Un (ex) elettore del Pd: “Dal feudo di Genovese al deserto di Carbone”

Cara redazione ma che fine ha fatto il Pd nella provincia di Messina?

Ernesto Carbone, tra gli annunci fatti al suo insediamento restano solo promesse mancate, Antoci, dopo i successi nella lotta alla mafia, in politica sembra più impegnato a promuovere se stesso che il PD. Nessuna riunione ( e a che serve un partito se non a vedersi, mettere insieme le persone, costruire assieme per le proprie idee?), iniziative come episodi singoli, niente elaborazione di proposte per il territorio. Anche il tanto decantato patto per Messina, è stato definito da Renzi una promessa fatta per la campagna del referendum, come ha detto nella sua analisi del voto all'ultima assemble nazionale PD. Nè idee nè progetti, nè militanti nè elettori. Che rimane al PD?
I deputati regionali si limitano all'ordinaria amministrazioni, i giovani di ogni corrente concentrati sul loro piccolo orto senza una visione d'insieme, i sindaci della provincia senza spessore politico, i professionisti, i lavoratori, i sindacalisti, gruppetti senza coordinamento, correnti senza rapporti tra loro, demotivati e stanchi.
Il PD è un partito in franchising, ognuno può utilizzarne il simbolo indipendentemente da ciò che pensa. A Messina e provincia questo franchising è in crisi profonda, abbandonato da Roma e da Palermo, ma anche da chi sul territorio ha responsabilità (tesseramento, circoli, etc). E dunque questo il destino del PD? Dopo il feudo di Genovese, il deserto di Carbone?

Mi chiedo, senza molta speranza ormai, se il PD a Messina, nella strade della città e nei comuni della provincia, ha ancora la forza di ricominciare.
Nicola Pètrina.
(ex) elettore PD