Una messinese: “Pietà, apritevi al mondo, ascoltate, chiamate i competenti”

Sono una mamma. Sono nata e cresciuta a Messina. Qui ho studiato. Qui ho conosciuto mio marito e qui sono nati i miei bambini.

In questi giorni mi è capitato di risentire un'amica, una compagna di classe al liceo – sono trascorsi 20 anni da quando insieme, ogni giorno, varcavamo la soglia del Liceo Maurolico – lei non vive più qui. Al telefono mi raccontava dei tanti sacrifici fatti per raggiungere dei risultati che oggi finalmente la appagano. Credo fossimo più o meno una ventina in classe. Qui siamo rimasti in pochi. La maggior parte sono lontani dalla Sicilia. Era una bella classe la nostra. Poliedrica. Alcuni di noi brillanti in modo unico, originale. Altri più timidi. Ma tutti con tanta voglia di fare. Di costruire un futuro migliore.

Qualcuno di noi è ancora in cerca di quel futuro, qualcuno lo ha trovato e qualcuno (come me) si ostina a volerlo qui.

Messina è sempre più abbrutita. Mi addolora vederla così.

È una città che non prevede spazi per i più fragili. Per i bambini, per gli anziani, per i disabili. Villa Mazzini, Villa Dante, la villetta Royal, Villa Sabin… nel degrado più totale. Sporche così come è sporco ogni angolo della città. Piazza Cairoli dona il meglio di se nel fine settimana. Il terrore negli occhi delle mamme che spingono passeggini è eloquente. Preoccupate che sulla piazza pedonalizzata (?) possano sbucare fuori motorini ed auto con conducenti incuranti del divieto di circolare in quell'area. Imbarazzate da ragazzi che fumano tutto ciò che trovano per nulla infastiditi all'idea che ciò che fanno sia quantomeno inopportuno. Per non parlare della possibilità che questi stessi litighino tra loro e che questa lite possa trasformarsi in pochi minuti in una maxi rissa (cosa successa più e più volte).

Messina. Una città in cui si discute ancora se sia o meno opportuno chiudere una o più vie al traffico per consentire ai cittadini di passeggiare, di ritrovare il piacere di vivere il centro.

Messina. Una città in cui fino a non molto tempo fa, d'estate, potevi pensare di trascorrere qualche ora alla Passeggiata al mare ora popolata da ambulanti e topi.

I topi sono un po' ovunque. Così come le blatte. Come gli escrementi di animali.

Messina. Città in cui tutti si improvvisano critici d'arte quando degli artisti creano murales ma che non si preoccupano del fatto che in pieno giorno, e indipendentemente dal fatto che davanti a loro vi siano bambini, capita che qualcuno ci pisci sopra. Così. Come madre natura li ha fatti.

Messina che di verde non ha nulla se non forse la speranza che pochi nutrono possa in futuro cambiare qualcosa.

Il poco verde che c'era è stato tagliato, con violenza. Anzi no. È vero. Ci sono erbacce alte anche un metro sui gradini delle chiese, sui marciapiedi, e davanti ai portoni delle case. C'erano due tigli ottantenni vicino a Piazza Cairoli. Sono stati tagliati alla base. Proprio per far comprendere a tutti che lì non ci saranno più.

Messina è la città che davanti all'Oviesse, con orgoglio, mette una targa per ricordare che lì ci stava il S. Ignazio. E che era bellissimo. Ma ora non c'è più.

Messina ricorda sempre ciò che c'era. Rivolgendo il capo verso il passato. Incapace il più delle volte di puntare lo sguardo oltre l'orizzonte.

Messina fa di tutto per ricordare ai turisti che ama essere definita città di passaggio. Ecco. Perché tutti possano passarci per raggiungere altri lidi. Ma qui non c'è nulla che possa interessarli (?).

A Messina, si narra, ci fossero cultura, l'Ospe, festival del Cinema e grandi talenti.

Ci sono rimasti gli scatti di Vizzini a ricordarcelo. Oggi sembra non siano pochi gli artisti che preferiscono calcare le scene di Taormina, Palermo e Catania.

A Messina c'era il Carnevale, c'erano i carri, i bimbi in maschera sul Viale San Martino. Adesso il Carnevale lo viviamo ogni giorno vedendo le maschere di chi si accontenta che tutto sia così peggiorato…

A Messina c'è stato tanto… e oggi cosa c'è? Tutti orgogliosi del mare, del sole, della granita e della focaccia. Tutti felici di vivere nel posto "più bello del mondo" e pronti a farsi selfie in spiaggia a marzo e fino a novembre. Peccato però che non bastino i selfie a tenere qui i nostri figli. I nostri bimbi che diventeranno presto grandi.

Al Sindaco. Quello di oggi, quello di domani… a tutti coloro che credono di far politica dimenticando che questa dovrebbe essere missione. Una cosa seria insomma. Mi permetto di chiedere pietà.

Pietà per noi che a Messina ci viviamo. Che non possiamo nemmeno chiudere gli occhi per non vedere, perché siamo genitori e quel senso di responsabilità ci costringe a guardare. E soffrire.

Pietà. Basta. Apritevi al mondo.

Ricoprite questo ruolo solo se avrete il coraggio di osare. Lontani da logiche di partito e allo stesso modo da logiche da "figli dei fiori". Serve pragmatismo.

Non lo hanno oggi i partiti. Non lo hanno gli idealisti.

Non ci sono soldi per pulire la città? Per renderla più bella? Inventatevi qualcosa.

Ora. Ieri. Perché è già tardi.

Fatevi aiutare da persone competenti. Chiamate creativi per trovare soluzioni armoniche. Originali. Chiamate economisti, chiamate esperti che lo siano davvero.

Contattate anche le migliaia di Messinesi che lontani da qui hanno contribuito alla crescita delle città che li hanno accolti.

Fate parlare e ascoltate i ragazzi. Non quelli che chiamate giovani e che oggi hanno 40 anni. Loro dovrebbero già stare al vostro posto.

Date in gestione gli spazi verdi ai privati. Sapranno fare meglio e con maggiore entusiasmo. Contattate i pochi coraggiosi che in silenzio, con fatica, portano avanti le loro attività imprenditoriali. Dei veri eroi contemporanei.

Non è più tempo.

I nostri figli sono già cittadini di altri paesi.

Per colpa vostra. Per colpa nostra.

Basta teatrini. Basta frasi ad effetto.

Basta chi c'era prima, chi c'è adesso… ricordiamoci che l'importante è che in questa città possa esserci qualcuno in futuro.