Sequestro di beni per 5 milioni di euro a Santi Bonanno, imprenditore vicino ai Mazzarroti

Aziende attive nel settore del movimento terra, beni immobili e mobili, azioni e rapporti di credito. E’ di cinque milioni di euro il valore complessivo del sequestro che i carabinieri del Ros stanno eseguendo dalle prime luci dell’alba nei confronti dell’imprenditore Santi Bonanno.
Nello specifico, il provvedimento colpisce sia Bonanno, sia la moglie Maria Intagliata, sia i figli Giuseppe e Federico e comprende il capitale ed il compendio aziendale della società Co.B.I.Fur. S.r.l. della società GiEffeDi S.r.l., un immobile di contrada Curriotta a Furnari, due macchine, azioni della Banca di Credito Peloritano S.p.a. e ventinove rapporti di credito.

In carcere dal febbraio dell’anno scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, Bonanno era rimasto coinvolto nei blitz delle Operazioni Vivaio e Zefiro. In entrambi i casi, gli inquirenti erano riusciti a mettere in luce i rapporti tra l’imprenditore ed esponenti di primo piano della famiglia mafiosa barcellonese dei Mazzarroti. Proprio grazie a loro, Bonanno era riuscito a ricoprire una posizione di rilievo nell’intero panorama imprenditoriale di Messina poiché lui stesso era parte attiva del sistema economico mafioso che, come appurato dagli inquirenti, coinvolgeva gran parte del settore di realizzazione di opere di rilevanza pubblica. A finire nel mirino, nel corso degli anni, furono la metanizzazione dei comuni del versante tirrenico, i lavori del complesso turistico di Portorosa e la costruzione di impianti eolici.
Le indagini appurarono come fossero strettissimi i legami di Bonanno con il capomafia Carmelo Bisognano nonché con il boss Tindaro Calabrese, figura di riferimento di Cosa Nostra e tra i pochi in contatto con i boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Nell’operazione Zefiro, ossia la maxi inchiesta sugli appalti per la realizzazione del Parco Eolico Alcantara Peloritani tra Fondachelli Fantina, Francavilla di Sicilia e Antillo, venne fuori come l’imprenditore di Furnari avesse lavorato agli scavi per la posa degli aerogeneratori da 5,6 megawatt.
Non solo. Nell’operazione Pozzo II, gli inquirenti avevano acquisito elementi fondamentali per confermare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Santo Gullo riguardo le strategie di azione della famiglia dei Mazzarroti nel controllo dei lavori di costruzione del metanodotto realizzato dalla Bonatti S.p.a. lungo la tratta Montalbano elicona-Messina, e tutto questo tramite le imprese riconducibili a Bonanno.
L’indagine patrimoniale del R.O.S., coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia, ha così evidenziato sia la pericolosità sociale dell’imprenditore sia la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio personale, illegalmente accresciuto nel corso degli anni.
Veronica Crocitti