Crocetta:”Gioia Tauro esporterà la ‘ndrangheta da noi”. D’Alia:” Il governatore fa da megafono a operatori privati”

Nei giorni precedenti alla seduta del Consiglio dei ministri che ha portato all’approvazione della riforma dei porti, Crocetta ha inviato una lettera, contestando l’accorpamento di Messina a Gioia Tauro, e chiedendo che venisse unita all’Authority di Augusta. Il governatore ha fatto riferimento alla norma che prevede l’intesa con le Regioni sugli accorpamenti tra i porti. Peraltro la Sicilia è regione a statuto speciale e il presidente, in teoria dovrebbe anche partecipare alle sedute del Cdm che riguardano l’isola (fatto questo mai avvenuto). Il governo ha deciso di tirare dritto ma la lettera, rimasta segreta, cioè mai diffusa ufficialmente ed apertamente attraverso la stampa, non è andata giù al parlamentare D’Alia che al governatore non le manda a dire, soprattutto alla luce del fatto che ci sono altri passaggi. Se Crocetta davvero voleva bloccare la riforma che lo faccia a carte scoperte assumendosi tutta la responsabilità delle conseguenze a tutti i livelli, fa capire D’Alia (anche quindi a livello di alleanza con il governo regionale)

Resto stupito da questa iniziativa occulta del presidente Crocetta contro la decisione del governo di istituire l’Autorità portuale dello Stretto”. Commenta in merito alla notizia di un incontro chiesto da Crocetta al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e al presidente del consiglio Matteo Renzi per chiedere la modifica del decreto attuativo. “ Non capisco – aggiunge l’ex ministro – se questo è frutto di una delle sue tante estemporaneità o di qualche manina privata. Mi sarei aspettato dal governatore una riflessione più seria, trasparente e condivisa con il territorio a tutela degli interessi della Sicilia e della provincia di Messina. L’ Autorità dello Stretto è una opportunità di crescita non solo per la città e la provincia di Messina, ma anche, e soprattutto, per la nostra Isola che può giocare un ruolo determinante nel Mezzogiorno, grazie alla creazione del più grande sistema portuale del Sud. Ci aspettiamo da lui un impegno concreto su questa possibilità, perché l’area portuale di Messina svolga un ruolo importante nel percorso tracciato dal governo Renzi. Ci aspettiamo che la Regione, insieme alle istituzioni locali e alle categorie produttive, si faccia carico di definire con la Regione Calabria regole di governance chiare ed efficienti per aprire la nostra realtà a nuovi scenari economici e per offrire alle imprese della nostra provincia e della Sicilia nuove opportunità e multiple relazioni commerciali. Si apre, infatti, ora la fase attuativa della riforma dei porti e la Regione non può mettersi di traverso, ma deve concorrere in maniera determinante a far sì che la Sicilia e Messina stiano a pieno titolo dentro la più grande autorità portuale del Mezzogiorno che sarà chiamata a governare anche lo Stretto di Messina. Crocetta faccia valere il peso del suo ruolo di presidente della Regione nella direzione intrapresa da Messina insieme al governo nazionale e non per fare da megafono di interessi legittimi di qualche operatore privato”.

Il messaggio del presidente nazionale dell’Udc è chiaro ed è rivolto a più destinatari. All'orizzonte, qualora Crocetta intendesse davvero bloccare la riforma ci potrebbe essere lo strappo definitivo tra centristi e governatore nella fase finale di un mandato disastroso. Crocetta a margine della visita di oggi alla zona falcata ribadisce: "Ho espresso il mio dissenso per iscritto all'accorpamento con Gioia Tauro. La norma è incostituzionale perchè non sono stato invitato alla riunione del Consiglio dei ministri e farò valere e mie ragioni. Messina non può essere seconda fila con la Calabria". In realtà la riforma prevede che l'iintesa definitiva passi dal vaglio della Conferenza Stato Regioni, alla quale la Sicilia ovviamente sarà presente insieme a tutte le altre. Ma Crocetta va oltre, esprimendo una bizzarra tesi sull'esportazione della criminalità: "Gli operatori di Messina sono contrari perchè a Gioia Tauro c'è la 'ndrangheta, mentre noi in Sicilia la mafia la combattiamo in Calabria sono solo all'inizio. Con questa riforma Gioia Tauro porterà la 'ndrangheta in Sicilia….. Gli operatori di Messina sono preoccupati perchè non riescono ad operare a Gioia Tauro per la forte presenza di inflitrazioni della 'ndragheta che a questo punto potrebbero estendersi a Messina e Messina che ha già avuto tanti guai non se lo merita"

