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L’Università di Palermo condannata ad aprire corso di Scienze della formazione

“L’acquisizione di forze universitarie inferiori alle complessive potenzialità recettive della struttura contrasta con la dichiarata finalità della programmazione delle immatricolazioni, consistente nella piena e completa saturazione di tutti i posti disponibili, anche in relazione ai principi costituzionali stabiliti agli articoli 33 e 34 della Costituzione”. È questo il principio proclamato dal TAR per il Lazio in tre pronunce cautelari relative ai corsi di laurea di Scienze della Formazione primaria degli Atenei di Palermo, Cagliari e L’Aquila. Analogo provvedimento è toccato all’Università di Cagliari per il corso di laurea di Scienze dell’Architettura.

I paradossi del bando

Nella specie, sia il bando di ammissione predisposto dalle citate Università sia i corrispondenti Decreti Ministeriali prevedevano, ai fini dell’immatricolazione, il conseguimento di un punteggio minimo all’esito delle relative prove di accesso. Si proibiva così qualsiasi scorrimento o integrazione della graduatoria, anche qualora la soglia di sbarramento fosse stata raggiunta da un numero di candidati inferiore al numero dei posti disponibili. Ne derivava che, in tutti gli Atenei portati in giudizio, risultava ammesso un numero di candidati di molto inferiore al contingente bandito per l’a.a. 2019/2020, con conseguente vacanza di un numero significativo di posti rimasti vuoti e disponibili.

Accolto il ricorso

Il T.A.R. del Lazio, ha accolto la tesi dello Studio Bonetti & Delia, che ha patrocinato un centinaio di ricorrenti con un team guidato dai founder Michele Bonetti e Santi Delia. Soddisfazione è stata espressa dall’UDU Palermo sul cui sito web si legge: ” questa vittoria dimostra la ragionevolezza e la bontà delle nostre rivendicazioni. Sogniamo un sistema universitario libero, gratuito e di qualità. Il numero chiuso non può più essere, per la politica e per il governo nazionale, il dito dietro il quale nascondere la propria negligenza in questo senso”.

QUI L’ORDINANZA