Progetta di uccidere PM, si cerca la “talpa” di Veneziano

Sono ad ampio raggio le indagini sul progetto di attentato a Federica Paiola, il sostituto procuratore di Barcellona finita nel mirino di Salvatore Veneziano, pregiudicato mamertino rinchiuso a Gazzi. Oltre che sulla possibilità di reperire armi e preparare l'attentato da dietro le sbarre del carcere, gli investigatori si stanno concentrando anche su come facesse il ventunenne a conoscere nel dettaglio gli spostamenti del magistrato torinese.

L'ipotesi è che il pregiudicato potesse contare su una "talpa" tra le forze dell'Ordine. Ipotesi al momento non confermata, anzi i primissimo accertamenti sembrano fugare il dubbio che tra gli uomini dello Stato qualcuno potesse informare il ventunenne mamertino, ma comunque al vaglio, visto con quanta precisione Veneziano conosceva orari e tappe del tragitto casa-lavoro della PM, "rea" di averlo arrestato per ben due volte. Veneziano è una "testa calda" ritenuta molto pericolosa: ha la "miccia" facile – è stato arrestato per stalking, incendio e danneggiamento, ed è un esponente del racket mamertino. Tuttavia il pescatore non è un elemento di spicco del clan locale. Dal canto suo la dottoressa Paiola non aveva scorta e abitava a Milazzo già da qualche tempo, perció potrebbe non essere stato difficile per Veneziano individuare l'abitazione della PM.

Intanto alla dottoressa Paiola è stata assegnata una scorta rinforzata, e i detenuti intercettati a colloquiare del progetto con Veneziano, un calabrese ed un palermitano, sono stati trasferiti e interrogati. Ad occuparsi del caso è la Procura di Reggio Calabria.

E al magistrato arriva la solidarietà degli avvocati messinessi. "Siamo vicini alla dottoressa Paiola in questo momento così difficile. La scoperta di un progetto ideato contro di lei – dichiara il Presidente dell'Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo – è prova dell'impegno e della dedizione profusi dalla collega contro la criminalità organizzata del barcellonese alla quale in pochi mesi il magistrato è riuscito a infliggere duri colpi. Siamo certi che non si farà scoraggiare da quanto scoperto e continuerà a occuparsi delle delicate inchieste affidatele con l'impegno e la dedizione manifestati fino a oggi, con il sostegno di tutte le istituzioni locali".

"Questa vicenda – aggiunge Ciraolo – conferma la necessità, più volte manifestata, del rafforzamento dei presidi di legalità sul territorio, soprattutto in aree ad alta densità mafiosa come la nostra".

Alessandra Serio