Sulla vicenda intervengono anche la Rete Civica per le infrastrutture del Mezzogiorno ed il Movimento cristiano lavoratori.

“Tra qualche mese constateremo che la visione dell’Area Integrata dello Stretto è una allucinazione senza continuità ferroviaria e stradale, precondizione dello sviluppo dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto- scrivono Ferdinando Rizzo e Franco Tiano- Solo chi sconosce il “Piano strategico della portualità” e ignora i dati forniti annualmente da “Assoporti”, può giudicare positiva la nuova governance che si trasformerà in un disastro per l’economia della Città Metropolitana di Messina, fagocitata dagli interessi privati del terminalista di MSC. Solo gli investimenti su ferrovie e ponte ferroviario e stradale avrebbero consentito di unire la Sicilia ai mercati europei con i treni a lunga percorrenza in tre minuti invece che in due ore senza rottura del carico, divenendo un moltiplicatore di risorse per l’Area dello Stretto e la Sicilia intera grazie agli imponenti flussi commerciali in entrata da Suez. La matematica non mente: l’A.P. di Messina ricava oltre 8 milioni di euro all’anno dalle tasse portuali e dalle concessioni, quasi tutti da Milazzo, per lo sdoganamento dei prodotti petroliferi e solo 200.000 euro da Messina. Il ricavato IVA dell’A.P. di Messina è pari a 958 milioni annui, al 6° posto dei porti italiani. Il porto di Messina e il 1° porto per passeggeri in Italia con più di 8 milioni di movimenti e altri 500.000 croceristi. Al contrario il porto di Gioia Tauro, pur essendo il primo porto in Italia per movimentazioni di merci con circa 3 milioni di teus movimentati nel 2014, non è un porto di sdoganamento ma è solo un porto di trasbordo. Gioia Tauro è un porto fallito. Messina aveva tutti i mezzi per poter rimanere autorità portuale autonoma, insieme al porto di Milazzo o al limite con l’accorpamento strategico con i porti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. L’accorpamento invece con il porto di Gioia Tauro rappresenta un mero suicidio che sarà chiaro in un paio di mesi, dato che il 50% delle somme prodotte dai ricavi dei quattro porti di Messina e di Milazzo sarà redistribuito”.

La pensa in modo opposto Fortunato Romano, presidente Mcl Messina: “Bene all’Autorità Portuale dello Stretto ma non siamo davanti a un successo assoluto. L’accorpamento di Messina e Milazzo alle città calabresi, con Gioia Tauro capofila, getta le fondamenta per creare la più grande autorità portuale del meridione, ma il provvedimento da solo non basta. Certamente la nascente Autorità Portuale si inserisce nella strutturazione di un’unica grande area Metropolitana dello Stretto – sempre sostenuta dal M.C.L. e per la quale dobbiamo continuare a lavorare – che unisce e rafforza territori accomunati da profili socio-economici e identità storica, ma rischia allo stesso tempo di essere solo uno specchietto per le allodole se non accompagnata dal “Ponte sullo Stretto”. Perché Messina possa rientrare a pieno titolo nel circuito dei traffici internazionali – intercettando anche tutto il traffico commerciale proveniente da Suez – non basta la connessione con Gioia Tauro, che ad oggi è solo un porto di “trasbordo”, serve il Ponte sullo Stretto.

Perché Messina possa seriamente guardare ad un’ipotesi di sviluppo serve il collegamento ferroviario e veloce, serve tutto ciò che il Ponte può determinare, ogni altro provvedimento assunto singolarmente rischia di divenire cura palliativa per un malato terminale”.

Rosaria Brancato