A difesa dell’Autorità Portuale. La lotta contro la riforma del ministro Lupi

Inizialmente sembrava quasi una boutade, un’idea destinata a finire in una bolla di sapone. Ed effettivamente il pensiero di sopprimere un ente come l’Autorità Portuale di Messina, uno dei pochissimi davvero attivi sul territorio, somiglierebbe più a una battuta di spirito che ad una reale intenzione. Peccato che, dal ministero delle Infrastrutture, non si stia scherzando affatto e avanzi sempre più l’idea di un distretto unico della Sicilia Orientale, comprendente i porti di Messina, Catania e Augusta. Ovviamente, neanche a parlarne, la sede verrebbe individuata nella “politicamente forte” Catania, tra l’altro geograficamente al centro del distretto, o nel porto di Augusta. E chi se ne frega se il porto di Messina è il primo porto italiano e l’ottavo europeo per numero di passeggeri. Chiaro che il dato è fortemente spinto verso l’alto dai pendolari, ma è proprio dei pendolari che bisogna avere cura. Chi se ne frega se il porto di Messina è il primo porto siciliano e l’ottavo italiano per numero di passeggeri croceristi. Sul traffico delle merci, poi, Augusta risulta al quinto posto in Italia, Messina all’ottavo, Catania al ventunesimo.

Dopo “Uniti per Messina”, la Cgil e Confindustria, sono ora Vento dello Stretto, Fare Verde e Ugl Giovani Sicilia, insieme ad un gruppo di consiglieri, ad intervenire sulla vicenda, esternando rabbia e preoccupazione.

“Se il sistema portuale di Messina-Milazzo – scrivono le tre associazioni – è a tutt’oggi tra i più fiorenti d’Italia lo si deve proprio alla virtuosa gestione da parte dell’Authority locale, che ha contribuito negli ultimi anni in maniera decisiva allo stesso sviluppo dell’economia messinese con ricadute benefiche per l’intera comunità. Solo a titolo di esempio, si ricorda che l’Autorità Portuale di Messina ha utilmente sfruttato svariati milioni di euro (cosa che, purtroppo, dalle nostre parti è tutt’altro che scontata) per la progettazione di numerose opere marittime, peraltro mantenendo sempre i bilanci in attivo; si è interrogata sulla necessità di una reale integrazione tra il Porto e la città, dotandosi di un interessante e complesso strumento di pianificazione (il Prg del Porto); ha avviato importanti interventi finalizzati al recupero dell’immenso water front della città di Messina; ha esponenzialmente implementato un’attività in passato sconosciuta come il crocerismo, che ormai da anni costituisce un’importante opportunità per Messina e per la sua provincia”.

Il timore è lo spostamento del baricentro delle attività portuali della Sicilia orientale nel Catanese, “con rischio di perdite economiche e occupazionali”. Il piano di riorganizzazione è definito “miope”, se si considera che “la posizione del Porto di Messina è ben più strategica in relazione alle rotte commerciali del Mar Mediterraneo e che, al contrario, quella del Porto di Catania é assolutamente irrilevante, alla luce innanzitutto della sua posizione geografica. Per non parlare poi delle questioni connesse al sito petrolifero di Milazzo, che certamente verrebbe danneggiato da una riorganizzazione illogica ed antieconomica”.

Vento dello Stretto, Fare Verde e Ugl Giovani chiamano a raccolta le istituzioni politiche, definite “distratte, disinteressate e menefreghiste”: “Ci si deve fermamente opporre, senza ambiguità di sorta, allo smantellamento di uno degli ultimi baluardi di buona amministrazione rimasto in città, strategico per un’intera area geografica. Se di riorganizzazione bisogna parlare – scrivono le tre associazioni al ministro Lupi -, la invitiamo ad ufficializzare l’area integrata dello Stretto in nome del principio di continuità territoriale costituzionalmente garantito. L’Autorità Portuale di Messina può essere il centro della gestione dei porti dello Stretto, compresi quelli di Reggio e Villa”.

(Marco Ipsale)