Formazione 2.0: cronaca di un’ operazione clientelare annunciata. E Messina scompare dalla mappa

“Ci sono 3 categorie di lavoratori in Sicilia che non piacciono: i forestali, da molti considerati una palla al piede, i precari, che invece sostengono il settore pubblico per via delle note carenze e gli operatori della Formazione, assimilati nel calderone degli scandali”. Ha ragione il deputato regionale Nino Germanà che sull’Avviso 8 ha presentato un ddl per modificarne gli aspetti discriminatori. La parola Formazione in Sicilia porta subito alla mente le inchieste sui Corsi d’oro, sul Ciapi, gli arresti da Messina a Palermo, il sistema Genovese, le assunzioni clientelari.

I lavoratori della Formazione non stanno simpatici a nessuno. Ecco perché la macelleria sociale in corso avverrà nel silenzio.

Ma nella Sicilia diventata giungla c’è un altro aspetto: mentre migliaia di persone vengono gettate come stracci un altro piccolo esercito si prepara a prendere quel posto, accettandone le regole.

A pagare lo scotto di una Formazione “scandalosa” sono gli operatori storici, quegli 8 mila dell’Albo regionale rimasti senza tutele e senza lavoro.

E Messina, tra tutte le realtà della Sicilia, scompare dalle mappe della nuova formazione. Quel che non sparisce però nel sistema regionale sono i vecchi vizi.

Lo slogan parrebbe essere: avanti un altro. Via gli Enti storici avanti gli Enti nuovi di zecca (o usciti da operazioni di chirurgia estetica), via i lavoratori storici avanti i prossimi elettori, quelli delle Regionali 2017.

Tra ricorsi e polemiche quel che viene maggiormente contestato all’Avviso 8 è che non prevede alcun obbligo di assumere personale inserito nell’Albo regionale.

Era immaginabile e condivisibile il fatto che gli Enti coinvolti nelle inchieste Corsi d’oro & affini non venissero inseriti in graduatoria, non è invece pensabile che la tanto decantata riforma si riducesse a far terra bruciata dei lavoratori. Molti di loro nel sistema sono entrati ben prima dei vari Genovese, Sauta, Capone. Ci sono enti storici, come l’Ial, i cui peccati originali risalgono all’era targata Cisl, ma le cui conseguenze oggi vengono pagate dagli operatori. Il fatto è che ci si dimentica che anche nel più clientelare dei sistemi c’è sempre qualcuno che lavora sul serio. Non erano certo i dipendenti a lucrare o far compravendita di corsi e corsisti.

Il guaio è che la riforma doveva rivoluzionare il sistema ed invece ha solo cambiato i volti, come nel più classico dei copioni gattopardiani.

Messina scompare dalla mappa della Formazione crocettiana. Il che, in numeri, vuol dire 2000 mila persone che non lavoreranno. Dai 100 Enti si è scesi a 3 accreditati per il Comune capoluogo (Ecap, Afel, Faro 85) e sei con la provincia. Non è una riduzione, è un colpo di mannaia. E’ impensabile che tra i primi 211 posti, quelli utili per ottenere le risorse (una torta da 136 milioni di euro), Messina, con i suoi 108 Comuni della provincia, registri la presenza di soli 6 Enti.

Nell’isola dei gattopardi abbiamo imparato a cambiare tutto per non cambiare niente. Ad un anno dalle Regionali d’ottobre 2017 la Formazione viene vista come un possibile futuro bacino clientelare. Gli 8 mila dell’Albo, che diventeranno poco più di 3 mila dopo gli interventi di prepensionamento o pensionamento che si stanno concordando con il Ministero, non sono più appetibili elettoralmente. Molti di loro hanno il “peccato originale”, quello di aver lavorato negli Enti incriminati ed anche quando non è così, la Formazione del passato viene vista come una macchia da cancellare e della quale vergognarsi.

I 136 milioni di euro dell’Avviso 8 e gli altri per i quali si sta lavorando sempre sul fronte europeo, sono per la politica una prateria vergine, da popolare con nuovi dipendenti, docenti e fornitori. Insomma, per molti una manna dal cielo.

Non a caso il vespaio di polemiche sollevate dopo la pubblicazione della graduatoria riguarda il Pd. Tra gli Enti che, pur “novelli” di pochi anni e senza personale, hanno ottenuto fior fiore di finanziamenti, risultano quelli vicini all’assessore Marziano ed al Pd. A Siracusa, patria dell’assessore Marziano l’amico e compagno di partito (il Pd) Sergio Pillitteri risulta responsabile di corsi in 3 enti diversi e tutti destinatari di risorse per un totale di 6 milioni di euro. C’è poi l’ente Euro diretto da Eugenio Ceglia, consulente del sottosegretario Faraone. Ma da Agrigento a Catania passando per Caprileone, gli Enti destinatari di finanziamenti fanno riferimento al Pd (da Cracolici alla Lo Bello) ed alla Cgil. A Caprileone, per restare a Messina, l’Anspi è vicina all’ex sindaco Pd. Stessa cosa per l’Ecap di Messina.

E’ passata alla storia ed alla cronaca giudiziaria la frase pronunciata da Franco Rinaldi a Rai 3: “Ma lei pensa che i voti si prendono sulla luna?”.

Ad un’attenta lettura della graduatoria dell’Avviso 8 pubblicata nei giorni scorsi si capisce benissimo che nessuno la pronuncia più ma la pensano in tanti…… e che in tanti non vogliono far viaggi interstellari per cercarsi i voti.

Un assessore che, peraltro si chiama “Marziano”, non può cascare dalle nuvole quando si levano le proteste per una graduatoria opinabile e per una riforma che aprirà le porte a operazioni clientelari, guarda caso a ridosso delle elezioni.

Se nessuno in questi anni ha difeso gli operatori perché legati alla Formazione degli scandali, men che mai sarebbe potuto accadere per quelli della galassia Genovese.

Mentre in altri Comuni sountano come funghi enti nuovi o “riciclati”, Messina è diventata terra arida e là dove, come nel caso del Cirs c’è stato chi, a testa alta ha presentato un’istanza con 50 anni di storia e risultati, quella storia è finita nel cestino. Nessuno a Messina in questi 3 anni ha alzato il dito per i lavoratori (alcuni hanno anche testimoniato al processo spiegando come funzionava il sistema)per non entrare in rotta di collisione con Genovese e là dove gli Enti sono stati chiusi dopo le inchieste, nessuno ha “osato” colmare quel vuoto o provato a cercare tutele per i licenziati (quelli veri, quelli che facevano funzionare i corsi).

Unico deputato regionale a farsi sentire, ma solo dopo la pubblicazione della graduatoria è stato Nino Germanà, che con il Nuovo centro destra è nel governo Crocetta da un anno con l’assessore messinese Carlo Vermiglio.

Nei giorni scorsi Germanà ha presentato un ddl che prevede l’obbligo per gli Enti di attingere all’Albo regionale dei formatori ed ha minacciato, qualora non venga approvato, di uscire dalla giunta e ritirare l’assessore in quota Ncd.

Il ddl di fatto rischierebbe di “far saltar” almeno in parte la mega informata di nuove assunzioni in odor di regionali ma l’uscita dal governo degli alfaniani è quotata tanto quanto la costruzione del Ponte sullo Stretto per volere di Renzi o l’esistenza di Babbo Natale…..

Rosaria Brancato