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Lettera di una messinese emigrata: “A Messina manca la civiltà”

Gentile Redazione,

Mi chiamo Miriana e sono di Messina.

Sono nata a Messina e sono andata a scuola a Messina, al Don Bosco prima, al Liceo Seguenza negli anni ‘90, quando c’erano talmente tanti iscritti che facevamo i turni mattina e pomeriggio.

A Messina ho fatto anche l’Università, corso di Laurea in Fisica, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Sono cresciuta a Messina e a Messina mi divertivo.

Poi per la volontà di fare altre esperienze di studio e di lavoro sono andata via da Messina.

Ma ci torno di tanto in tanto per fare le vacanze.

Eppure … torno a Messina e non la riconosco quasi più.

Seduta nel mio ufficio, quando arriva maggio e le giornate alle mie latitudini diventano inesorabilmente lunghe, una assurda nostalgia mi assale, e non vedo l’ora di venire giù.

Torno per godere appieno di quello che Messina offre e dà: lo Stretto con la sua vista mozzafiato, il mare, il lungomare, tanto sole, le granite, gli arancini, il bianco e nero, prelibatezze di ogni genere, il divertimento notturno.

Entusiasti e felici scendiamo dall’aereo, dall’aeroporto andiamo in autostrada. Arriviamo a Messina e appena usciti dallo svincolo ecco svariate suppellettili affollare lo spazio antistante i cassonetti. “La volta scorsa c’era un materasso abbandonato qui, adesso ce ne sono due e tante sedie”. Risatina.

Mi metto a riposo nel pomeriggio dopo aver mangiato la pasta ‘ncasciata, e oltre al piacevole seppur fastidioso frinire delle cicale, vengo disturbata dal fragore di un tipo che prende a mazzate un vecchio televisore a tubo catodico, con violenza efferata, e lo riduce in piccoli pezzi che incurante elimina assieme all’umido – alla faccia della differenziata – nel cassonetto carbonizzato.

Eppure, l’ordinanza sindacale parla chiaro:

Sarà possibile depositare e conferire i rifiuti indifferenziati dal lunedì al venerdì e nella giornata di domenica, durante la fascia oraria che va dalle ore 17:00 alle ore 21:00. Rimane invariato il divieto assoluto di buttare la spazzatura il sabato e nei giorni prefestivi.

Vado sul viale per fare due vasche e trovo strade sporche, mattonelle rotte, gli scivoli del marciapiede regolarmente sbarrati da autovetture parcheggiate male o in divieto e tira su il passeggino sennò non ci passiamo.

Via Cesare Battisti a ridosso dello Jaci. Autovetture in terza fila davanti all’elettrauto che se vuoi uscire lato guida sei già sul cordolo lato monte.

Giù oltre il porto sul viale della Libertà. Non esistono più le corsie perché quelli che viaggiano in direzione opposta sono praticamente davanti a me.

Sorpassi dove c´è la doppia linea continua. Bambini sui seggiolini auto solo sporadicamente, altrimenti seduti dove capita, anche davanti e senza cintura. In quattro su uno scooter senza casco mi sorpassano da destra. Superati gli imbarchi della Caronte arriviamo sulla litoranea.

E anche qui fra ambulantato selvaggio, motorini, ciclisti e villeggianti non esistono più le corsie.

E non possono non tornarmi in mente tutti gli articoli che leggo di incidenti stradali, uno dopo l’altro in estate, foto di funerali con palloncini bianchi che volano in cielo, foto su Facebook seguite da commenti strazianti e le immagini di giovani vite strappate al loro destino.

Si fa sera, andiamo ai Lidi. La vista mozzafiato dello Stretto ci spiazza. La Luna piena riflessa sul mare e gli ombrelloni chiusi accanto alle sdraio sembrano un paesaggio da catalogo di vacanze lussuose. I motoscafi e le barche a vela che attraversano il chiaro di Luna mi fanno venire in mente i dipinti di Ajvazovskij.

E vai con la birretta…ma solo una perché dobbiamo guidare.

Facciamo una passeggiata a piedi scalzi per sentire la sabbia ancora tiepida sotto di noi.

E di nuovo… bottiglie di birra vuote accatastate qua e là, mozziconi di sigaretta…e di nuovo lo slalom fra le immondizie.

Sulla strada di ritorno verso il centro gli autobus nuovi in entrambi i sensi. Lodevole l’iniziativa dell’amministrazione di istituire un bus notturno che permetta a villeggianti e residenti di muoversi senza dover necessariamente utilizzare il proprio veicolo.

Prima di andare a dormire ci prendiamo una granita per togliere l’amaro dalla mente e addolcire la bocca.

Da residente sono diventata villeggiante e mi chiedo se è sempre stato tutto così o se così mi sembra. Eppure… è la nostra città, la nostra spiaggia, le nostre strade, i nostri ragazzi. Dovremmo prendercene cura. Ma ogni volta che torno è tutto più lacerato o così appare ai miei occhi.

Di scrittori siciliani potrei citarne tanti, ma in questa situazione mi viene in mente “Così è se vi pare” di Pirandello.

“Il guajo è che come ti vedo io, non ti vedono gli altri! E allora, caro mio, che diventi tu? Dico per me che, qua di fronte a te, mi vedo e mi tocco – tu, per come ti vedono gli altri – che diventi? – Un fantasma, caro, un fantasma! – Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in sé stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa”.

Non un fantasma, ma una città, una civitas mi piacerebbe trovare la prossima volta.

La civiltà, insomma.

M.V.