Mcl: “Vittima del suo ruolo di Porta della Sicilia, Messina reclama le aree di sua proprietà”

Messina reclama le proprie aree urbane abusivamente occupate e rimaste inutilizzate. Dopo la derubricazione dall’agenda del Governo nazionale del progetto del Ponte sullo Stretto, la città non intende ancora abbozzare alle promesse faraoniche che millantano crescita e sviluppo e mira a provvedere da sé alla propria rinascita attraverso una riappropriazione e più ottimale impiego delle aree che le sono state sottratte e che pure rappresentano imprescindibili risorse e trampolini di lancio per un rinnovamento.

E’ stato chiarito nella lettera aperta sottoscritta dal presidente del Movimento cristiano Lavoratori di Messina, Giuseppe Bottaro, indirizzata a istituzioni e autorità competenti, che ha rivendicato la riacquisizione delle aree della Zona Falcata, dell’ex Fiera, ex militari e ferroviarie comprese tra Gazzi e la Stazione Centrale.

Grimaldello con cui scardinare una situazione di inerzia divenuta ormai non più tollerabile, è l’aspra denuncia che lo stesso Bottaro compie nei confronti delle continue vessazioni cui la nostra città è sottoposta. Il riferimento è a quel diritto di servitù di passaggio al quale, in ossequio alla ricerca della continuità territoriale con la parte continentale della penisola, Messina “Porta della Sicilia” fa buon viso a cattivo gioco con conseguenze devastanti. Si parla di un incalcolabile danno in termini di perdita di vite umane ma anche di salute per la popolazione e di servizi per la cittadinanza.

Una realtà sulla quale la città non intende più glissare, riappropriandosi di se stessa e delle proprie risorse e mirando a un modello che – agli occhi del presidente dell’ MCL di Messina – dovrebbe fondarsi su prospettive di investimenti privati che concilino definitivamente il rispetto per l’ambiente e la vivibilità del centro.

Tra le proposte paventate, anche l’indizione di un tavolo permanente che profonda ogni sforzo nella riuscita del progetto, azzerando o comunque riducendo quelle lungaggini burocratiche, spesso causa dell’arenarsi di molti programmi ma anche mettendo all’angolo polemiche politiche e interessi particolari, alla base di sterili sofismi che da che mondo è mondo, approdano sempre a un nulla di fatto. (Sara Faraci)