Appello Gotha 3, l'accusa: confermate la condanna a 12 anni per Cattafi

Appello Gotha 3, l’accusa: confermate la condanna a 12 anni per Cattafi

Alessandra Serio

Appello Gotha 3, l’accusa: confermate la condanna a 12 anni per Cattafi

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giovedì 09 Luglio 2015 - 12:04

Sentenza d'appello più vicina per il legale che si muoveva tra servizi segreti e mafia. Chiesta la conferma della sentenza di primo grado anche per il boss Calabrese e gli altri imputati. A settembre parlando le difese.

La conferma delle condanne emesse in primo grado, senza sconti né attenuanti. E' categorica la richiesta che l'accusa ha avanzato alla Corte d'appello di Messina che si sta occupando del processo in abbreviato Gotha 3. La parola è toccata al PG Salvatore Scaramuzza, che con accanto i sostituti della DDA Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, ha ripercorso l'inchiesta, i risultati del processo di primo grado, soffermandosi ovviamente sul personaggio – principe del processo, Saro Pio Cattafi, l'avvocato d'affari barcellonese considerato uomo -chiave dei rapporti tra servizi, istituzioni e criminalità e accusato di riciclare denaro di Cosa Nostra.

Al termine di una caldissima mattinata d'agosto, tanto calda che lo stesso PG ha accusato un malore ed ha avuto bisogno di un attimo per riprendersi, Scaramuzza ha formalizzato le sue richieste ed il processo è stato aggionato all'inizio di settembre per dare la parola alel difese.

In primo grado, nel dicembre 2013, il GUP Monica Marino aveva così deciso: 12 anni per Rosario Pio Cattafi; 6 anni e 8 mesi per Tindaro Calabrese, al carcere duro, 4 anni e 4 mesi per Agostino Campisi, 7 anni e mezzo per il cassiere del clan, Giuseppe Isgrò, 5 anni e 8 mesi per il boss Giovanni Rao, di Castroreale, 4 anni e 8 mesi per il barcellonese Salvatore Carmelo Trifirò.

Decise anche le liquidazioni alle parti civili costituite: 10 mila euro cadauno ai comuni di Mazzarrá Sant'Andrea e Barcellona, 5 mila euro all'Associazione Vittime della Mafia presieduta da Sonia Alfano, 10 mila euro all'Associazione antimafia Pio La Torre; 120 mila euro alla Sicilsaldo e 10 mila euro a Giacomo Venuto, titolare della Venumer, l'impresa che denunció di essere sarà sottoposta al racket durante i lavori alla galleria Scianina- Tracocia sulla A20, teatro di molti incidenti, anche mortali, anche a causa delle lungaggini nei lavori. Ancora, 30 mila euro a Patrizia Torre, titolare dell'impresa attiva nel settore inerti e movimento terra; anche loro hanno denunciato il pizzo, e 15 mila euro ad Alesci, altro imprenditore che ha deciso di testimoniare contro i clan. Infine, 5 mila euro al pentito Carmelo Bisognano, ex capo del clan di Mazzarrá, e 25 mila euro all'avvocato Fabio Repici, grande accusatore di Cattafi, a sua volta accusato da Cattafi di "macchinare" contro di lui.

Rispetto al primo grado, il processo d'appello ha registrato un arricchimento del castello delle accuse, con le deposizioni del boss pentito Carmelo D'Amico e del braccio Nunziato Siracusa, anche lui nel frattempo passato alla collaborazione con la giustizia.

Dopo l'estate toccherà agli avvocati Tommaso Calderone, Giuseppe Lo Presti, Salvatore Silvestro, Pinuccio Calabró, Giovanbattista Freni, Tino Celi, Alessandro Cattafi.

(Alessandra Serio)

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