Mafia, il torrente Patrì restituisce i resti di Giuseppe Italiano

Sono risicati ma chiaramente riconducibili al corpo di un uomo giovane i resti ritrovati nel Patrì, venuti finalmente alla luce dopo una campagna di scavi di circa tre settimane. Per gli investigatori appartengono a Giuseppe Italiano, il macellaio uscito di casa il 22 febbraio 1993 e mai più tornato. Aveva soltanto 22 anni.

Della sua esecuzione con la lupara bianca hanno parlato sia l'ex boss pentito Carmelo D'Amico e più recentemente il fratello Francesco, anche lui collaborante. E, forse, anche un nuovo pentito, visto che nel più stretto riserbo, dopo 2 anni di stop, lo scorso mese la Direzione distrettuale di Messina ha dato nuovamente il via agli scavi nel greto dei torrenti.

Stavolta le ruspe si sono concentrate in un tratto ricadente nel comune di Rodì Milici, contrada Cappellano, e i mezzi hanno dovuto lavorare parecchio prima di trovare qualcosa. Negli anni gli alvei dei fiumi si riempiono di strati successivi di fango ed ogni volta che la pala affonda "spunta" acqua e il terreno si muove.

E' proprio per questo che in quei terribili anni di mattanza e faida interna, la prima metà degli anni '90, il clan di Barcellona scelse i torrenti per seppellire le sue vittime, cancellando anche la possibilità per le famiglie di piangere i loro cari scomparsi.