Per favore, gentile signor Cas, può rimuovere il “cartello-presa in giro?”

Gentile signor Cas,

sono una di quei poveri disgraziati, e siamo migliaia, che da circa tre anni, ogni estate, vedono trasformarsi l’agognata serenità festiva in un inferno.

Per mesi e mesi aspetti il periodo estivo sognando di rilassarti, di non pensare ad altro che al mare, al sole, al dolce far niente e invece…..

Per quei poveri disgraziati che trascorrono il periodo estivo nella zona tirrenica, Rometta, Villafranca, Orto Liuzzo, Rodia e affini, e hanno sempre fatto i “pendolari con allegria”, perché torni a casa dall’ufficio e ti tuffi in acqua, ormai l’estate è un inferno.

Altro che ferie, a settembre hai bisogno di uno psicanalista, se riesci a sopravvivere (e sono in pochi a riuscirci) allo stress da fila e solo dopo 75 sedute ritrovi la gioia di vivere e stare in compagnia e ti sparisce la voglia di uccidere persino chi è fermo al semaforo.

Sia chiaro, all’approssimarsi di giugno nessuno di noi si è mai illuso che in soli 3 anni il Cas avesse risolto il problema dello svincolo di Giostra, del viadotto di Ritiro, il mistero del “Giunto” o il gioco a premi dell’immissione in corsia dal nuovo svincolo, ci mancherebbe. Nessuno di noi ha mai lontanamente pensato che alcuni lavori potessero essere effettuati in inverno, o di notte, come in ogni normale Ente dell’Universo e di un Paese civile.

Eravamo consapevoli che puntualmente, per il terzo anno consecutivo, ai disagi causati dai non-lavori al viadotto Ritiro si sarebbero aggiunti i disagi dei cantieri disseminati come trappole lungo il percorso Villafranca-Boccetta.

Certo, neanche nelle più sfrenate fantasie masochistiche avremmo mai pensato che oltre ai sopracitati disagi se ne sarebbe aggiunto un terzo: i lavori proprio all’uscita dello svincolo del Boccetta, in modo da rendere davvero i 5 km dall'inizio della Galleria del Telegrafo al Boccetta un’esperienza da segnalare ad Amnesty International.

I più saggi, prima di trasferirsi nella casa al mare e prepararsi a fare la spola con l’ufficio, quindi con una media di tre ore in fila, hanno frequentato corsi di training autogeno per le vittime del Cas. Le lezioni sono semplici: stai chiuso in una gabbia a 40 gradi, simulando te all’interno dell’auto e devi restare immobile, con lo stesso paesaggio intorno mentre una vocina alle spalle ti ricorda tutti gli impegni che hai e ti aspettano qualora dovessi riuscire ad arrivare sano di mente allo svincolo. Per questi saggi la vista di un’ininterrotta corsia unica segnalata da cartelli, birilli e oggettistica varia, ormai non fa più scattare lo stesso effetto panico che causa a quelli come me che il training autogeno non lo sanno fare. I saggi li riconosco perché sono imperturbabili anche dopo tre ore e un quarto alla velocità di 3 centimetri ogni 20 minuti. Roba da Dalai Lama. Altri, i più furbi, hanno messo in inverno i soldi da parte per acquistare deltaplani, gommoni, jeep, pattini a rotelle, barche, elicotteri, ali, per percorsi alternativi e raggiungere comunque la meta due volte al giorno.

Quindi si, gentile signor Cas, nessuno di noi si illudeva che in Sicilia una cosa iniziata tre anni fa finisse o almeno fosse a metà completamento. Sappiamo di essere cittadini di serie C e di vivere in un Paese da terzo mondo.

Ma la presa in giro no. Io sono pure disposta a fare sette chilometri di fila nelle ore di punta, tre ore di attesa chiacchierando con i vicini di auto o con i chi mi è seduto accanto, sono pure disposta a leggermi tutti i libri di Umberto Eco nella prima settimana da pendolare, e persino a pranzare con quelli in fila accanto a me.

Ma quel cartello poco prima dell’ingresso dell’inferno no.

“STIAMO LAVORANDO PER VOI. CI SCUSIAMO PER I DISAGI. PROCEDETE CON PRUDENZA”.

Uno si aspetta un cartello con la scritta: “Perdete ogni speranza o voi che entrate. Peggio per voi che non passate dai colli”. Ma dirci, dopo TRE ANNI, che state lavorando per noi, è una presa in giro. Per non parlare delle scuse per i disagi. Uno che si scusa per un disagio cerca di alleviarlo. Invece il Cas non solo non lo allevia, ma lo peggiora, aggiungendo cantiere a cantiere e sempre in estate. Mai una volta che si faccia un lavoro in inverno, o di notte. Quanto alla sicurezza poi, io vorrei sapere che margini di sicurezza ci sono nel fare stare ottocento tra auto e tir imbottigliate nello stesso tratto per due ore, e giorni e giorni di seguito. A naso direi che è molto più pericoloso questo. Peraltro senza via di fughe. Sorvolo sull’ultima frase “procedete con prudenza”, perchè forse si riferisce alla prudenza che ognuno di noi dovrà avere, se sopravvive, nel mandare “pensieri gioviali” a quanti hanno reso così piacevole la nostra permanenza in autostrada. Quindi non solo il Cas non sta lavorando per noi, ma ormai è chiaro che sta lavorando CONTRO DI NOI, per mettere a dura prova la nostra pazienza, la nostra capacità di sopravvivenza in condizioni inammissibili e il nostro stesso amore per il mare.

Come si fa a dire “stiamo lavorando per voi” dopo 3 anni? Vi siete rivolti a maestri artigiani che cesellano centimetro per centimetro? Siete maniaci del dettaglio?

Sto seriamente pensando di fondare il “Comitato vittime del Cas”, che chieda, non l’agevolazione per il pedaggio ma il pagamento di una somma a noi, a titolo di risarcimento per aver affrontato un’esperienza ai limiti dell’umano.

Quindi per favore gentile signor Cas, noi siamo abituati ad essere trattati così, come cittadini da terzo mondo, con i cantieri in estate e nelle ore di punta per uccidere la gente in fila, siamo abituati ai lavori che non finiscono mai e che si fanno di giorno e non di notte e vedi un solo operaio nel raggio di sette chilometri. Siamo abituati a tutto. E arriviamo persino ad accettarlo.

Però, la prego, per rispetto, almeno tolga quel cartello che è una sonora presa in giro. Non state lavorando per noi.

Rosaria Brancato