Cavallaro, ex Stu Tirone: "Capacity è un manifesto culturale o un testamento?"

Cavallaro, ex Stu Tirone: “Capacity è un manifesto culturale o un testamento?”

Cavallaro, ex Stu Tirone: “Capacity è un manifesto culturale o un testamento?”

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martedì 25 Settembre 2018 - 07:01

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell'ex amministratore della Stu Tirone (esclusa dalla selezione) Francesco Cavallaro in merito al progetto Capacity

Gentile Direttore

ho letto con attenzione la sua analisi di un paio di giorni fa in cui raffronta l’esperienza Capacity con le azioni in essere dell’Amministrazione De Luca sul versante del risanamento delle aree degradate della nostra città, e mi aspettavo che generasse qualche riflessione almeno dagli addetti ai lavori (leggi qui).

Innanzitutto quello che mi ha colpito in questi anni riguardo al Progetto Capacity è l’estrema “riservatezza” di dati e informazioni definite sensibili di un programma di trasformazione urbana che nel solco della “cultura dal basso” avrebbe dovuto essere tutto online e i cui contenuti dovrebbero essere disponibili per tutti. Se si considera che il progetto “speculativo” della STU sostenuto dai poteri forti ha avuto dedicati fiumi di inchiostro, di interviste e addirittura di attenzione dell’ANAC mi viene da ridere….

Così non è, e le informazioni si potevano avere solo con un accesso agli atti, cosa che a suo tempo nella mia qualità di amministratore della società Il Tirone S.p.A. ho fatto.

Mi pare calzante la sua definizione di “fuffa” quando commenta l’inserimento nel programma di via Don Blasco e la copertura del Camaro (progettati e finanziati da altri), ma i colti estensori della proposta ci argomenterebbero che Capacity ha una visione lungimirante perché si propone di integrare progetti anche già in corso di esecuzione con il risanamento, e quindi poco importa se con poche costruzioni di abitazioni nuove, perché si realizzano altre attività di “pubblico interesse ” (quali il parco urbano lineare delle arti, il potenziamento del Parco Sociale di Forte Petrazza,..) e si delocalizzano i baraccati dai siti degradati in abitazioni da comprare sul mercato integrandoli nel tessuto sociale e senza “consumare” territorio.

Per quanto riguarda il confronto tra le due filosofie che lei evidenzia non posso non farle notare che le due attività sono profondamente diverse, perché le azioni di De Luca non hanno la pretesa di essere il programma operativo di una vision, ma sono semplicemente una azione emergenziale che affronta una tematica su cui oggettivamente i risultati delle attività pregresse sono stati fallimentari. Quindi penso che sia onesto sospendere il giudizio attendendo la piena operatività di ARISME, la cui guida è stata affidata a un professionista di qualità e personalità, e che come missione avrà quella di definire la visione e le azioni operative.

Invece Capacity è un manifesto culturale compiuto! Che corre il rischio di diventare un testamento! Infatti se esaminiamo la documentazione inviata al Ministero scopriamo che l’area coperta dall’intero progetto è vastissima (oltre ha. 300) con il rischio reale di “dispersione” della azioni e quindi con la alta probabilità di non raggiungere l’obiettivo della rigenerazione urbana delle aree interessate. Per fare un esempio comprensibile esaminiamo gli esiti del programma di rigenerazione commerciale realizzato nella nostra città tra il 2003 e il 2008: si componeva di azioni sovvenzionate con risorse pubbliche con regimi d’aiuto ai commercianti per rivitalizzare i propri negozi e di interventi pubblici su aree sottoutilizzate (le piazzette di via Garibaldi) e che interessava un’area di poco inferiore a ha. 30 (meno di 1/10). Ebbene chiaramente la partecipazione al programma degli esercizi più vicini ai siti degli investimenti pubblici è stata di gran lunga superiore a quelli più distanti. Di conseguenza le diverse azioni di Capacity corrono il rischio di restare isolate senza generare l’effetto integrazione che si propongono.

Ma avremo tempo per esaminare i risultati che si otterranno, oggi possiamo solo prendere atto che gli interventi che sono stati finanziati in aggiunta a quelli con finanziamenti esistenti, addirittura già appaltati o in corso di appalto, rientrano in 6 assi e prevedono un finanziamento statale di €. 17.775.452 oltre a cofinanziamenti dei vari partner tutti da verificare (in quanto agli atti non sembrano esserci fidejussioni).

Un discorso poi va fatto in merito al meccanismo di selezione che ne ha generato la definizione e alle modalità di utilizzo delle risorse pubbliche, argomenti sensibili peraltro per chi ha fatto delle battaglie sulla legalità un argomento centrale. Se un progetto di rigenerazione urbana tipo il Capacity ha come fine l’interesse pubblico, è fuori discussione che venga applicato il codice degli appalti che prevede strumenti specifici regolamentati anche per la scelta del partenariato privato, che nel caso nostro non sono stati applicati, visto che è stato pubblicato un avviso con pochissimo tempo a disposizione per i partecipanti, e soprattutto poi la GM ha affermato che non era neanche vincolante, tant’è che la graduatoria è stata stravolta.

Ma l’aspetto più contraddittorio della vicenda (ci si ricorda delle accuse alla STU Il Tirone di beneficiare di risorse pubbliche?) riguarda le previsioni del comma 6 dell’art.180 del Codice che prevede che “In ogni caso, l'eventuale riconoscimento del prezzo, sommato al valore di eventuali garanzie pubbliche o di ulteriori meccanismi di finanziamento a carico della pubblica amministrazione, non può essere superiore al quarantanove per cento del costo dell'investimento complessivo, comprensivo di eventuali oneri finanziari.” e che peraltro come dice il comma successivo “ La documentata disponibilità di un finanziamento è condizione di valutazione di ammissione ad un contratto di partenariato pubblico privato. La sottoscrizione del contratto ha luogo previa la presentazione di idonea documentazione inerente il finanziamento dell'opera. Il contratto è risolto di diritto ove il contratto di finanziamento non sia perfezionato entro dodici mesi dalla, sottoscrizione del contratto

Sinteticamente il quadro dei finanziamenti pubblico-privati è così composto:

Assi progetto

Finalità e Soggetto attuatore

Importo finanziamento pubblico

% di finanziamento aggiuntivo

provenienza

1,2,3,7

Autocostruzione e capacitazione ECOSMED

3.300.000

32,65

privata

1

Comune di Messina (acquisto case)

13.000.000

25

pubblica

4

Attività sociali O.N.G.

1.206.868

23,80

privata

5,6

Consulenze

268.000

0

Se veramente la città come sembra ha deciso di eliminare definitivamente la vergogna delle baracche, va fatta una riflessione per il futuro sui temi del coinvolgimento dei privati (siano essi profit o noprofit) e sulla qualità degli strumenti di pianificazione e programmazione, e su tali temi immagino vi sarà attenzione da parte di ARISME.

Per quanto riguarda Capacity direi in conclusione che il Comune di Messina mentre realizzerà delle importanti infrastrutture che poco riguardano la trasformazione urbana dei fondi Basicò e Fucile e che sono state già progettate e finanziate, darà circa 5 mln€ di “aiuti” a un gruppo di associazioni private del sociale e userà 13 mln€ per comprare case in giro per la città dove capita….ammesso che sul mercato vi sia l’effettiva disponibilità.

Franco Cavallaro ex-amministratore delegato del Tirone S.p.A. Società di trasformazione urbana

Un commento

  1. Appunto 5milioni ad associazioni private.

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