Sequestrati 3 milioni e mezzo a Smeriglia, imprenditore vicino ai Rampulla

E’ una vera e propria stangata al patrimonio di Antonio Smeriglia, noto imprenditore di Sant’Agata di Militello, quella inflitta stamani dalla Direzione Investigativa Antimafia di Messina. Ritenuto vicinissimo alla “famiglia di Mistretta”, Smeriglia aveva affari che ruotavano nel settore del movimento terra e della produzione di calcestruzzo. Pur essendo finito più volte al centro di svariate vicende giudiziarie, come Omega, Scipione, Dionisio, Autostrada e Montagna, l’imprenditore non aveva però mai ricevuto condanne per reati associativi. Nonostante questo, le indagini serrate degli agenti della Dia, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore Angelo Cavallo, hanno dimostrato la vicinanza “indiscutibile” tra Smeriglia e la “famiglia di Mistretta”, attivissima nella fascia nebroidea e barcellonese, il cui boss storico era Sebastiano Rampulla.

L’inchiesta ha permesso di documentare come Smeriglia, attraverso le sue imprese e le commesse pubbliche, avrebbe rimpinguato le casse di Cosa Nostra. A dimostrarlo vi sarebbero diversi episodi finiti nel mirino degli investigatori nel corso delle varie operazioni di polizia quali Omega e Scipione. Proprio quest’ultima avrebbe puntato i fari su un summit di mafia, svoltosi nel settembre del 2003 a Casale Belmontino, in cui avrebbe partecipato anche Smeriglia insieme ai boss come Sebastiano Rampulla, Pietro Iudicello, Vito Rampulla e Carmelo Bisognano.

Dalle indagini è anche emerso un episodio legato ad un cantiere aperto a Castelbuono, nel palermitano, che Smeriglia avrebbe portato avanti sotto la regia di Bartolomeo Camilla Testa e Sebastiano Rampulla. A far emergere la stretta vicinanza dell’imprenditore alla famiglia di Mistretta vi sono anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.

A far spiccare il decreto di sequestro di oggi è stato il Tribunale di Messina su proposta del direttore della DIA, Nunzio Antonio Ferla. Sotto chiave sono finite 6 aziende operanti nel settore del movimento terra, costruzioni ed edifici residenziali, estrazione di cave, frantumazione di pietre, 4 fabbricati, 7 terreni, 2 mezzi e diversi rapporti finanziari per un totale di 3,5 milioni di euro.

“Questa operazione mette in luce, ancora una volta, un’imprenditoria collusa con le organizzazioni criminali”, ha dichiarato il Sostituto Procuratore Cavallo. “Si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso nel nostro territorio che, grazie ad un lavoro costante, stiamo cercando di combattere efficacemente”. A far eco alle sue parole, quelle di Renato Panvino: “Colpire i patrimoni e il denaro vuol dire colpire la criminalità organizzata al cuore. L’attività della DIA continua a puntare su questo, con un coinvolgimento delle istituzioni, della magistratura e di tutte le Forze in campo. La prevenzione è un altro punto di forza, laddove andiamo a metter a punto ispezioni nei cantieri e vigilanza su lavori e imprese”. (Veronica Crocitti)