Nemmeno il nuovo piano Atm convince i sindacati: arrivano le prime bocciature

Chi pensava che il ritiro della prima delibera di liquidazione dell’Atm e la creazione di una “versione 2.0” riportassero il sereno nei rapporti tra il Comune e i sindacati, si sbagliava di grosso. Così, puntuali come le tasse, fioccano le prime bocciature. Il primo a parlare è il segretario generale della Filt Cgil Pino Foti, il quale chiede semplicemente «una normale azienda di trasporto pubblico». Ecco il punto: «Di solito si cerca di trarre insegnamento dagli errori del passato e si cerca di comprendere dove si è sbagliato per non ricadere nello stesso errore, ma Buzzanca è tipo ostinato. Per risolvere la questione Atm, della quale non ha tutta la responsabilità ma solo una buona parte, ripropone in una delibera di giunta una serie di passaggi per sommi capi rilanciando di fatto la palla al consiglio comunale. Un atto di indirizzo in cui da un lato vengono prescritti perentoriamente i tempi entro i quali costituire la NewCo e liquidare l’azienda, e dall’altro si indica genericamente quale dovrebbe essere la natura giuridica del nuovo soggetto, prevedendo allo stesso modo, ed in evidente contrasto, l’assorbimento di tutti i dipendenti e l’esternalizzazione dei servizi».

In sintesi «Buzzanca si limita ad offrire al Consiglio Comunale solo una cornice di intenzioni, in cui può stare tutto ed anche il contrario, affidando al pubblico consesso, senza uno straccio di studiato progetto fatto da esperti, il preciso compito di definire i particolari, e riaprendo così la strada ad un estenuante valzer si sterili supposizioni, le stesse purtroppo che sono state alla base del necessario ritiro della delibera precedente». Foti non mette in dubbio il fatto che serva un intervento urgente, «ma non si può pretendere che a risolverla, visti i precedenti e la oggettiva impreparazione in materia, siano i rimedi approssimativi che passano per la mente di Buzzanca, di Capone e di qualche consigliere, perché così continueremmo a perdere tempo ed a dilungarci in una polemica senza fine». Secondo la Cgil «il problema dell’Atm sta all’interno dei problemi del traffico, della riappropriazione degli spazi e della vivibilità di questa città. Limitarsi a pensare che l’Atm sia solamente un problema aziendale ed occupazionale per il quale basta individuare i soli servizi di trasporto ed il personale strettamente necessario, regalando ai privati il resto delle attività con il solo vincolo di accollarsi alle condizioni che preferiscono una parte dei lavoratori in esubero, ci appare perlomeno riduttivo e non utile. Se si concorda che per salvaguardare le casse comunali e non appesantire di tasse i messinesi è fondamentale trovare soluzioni affinché il deficit del costo del trasporto pubblico ed i debiti prodotti dell’Atm venga ripagato il più possibile dalla vasta gamma dei servizi offerti, non si può al tempo stesso pensare di svendere sottocosto, così come è logico che avvenga durante uno stato di crisi ed una liquidazione, proprio quelle attività che consentono i maggiori guadagni, perché ciò farebbe perdere grandi risorse alla collettività. Si esca dall’ambiguità, almeno stavolta. In gioco – conclude Foti – c’è molto più del futuro dell’Atm e la questione va affrontata d’urgenza con passaggi a tappe forzate e senza improvvisazioni».

Non è più tenera l’Orsa, che boccia il nuovo percorso stabilito dall’Amministrazione attraverso una nota firmata dal segretario generale Mariano Massaro, da Sergio Crisafulli (delegato Trasporti pubblico locale) e Giovanni Burgio (segretario aziendale). La prima critica mossa è alla Giunta per quello che viene definito uno «scatto in avanti», deciso in modo «unilaterale», «snobbando il confronto con le parti sociali», nonostante fosse in atto un confronto tra la stessa Amministrazione e le organizzazioni sindacali. «Per quanto ci è dato sapere – affermano Massaro, Crisafulli e Burgio – nella nuova delibera si continua ad ignorare l’esito referendario che prevede la gestione pubblica dei servizi essenziali compreso il trasporto pubblico locale, l’atto di indirizzo dell’Amministrazione insiste nel prevedere privatizzazione ed esternalizzazioni dei servizi con il chiaro intento di trasferire a terzi la parte produttiva dell’azienda riversando sul costo sociale l’enorme debito accumulato negli anni e i carrozzoni improduttivi che insistono in via La Farina. Lo zelo con il quale la Giunta comunale continua a sostenere l’esigenza di esternalizzare i servizi rimunerativi conferma l’annoso sospetto di pressioni da parte di soggetti interessati a ricomporre il vecchio sistema che consegnava a privati la gestione di risorse produttive quale Ztl e i parcheggi». Insomma, l’Orsa “agita” il fantasma di un presunto ritorno al variegato mondo delle cooperative più o meno “apparentate” con la politica, per cui nasce il sospetto «che la solita regia dietro le quinte possa avere l’intenzione di ricomporre le dinamiche che riempivano le casse private accollando i debiti sul groppone dell’azienda madre».

Poco tranquillizzante, per il sindacato, il punto in cui si prevede il riassorbimento del personale, specie se in un secondo momento dovessero davvero subentrare le cooperative. «Se veramente il progetto della Giunta comunale punta alla riorganizzazione produttiva ed economica del trasporto pubblico locale, non si capisce il motivo per cui nell’atto di indirizzo si punta ostinatamente a prevedere l’esternalizzazione di servizi che in altre realtà rappresentano il primo elemento d’incasso di denaro contante. Risulta altresì pretestuoso e scorretto correre verso la liquidazione dell’Atm individuandone i motivi nel pressing della Regione, eravamo tutti presenti a Palermo quando il rappresentante dell’assessorato regionale ai Trasporti dichiarava contrarietà verso il progetto di liquidazione esposto dall’assessore Capone, la Regione pretende la riorganizzazione economica dell’Atm e l’ottimizzazione del servizio, null’altro». E siamo solo alle prime reazioni.