esserci scritto.

Ecco cosa, forse inutilmente, vorrei dirvi, oggi, che con quel documento non sono io che ho polemizzato con il mio partito, ma nel momento in cui non mi ha dato l'opportunità di esprimere la mia opinione, è il mio partito che ha polemizzato con me.

Maria Flavia Timbro