Lente d’ingrandimento sui prodotti dei ricercatori , ma con «discrezione»

L’Università di Messina prova a mettere in campo le “contromisure” per evitare in futuro nuove figuracce in tema ricerca scientifica, giudicata dall’Anvur , nell’ambito del rapporto “Valutazione Qualità della ricerca 2004-2010”, la peggiore di tutti gli Atenei italiani (vedi correlati). Con lettera firmata il 21 ottobre scorso, il rettore, Pietro Navarra, ha sollecitato i “suoi” ricercatori ad inviare al rettorato, a partire dall’8 novembre e attraverso apposito modulo, i giudizi apposti dall’ Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca ai propri prodotti di ricerca , disponibili sui siti personali di Cineca.

Navarra vuol acquisire gli atti e vederci chiaro, ma rassicura gli studiosi che non ci sarà alcuna caccia alle streghe, garantendo infatti «massima discrezione nell’uso di questo dato» e sottolineando che «i giudizi ricevuti dai prodotti nell’ambito del processo VQR non saranno utilizzati in alcun modo nella valutazione personale».

Eppure un po’ di trasparenza e di pubblicità all’esterno non guasterebbe, perché non è sempre detto che i panni sporchi si debbano lavare in famiglia, soprattutto quando di mezzo c’è un istituzione pubblica. Tra l’altro, come stesso Navarra ricorda nella lettera, dall’analisi dell’Anvur emerge che il risultato negativo «è dovuto principalmente al numero elevato di prodotti mancanti (365 prodotti, pari al 10,91% dei prodotti attesi) e alla consistente percentuale dei prodotti giudicati “limitati” dai GEV (Gruppi di Esperti della Valutazione) delle relative aree dei soggetti valutati (1143 prodotti. pari al 35,03% dei prodotti attesi).

Rendere noti i nomi dei ricercatori che hanno una produzione scientifica numericamente insufficiente (all’Anvur bastavano tre prodotti di ricerca) o qualitativamente insoddisfacente non sarebbe certo un crimine, ma l’Ateneo preferisce indagare in gran segreto, tranquillizando ancora una volta gli studiosi messinesi (anche quelli poco studiosi) che i dati richiesti non si tramuteranno mai in un atto di accusa e serviranno esclusivamente a « effettuare un’analisi approfondita sull’adeguatezza della selezione dei prodotti sottoposti a valutazione; evidenziare errori/criticità nella valutazione effettuata dai GEV»; supportare i ricercatori «nella selezione di prodotti da sottoporre alla prossima VQR»; e in ultimo «organizzare una simulazione interna di VQR nei prossimi mesi».

Per risalire la classifica dell’Anvur, l’Ateneo peloritano ha dunque scelto, nel rapporto con i propri ricercatori, la carota e ha riposto in un armadio il bastone. L’Università targata Navarra preferisce la linea morbida. (Danila La Torre)