Operazione Matassa, ecco come David e Capurro compravano i voti dai clan

Avrebbero procurato voti a Franco Rinaldi, Francantonio Genovese ed allo stesso consigliere Paolo David, in diverse occasioni elettorali, in cambio di soldi, generi alimentari, assunzioni in strutture ospedaliere ed agevolazioni per il disbrigo di pratiche burocratiche. E, per farlo, si sarebbero avvalsi dei più potenti clan mafiosi dei quartieri di Camaro San Paolo e Santa Luicia Sopra Contesse.

E’ un vero e proprio calderone politico e mafioso quello esploso questa mattina in riva allo Stretto, i cui strascichi continueranno a farsi sentire ancora per molto tempo. Tra i 35 arresti eseguiti, di cui 9 direttamente in carcere e 26 ai domiciliari, spiccano nomi eccellenti tra cui il consigliere comunale Paolo David e Giuseppe Capurro, ex consigliere comunale (già capogruppo consiliare Pdl e candidato alle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio nel 2013).

I BROGLI ELETTORALI. Nel mirino dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia sono finite nello specifico le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio regionale del 28-29 ottobre 2012, le elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 e le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale di Messina del 9-10 luglio 2013. Secondo quanto emerso, alla base di tutto vi era una vera e propria “associazione per delinquere allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di corruzione elettorale”, cui faceva attivamente parte anche il Consigliere Paolo David. Insieme ad Angelo Pernicone, Giuseppe Pernicone, Baldassarre Giunti, Giuseppe Picarella, Stefano Genovese e Adelfio Perticari (arrestato di recente per l’omicidio del giovane Giuseppe De Francesco), David ostacolava il libero voto dei cittadini del quartiere di Camaro San Paolo promettendo loro favori. Che fosse del cibo o dei soldi, ma anche assunzioni in strutture sanitarie (attraverso Piccarella che era titolare e gestore di alcune strutture) e disbrigo di pratiche burocratiche, l’importante era ottenere voti. E, per farlo, ci si avvaleva dello strettissimo rapporto con clan mafiosi della zona come Spartà e Ventura, di cui i Pernicone, Giunti e Perticari (veri e propri procacciatori di voti) erano elementi consolidati. Durante il periodo dell’indagine, David era candidato nelle liste del Pd e faceva anche parte della segreteria politica del deputato regionale Franco Rinaldi e del deputato nazionale Francantonio Genovese.

IL RUOLO DI CAPURRO. Ex consigliere comunale, già capogruppo consiliare Pdl, Giuseppe Capurro era candidato alle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale del 2013. Poi non fu eletto, ma anche nei suoi confronti l'accusa è gravissima: concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Dalle indagini è emerso che Capurro ha contribuito, senza farne attivamente parte, a realizzare gli scopi, rafforzandone la posizione, del clan mafioso guidato da Carmelo Ventura. In particolare, l'ex consigliere si sarebbe attivato per risolvere alcuni problemi amministrativi del clan riguardanti intestazione di "prestanome" di diverse società. Ma non solo. Perché anche lui, così come David, avrebbe stretto accordi proprio con Ventura per procurarsi voti nelle amministrative del 2013 in cambio di favori.

TELEFONI SOTTO CONTROLLO. Erano sotto controllo i telefoni dei Perricone, i fratelli attivi nel settore delle costruzioni che nel 2012 e 2013 sarebbero stati tra i "grandi elettori" di Paolo David. Quando la Squadra Mobile ha avuto sentore che l'esponente politico stava per incontrare loro o qualche altro soggetto legato agli ambienti criminali, lo hanno seguito, filmato e fotografato. È così che gli investigatori guidati dal vice questore Giuseppe Anzalone sono riusciti a documentare la compravendita dei voti, sia per le regionali del 2012 che per le amministrative dell'anno 2013. Voto di scambio e corruzione elettorale i reti ipotizzati. Voti poi andati a beneficio del deputato Franco Rinaldi all'Ars e per il "signore delle tessere del Pd", Francantonio Genovese. L'attività di David avrebbe condizionato anche le primarie del Pd del 2013. Sia Genovese che Rinaldi sono stati ascoltati come persone informate sui fatti. Ma le indagini non hanno provato che i due avessero contezza di come e dove David racimolasse voti, che per ottenerli prometteva assunzioni, e non lesinava la distribuzione dei pacchi di pasta. Anche nel caso di Capurro, che ha ottenuto i domiciliari, i poliziotti avrebbero documentato la promessa di favori in cambio di voti.

ARRESTATI ANCHE UN CHIRURGO e UN POLIZIOTTO. Tra gli arrestati anche il chirurgo Picarella, ex presidente della Stu Tirone. Nella struttura sanitaria privata dove operava sarebbero stati assunti elettori dei consiglieri comunali coinvolti. L'indagine ha portato agli arresti domiciliari anche un ex Ispettore della Questura di Messina, Stefano Genovese.

(Veronica Crocitti e Alessandra Serio)